CAPITOLO 1

1.2K 29 3
                                    

"Jenette non puoi essere in eterno ritardo!" "Ora arrivo Gioia!" Esco dal cancello dipinto di un bianco candido della casa della mia amica. Saliamo sulla sua Mini rossa sgargiante e partiamo a tutta velocità verso casa mia.

Il sole picchia sui finestrini semi aperti e riflette la luce sui nostri visi, siamo in giugno, fra qualche giorno inizieranno i mondiali di calcio in Brasile. Non vedo l'ora, sono emozionata. Io e Gioia abbiamo in programma di volare in quello splendido continente. Vedere i nostri idoli in campo è il nostro più grande sogno.

Io e lei siamo tifose, viviamo a New York. Ovviamente abbiamo scelto di andare in aereo, non sarà comodo come andare in nave ma ci accontentiamo. "Jen! Siamo arrivate! Sembri sulle nuvole." "No stavo pensando al nostro viaggio..."

Scendo dalla piccola auto e cammino verso l'ingresso della mia villetta a schiera. Amo questa casa, me l'hanno affittata i miei genitori. Appena compiuti 18 anni sono andata a vivere da sola. Non perché avessi qualcosa contro i miei, volevo solo togliere loro un peso in più. Insomma, peso economico più che altro. Provengo da una famiglia di umili origini. Accumulando soldi sono riuscita a farmi una vita senza aiuti da parte di nessuno. Le spese sono tutte a carico mio, l'affitto lo divido a metà con loro.

Afferro le chiavi dalla tasca dei miei jeans attillati, le passo tutte tra le mani fino a trovare quella della porta di casa. Infilo il piccolo pezzo di ferro dentro la serratura e comincio a girare in senso orario e quando scatta entro. Raggiungo il salotto con il divano a penisola grigio e una poltrona di un rosa pelle chiarissimo. Mi butto a peso morto su di essa e recupero l'iPhone dalla borsetta blu elettrico.

Gioia è la mia amica, la migliore. Ci conosciamo da quando eravamo piccole piccole. Ci siamo viste per la prima volta alla scuola elementare. Il giorno in cui è arrivata le sono andata incontro e l'ho abbracciata. Fin da subito abbiamo stretto un legame d'affetto.

Mi accorgo che sto sognando ad occhi aperti con la bocca spalancata. Ritorno subito seria a guardare il cellulare. Guardo i like di Instagram, i commenti e poi le richieste di amicizia di Facebook...tutte persone che non conosco.

Voglio accendere la tv ma non trovo il telecomando...e ora? Con tutta la mia pigrizia trascino il mio corpo in piedi, guardo sulle mensole stracolme di cianfrusaglie, sotto i cuscini del divano e delle poltrona...niente di niente. Ah! Sotto qualche mobile! ...perlustro tutto il piano terra alla ricerca del mio telecomando poi alla fine lo trovo sotto la credenza.

Mi chiedo cosa faccio alla sera prima di andare a letto, perché quell'oggetto era sul pavimento? Ma...
Suona il telefono, corro verso il tavolino di vetro nel salotto e lo afferro. Guardo la schermata illuminata e leggo il nome: Cogliona. Sì è Gioia, trascino il dito da sinistra verso destra e metto il cellulare vicino all'orecchio. "Ehi Jen come va?" "Di merda come sempre", dico ridacchiando. "Sì sì certo..." "Giò oggi ho intenzione di andare a fare shopping a quell'outlet appena aperto, sai giusto per prenderci qualche vestitino."
"Va bene ho capito che la tua decisione é definitiva, alle 15:00 sono pronta, vengo io a prenderti." "Okay...ma perché mi hai chiamato?" "Ehm...non avevo altro da fare, mi annoiavo e quindi mi sono passata il tempo a parlare con te." "Va bene...ciao, ho una fame da lupo devo lasciarti, un bacione -dico scoccandole un bacio dall'altra parte del telefono-"

Spingo la cornetta rossa, butto il mio amato cellulare sul divano e galoppo in cucina. Le piastrelle che collegano i fornelli, la lavastoviglie e le dispense sono di un blu acceso che spicca sul bianco accecante delle mura della casa.
Prendo una pentola di dimensioni medie, apro il rubinetto e la riempio. Dal cassettone ai miei piedi sempre collegato al resto della cucina prendo delle pennette integrali.
Sono sempre stata una fanatica del cibo naturale, più salutare. So che mi costerà di più ma ci tengo così tanto... Accendo il fornello girando la manopola. Poso la pentola sopra e aspetto che bolla l'acqua. "Driin driin", squilla il mio 5s, lascio incustodito il mio pranzo e balzo in salotto.

Vedo lo schermo acceso, "Amore mio", il mio fidanzato. "Jen ci sei oggi pomeriggio?" "Eh veramente sono con Gioia a fare compere ma se vuoi venire anche tu per me va bene", ridacchio prendendolo in giro. "Non prendermi per il culo, facciamo domani?" Dice tra una risata e l'altra.
"Si okay allora...ciao tesoro." "Ciao piccola."

Si chiama Luke, l'ho conosciuto in discoteca, me l'hanno fatto incontrare Giò e Luis, un nostro amico del liceo. Da lì in poi abbiamo cominciato a frequentarci, tenendolo nascosto ai nostri compagni giusto per non mettere in giro pettegolezzi. Poi, un giorno caldo d'estate, dell'anno scorso, io e lui ci sedemmo sulla panchina di un parco pieno di alberi e piante, pieno di profumi. Si girò verso di me, mi scrutò dalla testa ai piedi e si dichiarò.

Era un discorso pieno d'amore, di passione, l'aveva formulato con parole sue, veniva da dentro di lui.
Io non gli risposi neanche, mi avvicinai pericolosamente a lui e lo baciai intensamente, è stato il minuto più lungo della mia vita. Pensavo che quel bacio sarebbe durato in eterno.

Ovviamente la mia risposta era sì, ma l'ho manifestata con un gesto d'affetto. Da quel momento non abbiamo mai litigato. Neanche per quelle stupide cose per cui bisticciano le coppie di oggi. Gelosia nei suoi confronti non c'è mai stata, del resto non è e non era mai stato un cattivo ragazzo quindi non dovevo preoccuparmi più di tanto.

Oh oh...con gli occhi sgranati mi giro verso la cucina e porto la mano davanti alla bocca rimasta aperta.
L'acqua della pentola sta traboccando ed è finita sul fornello e il resto del bancone. Cazzo. Corro subito sul luogo del disastro e spengo il fuoco rimasto acceso.

Tiro giù il contenitore, apro il rubinetto dell'acquaio e la sciacquo accuratamente. Mi sono soffermata troppo a rimuginare sul passato.
Che imbecille che sono, povera me.

Ormai sono sono già le 14:30...cosa cosa?! Le 14:30! Tra meno di mezz'ora Giò sarà qui e se non mi trova pronta arriva con un mitra e mi spara. Cammino a passo spedito verso il cassettone, tiro fuori del pane da toast, del formaggio e del prosciutto dal frigorifero e mi preparo in fretta e furia un sandwich.

In due secondi divoro quel buonissimo spuntino. Mi affretto a salire le scale inciampando varie volte e arrivo al piano di sopra sfinita. Apro l'armadio in cerca di una maglietta e di un paio di shorts...sì, sì questi andranno più che bene. Mi soffermo un attimo per capire se è un abbinamento abbastanza decente.

Ma dai! Mica devo andare ad un matrimonio. Infilo la maglietta e i pantaloncini e scendo, nel frattempo do un'occhiata all'orologio impaurita.

Le 15:00 in punto, cazzo. Quell'impaziente della mia amica sarà appena fuori dal cancello, con le braccia incrociate e uno sguardo capace di far paura perfino al lottatore più forte d'America. Prendo su la pochette argentata, il cellulare ed esco chiudendo la porta frettolosamente.

Fiù...non c'è ancora. Ma perché? Lei è la donna più puntuale del mondo, deve esserle successo qualcosa.
Compongo il numero che ormai so a memoria e la chiamo.
Uno squillo, due, tre, quattro... "Jen!" "Giò!" "Perché sei in ritardo?" Chiedo ritornando seria. "Oh, ehm, con gli shorts chiari vanno meglio delle scarpe scure o chiare?" Che domanda di merda. "Oh andiamo Gioia!-dico scocciata più che mai- vanno bene tutte!"

Stanca di queste lamentele insensate chiudo la chiamata.
Dopo massimo cinque minuti contati attentamente è davanti casa mia con la sua macchina stupenda. "Era ora!" Rido nervosa. "Sali", si sente che é arrabbiata, le ho messo giù in faccia. "Scusa Giò è solo che...lamentarsi per delle scarpe è una cosa nosense." "È colpa mia", dice lei abbassando lo sguardo. "Pace?" Alzo gli occhi accennando un sorriso. "Pace", esulta contenta.

Ci stringiamo forte la mano, quasi facendoci male e partiamo verso il centro commerciale. Infila la chiave della macchina, la gira e mette in moto. Spinge lentamente sul pedale dell'acceleratore e sfreccia via.

Prima o poi questa pazza si prenderà una bella e buona multa salata. Arrivate davanti al grandissimo edificio azzurro e bianco cerchiamo il parcheggio e scendiamo dall'auto.

Be mine ≫ n.j.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora