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CAMBIAMENTI E DECISIONI

Guardai con ammirazione la mia nuova auto

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Guardai con ammirazione la mia nuova auto. «È di seconda mano, questo è vero, ma basteranno un paio di riparazioni, che posso fare io stesso, e sarà a posto...»

«Drake...» sentii che mio padre stava per espormi le sue lamentele; il suo scuotere la testa e l'incrociare le braccia al petto erano un chiaro segnale di sdegno. «Ma come ti è venuto in mente, dico io. È tutto legale, poi? Voglio dire, i documenti... Perché hai fatto una cosa così?» non riuscì a formulare frasi intere, il che mi fece dedurre quanto lo avessi sconvolto. «Non mi hai detto niente del fatto che... Drake... Perché?»

Perché il furgoncino mi ricordava troppo Malory e mi sentirei a disagio a portarci Tracy in giro... Era troppo contaminato.

«Perché un auto è meglio di un furgoncino, per diversi motivi», mi sentii gli occhi di mio padre addosso puntati come riflettori. «È più sicura, ci sono i sedili posteriori, un ampio cofano e... Be', era ora di fare spazio al nuovo e dire addio al vecchio», finii là il discorso, togliendomi il cappello nero che indossavo.

Notai dalle bocche spalancate di Tracy e di mio padre una curiosità che faticavano a contenere.

«E i capelli?» chiese mio padre, passandosi una mano sulla sua testa. «Cos'hai fatto ai capelli?»

«Me li sono fatti tagliare!» ammisi, carezzandomi la testa rasata; la mia cresta viola era stata sostituita da pochi millimetri del mio colore naturale.

«Stai bene comunque», mi sorrise Tracy, avvicinandosi a me; mi strinse la mano, con la sua provvista di guanto, e mi regalò un tenero bacetto sulla guancia.

«Allora...» la ricambiai, dandole un bacio sulla fronte. «Papà? Che dici, possiamo entrare tutti in casa, adesso? Così mangiamo... Ho una fame che non immagini.»

Il giorno dopo il mio aver scambiato il furgone con un'auto quasi del tutto nuova, di mattina presto, alla chetichella, mi recai a casa della preside con una proposta che sapevo per certo che lei avrebbe accettato

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Il giorno dopo il mio aver scambiato il furgone con un'auto quasi del tutto nuova, di mattina presto, alla chetichella, mi recai a casa della preside con una proposta che sapevo per certo che lei avrebbe accettato.

Ci avevo pensato tutta notte e sapevo che non sarei stato tranquillo finché non mi fossi tolto quel peso.

Col mio giubbotto pesante e il cappello di lana in testa, affrontai l'ennesima bufera e mi diressi oltre la scuola, sulla strada in salita che, in periferia, portava alle ville più grandi di Snowy Mountain.

Avrei amato solo teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora