Prologo

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Mi sedetti sul pontile di legno con l'acqua che mi accarezzava dolcemente le gambe.

Il rumore del mare, la sua brezza salata, i miei sospiri malinconici.

Il chiaro della luna, la nebbia frustrante, il cielo scuro.

Mi portai le mani al mio volto disperato e tormentato da qualcosa che ormai non esisteva più, forse mi misi a piangere, non lo so.

Un mostro mi divorò da dentro, una bestia silenziosa e letale. Assassina.

Il mio cuore veniva sgretolato da mani assetate che non erano le mie.

Il mio corpo era vuoto, stretto dal vento e dal nulla, senza anima e senza vita. Assente.

Ma forse questo mostro non era altro che la solitudine rifugiata nel mio petto.

Distese d'AzzurroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora