Michael dormiva beato. Aveva un pantalone nero, di quelli larghi, forse facente parte di tuta di cotone; poi una canotta grigia e le braccia pallide e scoperte.
Luke si svegliava tardi ogni domenica, ma dopo quelle settimane così strane, per una volta la curiosità di scoprire qualcosa di suo fratello fu più importante di un paio di ore di sonno. Avrebbe potuto dormire nel pomeriggio, o chissà, durante le ore di matematica.
Socchiuse la porta e si appoggiò alla scrivania per guardalo: le palpebre lisce, bene serrate, le guance paffute, le labbra carnose. In quello di somigliavano, l’altro aveva solo la mascella più squadrata, poi per il resto avevano un volto simile.
Michael aveva i capelli scuri, scuri come il cioccolato fondente, anzi sicuramente.
Michael era cioccolato fondente, dolce, seppure amaro. Un colore scuro, quasi impenetrabile e bisognava solo conoscerlo per apprezzarlo.
Fortunatamente, Luke si ritrovò a pensare di essere l'eccezione che confermasse la regola: sapeva poco e niente di suo fratello, eppure lo apprezzava tanto; lo adorava come ogni fratello minore fa col maggiore.
Osservò l'orologio, le 7:42. Luke non voleva fare il ladro: entrare nella stanza, scaraventare tutto, mettere a soqquadro la camera di Michael e, ottenute le sue risposte, scappare via per investigare meglio. Il suo rapporto con Michael doveva essere il rapporto speciale che non gli era mai stato concesso, il rapporto di totale fiducia reciproca che non aveva mai provato. Non si fidava di quella gente che vedeva in giro: non si fidava delle ragazze alternative di scuola, non si fidava dei ragazzi della città, quelli troppo pieni di loro stessi, che non facevano altro che pensare: "vivo a Londra e rimorchio chi voglio".
Aveva scelto di fidarsi di una sola persona: Michael.
Michael era diverso. Lo leggeva nel suo sguardo vigile di ogni giorno, nell'espressione stanca di ogni notte. Suo fratello era il suo faro nella notte; un faro che neppure sa a quale pescatore sta salvando la vita.
Luke riaprì la porta e preparò una colazione doppia giù in cucina: caffelatte, cereali, biscotti e una zuccheriera. Mise tutto sul vassoio di ceramica e lo portò di sopra, poggiandolo sul comodino.
«Michael, hey.» chiamò in un sussurro, poi ripeté il nome con il tono di un'ottava più forte. «Che succede?» s'allarmò l'altro. «Tutto bene?!»
«Tutto bene.» lo rassicurò. Lanciò uno sguardo alla colazione ed aggiunse: «Anzi, oserei dire perfetto.» Michael allora seguì con lo sguardo il volto di Luke e sorrise alla vista della colazione.
«Wow..» esclamò, poi lo ringraziò. Si rimpinzarono di cibo fino ad esplodere, poi buttarono tutte le briciole finite sulle lenzuola nel vassoio e risero insieme, ricordando quanto maniaca dell'ordine fosse Madison.
«Come mai questo trattamento d’onore?» chiese sospettoso il più grande.
«Mh, mi sono svegliato presto.»
«Tu?» ridacchiò «Presto?! Dai Luke, la scusa non regge, ti conosco!»
Luke sorrise perdendosi nello sguardo di suo fratello. Era così felice di quel semplice, seppur piacevole, momento che non rispose.
«Luke, sei sicuro di star bene?» chiese Michael scuotendo la mano davanti al volto del biondo.
«Te la posso dire una cosa?» sbottò.
«Dai, spara.» accordò Michael prendendo il telefono tra le mani, doveva dare il buongiorno ad Alex.
«Sono felice.»
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Here Without You. » Clifford a.u
FanfictionMichael era un ragazzo tutto cuffiette e sigarette. Le cuffie erano la sua casa, le sigarette la sua chiesa, la sua religione, frutti di una vita rivelatasi un completo inferno. A causa sua, certo, ma non solo. Erano 4 anni che non vedeva sua sore...