Per giorni avevano mandato Michael in vari posti di Londra: si spingevano sempre più a nord, andavano di cittadina in cittadina. Tyler spiegò a Michael che la banda stava cercando di ampliare il mercato, farsi conoscere come spacciatori di roba buona.
Avevano anche aggiunto nuovi tipi di droga, per dare ampia scelta.
Cosi si ritrovava con bustine di eroina, cannabis e cocaina sparse ovunque.
Era diventato un piccolo supermercato della droga, gli rifilavano sempre un tavolo angusto in un pub, o un angolo al bancone della discoteca o uno stanzino nel retro dove chiunque potesse andare da lui, potesse comprare un momento di felicità.
Aveva anche materiale diverso: i cucchiai e le fiammelle per permettere a chiunque di farsi una pera, quindi le siringhe, le cartine ed i filtri per le sigarette, era un arsenale da spaccio. Spesso si chiedeva come sarebbe stato se qualcuno lo avesse fermato, ma in fin dei conti lui non correva molto rischio. Il rischio lo aveva chi trasportava la droga, lui la prendeva dal cassonetto più vicino e la portava all’interno, non dava nell’occhio. E poi uno come lui, con l’aria da cane bastonato e triste che vuole vendetta, ma che è buono dentro, buono come un pezzo di pane, non destava sospetti. Lui non destava mai sospetti, eppure avrebbe dovuto.
Non avrebbe dovuto lavorare quel fine settimana, quindi quel sabato 5 ottobre doveva inventarsi qualcosa da fare. Inventarsi qualcosa, perché oramai si annoiava troppo.
Sicuramente, avrebbe voluto passare una giornata con Alex, dopo scuola.
Ma cosa poteva organizzare? Doveva pure convincerla..
Da quando Michael si era rifiutato di darle spiegazioni, Alex si era suo malgrado allontanata da lui. Non poteva farsi mettere i piedi in testa, ci era già passata e non voleva più., nonostante le dispiacesse che ci fosse capitato proprio Michael: era combattuta.
Perché ogni volta che guardava Michael, anche solo da lontano, ogni cellula era come un polo positivo attratto al suo negativo: sentiva una forza che la spingeva verso di lui, eppure si stava sforzando di andare contro corrente. Osservare Michael e non sfiorarlo stava diventando una pugnalata, come se ogni volta che non si toccassero e non si parlassero la sua pelle venisse trafitta da un ago: stava diventando un puntaspilli da sarta.
Quel sabato mattina si diresse in fretta e furia al suo armadietto blu, dopo essersi fermata a salutare Calum: ci sarebbe stata la partita quella settimana e le aveva confidato quanto fosse spaventato all’idea di perdere, gli avversari erano forti, ma lei lo aveva confortato dicendogli che sarebbe stato un bravo capitano e un bravo giocatore come sempre, e che se avesse perso, lo avrebbe fatto con orgoglio.
Quando aprì lo sportello trovò un ventaglio aperto poggiato sul libro di matematica, con un fiore che legava l’estremità inferiore. Su ogni listello di legno che componevano il pavese vi era incisa una lettera.
“Royal Crescent Gardens alle 16, ti va?”
Sulla parte inferiore poi, appena sopra il chiodino che teneva tutto insieme, vi era una M.
Un sorriso si fece largo sul volto della ragazza, che non si accorse di essere osservata da Michael.
Lui, infatti, si era appoggiato di fronte e la osservava da lontano. Vedendola sorridere si sentì finalmente pieno, pieno di gioia. Stare senza Alex lo rendeva vuoto più di quanto non fosse. Perché si, senza Sarah lui davvero non riusciva a stare, ma Alex riempiva parte di quella mancanza e talvolta gli ricordava sua sorella. Erano entrambe caparbie e sono a pensarci Michael ricordava quando sua madre voleva che ordinasse i giocattoli e Sarah no, si impuntava, doveva farlo con Michael quando tornava da scuola! Era così dolce da piccola, ed anche a 11 anni, quando nonostante la voce ancora puerile si era fatta più alta e determinata.
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Here Without You. » Clifford a.u
FanfictionMichael era un ragazzo tutto cuffiette e sigarette. Le cuffie erano la sua casa, le sigarette la sua chiesa, la sua religione, frutti di una vita rivelatasi un completo inferno. A causa sua, certo, ma non solo. Erano 4 anni che non vedeva sua sore...