Neymar
Appoggia la testa sulla mia spalla e respira profondamente. Sono indeciso sul da farsi, e muoio dalla voglia di sapere cos'ha.
La mia schiena intanto sta cedendo sotto il peso di Jenette, che sarà intorno ai cinquanta chili se non meno.
Vorrei tanto stenderla sul letto ma sveglierei Davi e sarebbe un disastro. Comincerebbe a fare domande a raffica senza lasciarla riposare un secondo.
Meglio farla accomodare sul piccolo sgabello posto vicino al lavabo. Finalmente alza gli occhi su di me.
Sono occhi che hanno conosciuto non meno di un'ora di pianto, occhi pieni di rabbia e tristezza, occhi sfregati un mucchio di volte, occhi torturati dalle lacrime.
"Dimmi cosa ti succede" comincio con voce supplicante. "N-non ce la faccio, Neymar" balbetta in preda al pianto.
"È morta mia madre", fa tempo a finire le frase che si ributta su di me distrutta.
"Non le ho mai fatto notare quanto tenevo a lei, anzi, ho sempre dato peso al fatto che non ci fosse molte volte; io mi sento tremendamente in colpa capisci?", continua con più enfasi.
"Da chi l'hai saputo? E quando?" indago. "Stanotte, poco dopo l'una, mio padre mi ha avvertita con un messaggio. Stava male da giorni e oggi be', se n'è andata" mormora con ancora gli occhi lucidi.
Posso capire il suo stato d'animo, non riesco a immaginare come possa essere perdere un proprio caro.
Da piccolo ero così attaccato alla mia famiglia, d'altronde nelle favelas non puoi che fare questo.
In Brasile si sentono molto le tradizioni, i ragazzini onorano in ogni occasione i propri genitori.
Di questa sottospecie di mondo ho pochi ricordi, scene spezzettate più che altro.
Una delle poche cose che non ho scordato è l'unità che c'era in casa mia, tutti i membri della famiglia si aiutavano.
Dopo questa breve riflessione vengo risvegliato da Jen che intanto è scesa e tornata a letto, non ho intenzione di lasciarla sola, non ora che sta così male.
"Per stanotte rimango con te" dico deciso. "No, non importa" mi liquida lei. "Non era una domanda", specifico sorridendo.
Mi trascino in camera da letto e dopo aver trovato la giusta posizione stringo Jen tra le braccia.
Mette le mani sulle mie e sento qualcosa di diverso, mi è sembrato di perdere un battito.
Ci sono tante, troppe ragazze che starebbero con me solo per i miei soldi. Ne ho veramente tanti, non lo nego; ma ho un cuore anch'io.
E come tutti i cuori devono essere rispettati, non usati per poi essere buttati nella spazzatura.
Qualcosa mi dice che la Jenette che ho conosciuto non lo farebbe mai, lei non è così.
Potrà avere qualunque difetto, ma non riuscirò mai a considerarla un'opportunista.
Dopo un buon quarto d'ora la mia ragazza cade nel sonno e contemporaneamente mi addormento anche io.
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Be mine ≫ n.j.
FanfictionEra una vacanza perfetta. La mia vacanza perfetta. Almeno fino a quando non mi sono trovata faccia a faccia con quel ragazzo. Non avrei mai pensato che avrebbe preso parte alla mia vita. C'è voluto tanto perché fosse possibile, e tanto ci vorrà per...