La porta si chiuse perché spinta dal corpo della ragazza su cui faceva pressione quello di Michael. Le baciò le labbra tenendola stretta per i fianchi, in una successione di baci a stampo dapprima veloci, poi più lenti. Alex lo prese per mano e lo portò nel salotto accanto all'ingresso. Si tolse di dosso lo zaino e il giubbotto, poi propose al ragazzo di darle almeno la felpa per rimettergliela a posto. Cosa questo potesse significare Michael non lo sapeva, ma la ragazza intendeva semplicemente metterli in asciugatrice, così che sarebbe potuto tornare a casa più asciutto.
«Aspetta qui!» lo congedò poi sulla porta del bagno e quando vi fece ritorno, impugnava un asciugacapelli tra le mani.
La ragazza lo collegò alla presa e lo azionò, puntando il getto caldo dell'aria verso la chioma del suo ragazzo. Si aiutò poi con le mani per togliere tutta l'acqua e dar loro una forma decente. In pochi minuti, vestito con una maglia nera dei metallica, i suoi skinny e i capelli neri vaporosi, era bello come prima, forse pure più di prima.
«Sei un figurino!» gli disse Alex schioccandogli un bacio a fior di labbra e solleticandogli il naso prima di posare l'asciugacapelli.
Approfittò quindi per avvisare Luke che s'era fermato da Alex e che quindi Madison non doveva preoccuparsi se non lo vedeva rincasare. Ancora col telefono in mano intento ad accertarsi di una risposta seguì la ragazza verso un'altra stanza, che si rivelò essere la cucina.
Michael rimase appoggiato alla parete ad osservare la ragazza prendere dei biscotti dalla credenza, senza rendersi conto della domanda che gli stava venendo posta.
«Orzo, caffé o te?» stava chiedendo Alex, così Michael rispose:
«Quello che prendi tu!».
Due boccali d'orzo e un pacco di biscotti furono lo spuntino dei due. Mentre sorseggiava la bevanda nuova stando seduto sul divano, Michael si sorprese del sapore e la bevve tutta in pochi, pieni sorsi.
«Hai i baffi d'orzo!» ridacchiò Alex posando i due bicchieri sul tavolino del salotto: se n'era accorta ruotando gli occhi verso l'alto dalla sua comoda posizione, con la testa posata sulla spalla del moro. Michael cacciò fuori la lingua per leccare via quella schiumetta, ma era troppa, così Alex gli mise una mano sotto al naso e gliela tolse prontamente. Poi fece scivolare le dita sulle labbra del ragazzo e fece infine ricadere la mano sul suo fianco.
«Non hai capito niente..» mormorò Michael avvicinandosi alle labbra della ragazza e iniziando a farne seguire una serie di baci profondi e lenti, fino a perdere il fiato. Spostò quindi le labbra sul collo e prese a baciare la pelle in quanti più centimetri gli concedesse la pazienza. Alex lasciò intrufolare le proprie mani tra i capelli del ragazzo, scompigliandoli dalla bella forma che era riuscita a dar loro. Le mani del ragazzo a loro volta presero a trafficare con la flanella della camicia della ragazza, cercando di non incepparsi coi bottoni. Si alzò in piedi e la tirò per un braccio, poi quando anche lei fu in piedi davanti a lui, finì di sbottonarle i bottoni. Gliela tolse via e la abbracciò sulla vita, stringendola forte, facendola volteggiare in girotondo un paio di volte. Gli brillavano gli occhi di una felicità mai vista, mai provata, ed aveva un sorriso incredibile. Si sentiva degno di quel posto nel mondo ed era contento, perché ogni volta che si ritrovavano l'uno nelle braccia dell'altro, gli sembrava di essere in paradiso. Era il paradiso al centro esatto dell'inferno.
«Holding you in my arms
No one else's fit so perfectly
I could dance forever with you, with you
And at the stroke of midnight
Please forgive me if I can't let go
Cause I never dreamed I find a cinderella of my own» canticchiò Michael volgendo lo sguardo verso il pavimento mentre faceva scendere la ragazza. Alex posò le dita sul suo mento e gli fece alzare la testa, guardandolo negli occhi chiari, limpidi.
«From the moment I looked into your eyes.
There was something about you I knew, I knew
That you were once in a lifetime,» sussurrò Alex ricordando l'inizio della canzone che Michael le aveva dedicato.
Gli occhi del ragazzo si fecero a quel punto lucidi e brillanti e non resistette all'impulso di abbracciarla ancora, tenerla stretta per così tanto tempo da non avere più cosa pensare nel frattempo, mentre le sue braccia le toccavano la pelle nuda della schiena. Si dimenticò perfino di tutte le cose che di lui Alex ancora non sapeva, si dimenticò di che ore fossero, di che giorno stessero vivendo, aveva solo lei nella testa.
«Alex» chiamò il ragazzo in tono pacato.
«Cosa c'è?» rispose.
«Voglio fare l'amore con te.» confessò.Zoe era a letto, annoiata, con le cuffie nelle orecchie che emettevano tutto The Morrison Hotel dei The Doors ad un volume forse inadatto per l'orario. Si mise a letto, ma evidentemente troppo sveglia per poter dormire, afferrò il portatile dal comodino e lo accese. Quando la linea fu abbastanza potente da permetterle di accedere ad internet lo fece, e aprì i suoi profili social. A parte qualche nuovo follower su Twitter e Tumblr, si accorse che tra le notifiche di Facebook facevano capolino un paio di tag. L'avevano taggata in alcune foto, quindi ci cliccò per capire di cosa si trattasse. Erano le foto del party.
La festa. Fu come un'illuminazione per Zoe, la quale si mise alla ricerca della pagina del King's College ancora una volta. Ritrovò il profilo di quell'Ashton Irwin che le era caduto addosso e si mise a spulciare tutte le foto: man mano che ne trovava di nuove lo riteneva sempre più attraente ed affascinante.
«Zoe, calma gli ormoni e ricordati il tuo obiettivo primario.» disse a sé stessa la ragazza.
Quindi, fece click sulla barra di ricerca del social e digitò "Luke McChesney".«Sai, ho immaginato molte volte come sarebbe stata la mia prima volta. Avevo pensato a mille posti, mille occasioni, ma non così..»
«Se non ti andava avresti potuto dire la verità e ti giuro che prima o poi avrei pensato a qualcosa di così magico e particolare da stupire tutte le tue fantasie.» le rispose Michael.
Alex gli arruffò i capelli con una mano, sorridendo dolcemente.
«In realtà, è stato già meglio di tutti quei pensieri mai fatti. Avevo sempre sottovalutato il quadro in sé, mi interessavo solo alla cornice. Ma fare l'amore con te è stato come scoprire una tela colorata da mille schizzi di diverse sfumature dietro ad un quadro tutto bianco, con qualche graffio nero.» fece lei.
«Beh, non vorrei sembrare sarcastico, ma credo che quei graffi fossero più rossi che neri..» sorrise abbassando lo sguardo verso il suo fianco, dove tre graffi rossi gli solcavano la pelle.
«Ti staresti lamentando?» chiese dubbiosa la ragazza.
«Per niente, mi piacciono...» le rispose ancora, sfiorandole il naso col proprio.
Rimase sotto al piumone per un po', poi afferrò i jeans dal pavimento e ne estrasse il pacchetto di sigarette. Chiese un tacito permesso per poterne accendere una e iniziò ad aspirare dal filtro profondamente, occhi chiusi, espirando l'aria con lentezza dopo aver sentito il sapore del tabacco lungo la gola inondargli i polmoni.
Si alzò ed aprì la finestra, per gettare fuori la cenere. La pace che sentiva dentro gli pareva svanisse come svaniva la cartina bruciata dal fuoco e si teneva calda, a distanza, in quella stessa cenere.
Cenere sono e cenere divento, si disse.
Si passò la mano tra i capelli e gettò via il filtrino ingiallito, consunto, senza più niente da dare. Alex s'era alzata per rimettersi una maglia, troppo infreddolita per restar nuda in giro per la stanza.
La tirò a sé per un bacio prepotente, veemente, due labbra aggressive che non volevano altro che trovare pace, come quella sete implacabile dopo un pianto scrosciante.
Michael ogni tanto sentiva il bisogno di certi baci così, era il suo modo personale di sfogare una rabbia repressa, un pugno sferzato ad un muro che magari è diventato vittima solo per salvare l'incolumità di qualcun altro, una forza impetuosa che come un fiume in piena non guarda in faccia nessuno, che fa quello che deve e neanche quello che vuole.
Era l'unica cosa che riusciva a fare, riusciva a domarla scontrandosi con quelle labbra, come se ne fosse racchiusa una sorta di porta del paradiso, o semplicemente c'era aria. L'aria che ti manca dopo una corsa a perdifiato, l'aria che ti manca dopo una nuotata in apnea.«Ciao, Luke!» digitò la ragazza.
«Zoe... Questo nome non mi è nuovo, ci conosciamo?» rispose.
«Sono la ragazza dell'albergo» fece, poi aggiunse: «Suona brutto detto così, ma vabbè, hai capito, no?»
«Si si, adesso mi ricordo! Tutto bene?» le chiese Luke.
«Si, a te? Comunque non ti sto scrivendo per conversare, ma volevo chiederti una sorta di favore.»
«Si, grazie... Oh, okay, dimmi tutto, se posso..» le scrisse.
La chat si era fortunatamente rivelata piacevole, quindi Zoe buttò giù una bozza del suo piano e gliela inviò, sperando gradisse l'idea.
«Beh si, volendo fare come dici tu, bisogna iniziare ad organizzarsi da adesso.. Dovrò trovare un modo per convincere Michael, o meglio.. ci dovrà riuscire Alex, la sua ragazza, ma sono certa che anche lei ci sarà d'aiuto. Inizierò a cercare qualcosa al più presto, così poi ci organizziamo meglio. Ma tu come la convincerai?» rispose il biondo.
«Ci devo pensare, ma non ti preoccupare che non fallirò. Non fallisco mai.» fece la tipa.
«Lo spero, cara! Adesso ti lascio, ci aggiorniamo presto!» si congedò il ragazzo e per poi iniziare a navigare in internet alla ricerca di ciò che cercava, pur non avendo una chiara idea di cosa cercare. Forse gli serviva un aiuto. E gli venne in mente solo Clary per farlo.
Così, prese il telefono, compose il numero e la chiamò.
«Ho bisogno di vederti, solo tu puoi aiutarmi.» le comunicò.
La ragazza, inutilmente agitata, lo raggiunse a Tavistock Street.
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Here Without You. » Clifford a.u
FanfictionMichael era un ragazzo tutto cuffiette e sigarette. Le cuffie erano la sua casa, le sigarette la sua chiesa, la sua religione, frutti di una vita rivelatasi un completo inferno. A causa sua, certo, ma non solo. Erano 4 anni che non vedeva sua sore...