Capitolo 19: La verità

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Dire che ero disperata sarebbe un eufemismo. Certo, sapevo che un giorno avrei avuto bisogno di incontrare la madre di Camila, ma per Dio, mi sarebbe almeno piaciuto indossare dei vestiti. E sapevo che non avrei potuto farlo adesso, per paura di fare un rumore che si sentisse dall'altra parte della porta.

Tuttavia mi alzai in fretta e girai la chiave nella serratura il più lentamente e silenziosamente possibile, facendo cenno a Camila di restare ferma e di smettere di muoversi così tanto sul pavimento di legno.

"Camila? Sei a casa?"

Lei mi guardò con uno sguardo allarmato, chiedendomi cosa dovesse fare e io mi avvicinai lentamente evitando di fare rumore, abbracciandola fino ad avvicinare la bocca al suo orecchio.

"Aspetta un attimo" dissi con un sussurro appena percettibile.

"Camila?" la chiamò di nuovo sua madre, la sua voce ora si avvicinava alla stanza.

"Rispondi come se ti fossi appena svegliata."

"Ciao mamma" ha risposto Camila e quasi ho riso della sua finta voce assonnata, che sembrava più una voce post-sesso. Il che era esattamente la verità.

"Stai studiando?" Abbiamo sussultato entrambe per la paura quando ha cercato di aprire la porta, ma era ovviamente chiusa.

"Stavo dormendo, mamma" Camila si affrettò a parlare prima che sua madre le chiedesse perché quella porta era chiusa a chiave "Va tutto bene?"

"Oh si. Volevo solo farti sapere che Jeremiah verrà qui a cena stasera. Dovrebbe essere qui verso le sette."

"Devo aiutarti a preparare la cena" disse, come se sapesse già cosa voleva sua madre.

"Grazie, ragazzina. Vado a farmi una doccia e a scegliermi un bel vestito. Mi aiuterai anche in questo?"

"Certo, mamma."

Abbiamo aspettato in silenzio mentre sentivo i passi che si allontanavano e stavo per parlare quando Camila mi ha messo una mano sulla bocca, chiedendomi di aspettare ancora un po'. Solo quando sentimmo una porta aprirsi e chiudersi, seguita da musica ad alto volume che suonava in tutta la casa, lei si rilassò.

"C'è mancato poco" disse, espirando con forza.

"Molto poco" dissi abbracciandola forte.

"Devi andare, Lauren. E veloce. Non impiega mai molto tempo per farsi la doccia."

"Va bene"

La baciai velocemente sulla bocca prima di allontanarmi iniziando a vestirmi in fretta. Stavo ancora indossando la camicetta quando Camila iniziò a spingermi fuori dalla stanza, dopo aver guardato in fondo al corridoio per assicurarsi che la strada fosse libera.

" Ti chiamo di notte" le promisi già in piedi sulla porta e attirandola per un ultimo bacio "Ti amo, Camila."

"Fai presto!" ordinò spingendomi leggermente fuori dall'appartamento, con un enorme sorriso stampato in faccia "Anch'io ti amo" mormorò lei, continuando a sorridere e mandandomi un bacio aereo prima di chiudere la porta.

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"Stai scherzando, Diana!" brontolai tra i denti, fermandomi davanti a lei per sbarrarle la strada. "È la festa di tuo figlio. Non puoi uscire adesso"

Erano quasi le undici di sera quando vidi Diana parlare al cellulare e capii subito che qualcosa non andava. Mi sono avvicinata per sentirla dire, subito prima che riattaccasse, che avrebbe risolto il problema proprio adesso. Il problema è che nel giro di dieci minuti avrebbe avuto luogo lo spettacolo d'ingresso della torta e ci si aspettava, come minimo, la presenza delle mamme del festeggiato. Ma a quanto pare Diana non ne era troppo convinta.

7 minuti in paradiso || Camren G!P || Traduzione ITADove le storie prendono vita. Scoprilo ora