CAPITOLO 25

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Due settimane dopo...

Mi ritrovo ancora qua, in questo ospedale. Tutti i giorni sono monotoni, mi sveglio, sto con Neymar, pranzo, esco per prendere un boccata d'aria, ceno, dormo.

Ho una voglia matta di tornare a New York, la mia casa. Neymar non sa cosa provo, qua mi sento lontana da Gioia e dalla mia famiglia.

Non voglio creargli dei problemi, come se non ne avesse già abbastanza. Soffro in silenzio.

Nel frattempo lui ha fatto dei progressi, riesce a tirarsi su dal letto, ovviamente con l'ausilio di macchinari speciali e di molte mani.

Mi hanno assicurato che tornerà come prima, e così sarà. Sono circa le 6:30 di mattina, il sole è già alto.

Mi torna in mente Giò, che da tempo è tornata nel suo paese. Meglio non pensarci.

Mi alzo dal letto, diventato quasi soffocante per me, e me ne vado in bagno. Ho le occhiaie e i capelli arruffati, sono uno straccio, mi dico.

Cerco di ricompormi con un po' di trucco e la piastra. Sfortunatamente, però, il trucco non migliora di molto il mio aspetto.

Mi dirigo fuori e oltrepassata la porta mi ritrovo in corridoio. Le infermiere e i medici mi passano davanti, hanno fretta, sembro invisibile.

Cammino, cammino e senza accorgermene sono arrivata alla reception. Gli occhi si stanno abituando pian piano alla luce.

Scorgo i miei piedi, noto con stupore di avere ancora le ciabatte. "Non puoi uscire fuori conciata così", ripeto.
Mi dirigo, allora, verso l'ascensore. Ma proprio nel momento in cui sto per entrare vengo fermata da una ragazza che indossa il camice bianco.

"Mi scusi signorina..." "Jenette", intervengo subito io. "Il giocatore al secondo piano, Neymar, ha chiesto di lei; non so dirle il motivo per cui le conviene andare." Rimango sbalordita, perché mai mi ha fatto chiamare?

Mi viene il dubbio che sia qualcosa di urgente. Arrivata alla camera, apro la porta e mi ritrovo davanti l'ultima persona che avrei voluto vedere.

Mi squadra da capo a piedi, come se fosse una sfida. Sposto lo sguardo sulla figura di Ney, sembra impietrito anche lui.

"Così, è con lui che stai, non è vero?", domanda l'uomo in piedi sogghignando. "Non sono affari tuoi, non ti voglio nella mia vita!" gli urlo contro arrabbiata.

Neymar non dice un parola, io invece spero con tutto il cuore che si faccia venire in mente qualcosa. "Mi hai lasciato per questo lurido giocatore, stai attenta Jen, che la prima volta che gli capita ti tradisce", sputa le parole.

A questo punto spero nell'intervento del mio ragazzo. "Ascolta, io non so chi tu sia, e mi interessa ben poco, l'unica cosa che ti posso dire è che lei è mia, solamente mia; se c'è qualcuno di infedele qua non siamo certamente né io né lei", gli risponde con calma.
Da chi può aver saputo che sto con lui? Dopotutto, oltre ai medici, a Gioia e a mia madre non lo sa nessuno.

Non so per quanto tempo Neymar riuscirà a mantenere la calma, soprattutto per il fatto che Luke sta provocando sia me che lui.

"Vattene!" gli dico indicando la porta e poi continuo "tra noi è finita!" A queste parole si avvia verso la porta, e arrivatoci davanti esita un attimo.

Poi la apre ed è già sparito nel corridoio. Mi avvicino al letto, ormai diventato il mio giaciglio condiviso.

Ney ha i pugni stretti e i muscoli tesi; restìa lo bacio sulla fronte, sulla guancia, poi sul collo, sul petto, sempre facendo attenzione a non fargli male.

Sento la pelle sciogliersi sotto il mio tocco, segno che si sta rilassando.

***

Dopo pranzo il cellulare comincia a squillare, è Gioia. "Jen, come va?" mi chiede quasi impaurita, decido allora di non dirle nulla di ciò che è successo.

"Bene, perché?" "No nulla, meglio così", mi mette giù. Aleggia un dubbio nella mia testa: lo avrà detto lei a Luke che io ero qua?

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