III

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- Washington Square Park

Quel pezzo avresti già dovuto finirlo.L'avevi tutto in testa parola per parola stamattina. Dove diavolo si è nascosto, ora che sei in redazione davanti ad una pagina di Word, bianca come il latte appena munto?
Persa!
Fuggita!
Nascosta!
Ti tocca cominciare daccapo. Concentrarti di nuovo o non ce la farai per il pomeriggio.Concentrarti?
Come si fa?
Ci sei mai riuscita?
Forse prima! Una volta!
Sempre, fino al giorno in cui hai saputo del matrimonio.
Sempre, ogni volta che serviva, fino a che non hai cominciato a pensare a lui.
"Il modo migliore per liberarsi di una tentazione è cedervi!"
Chi l'ha detto? Wilde?
Sì, ti pare!
Sì, è stato Wilde!
-Oh, al diavolo! - dici ad alta voce, mentre componi il numero di Philadelphia.
Uno squillo, due, tre ...
"Riaggancia! Metti giù, Rory!" Una voce dentro la testa ti supplica.
- Pronto? - risponde qualcuno.
Troppo tardi! Sei stata lenta, troppo lenta e sì che qualcuno ti chiama "Scheggia".
- Jess? - chiedi, ma la sua voce è inconfondibile, come gli occhi, i capelli e i suoi baci.
- Rory! - dice dall'altro capo, ma non sai distinguere il tono.
Felice, sorpreso, sconvolto, arrabbiato, annoiato?
Non sai dirlo, ma che importa.
Ti piace la sua voce e basta così.
- Che sorpresa! - continua.
Bella o brutta? Vorresti sapere, ma per fortuna la bocca non riesce a stare dietro alla folla dei tuoi pensieri.
- Mia madre e Luke si sposano! - annunci, come se lui non lo sapesse già.
- E finalmente, aggiungerei! - commenta sarcastico. - Un altro po' e rischiavano di arrivarci col bastone all'altare! -
"E' lui! E' ancora lui!" pensi divertita alla sua battuta pronta e appoggi la schiena alla spalliera della sedia!
Mai stata così scomoda!
- Sai che siamo io la damigella, tu il testimone? - chiedi retorica.
- Luke me lo ha detto, sì. - risponde.
- E sai anche che la tradizione vuole che i nostri abiti siano coordinati? - insisti.
- Purché non debba indossare le paillettes! - ride.
E tu pure ridi, perché il suo sorriso contagia e per un tempo lontano hai saputo che quel sorriso era solo tuo.
- Mi riferivo al colore! - spieghi.
- Ah, sono sollevato! - sospira.
- Il mio è azzurro pallido, come ... -
- ... I tuoi occhi! - ti precede e la sua voce è una culla.
- Già! - sussurri.
Li ricorda, ricorda i tuoi occhi e cos'altro? Anche questo vorresti sapere, ma abbandoni il pensiero.
- Pensavo che potrei mandarti uno scampolo di stoffa del vestito. Così non sei costretto a fare affidamento solo sui ricordi! -
- Ottima idea! - acconsente. - Non sono mai stato bravo a scegliere i vestiti! - confessa.
E la tua mente vaga fino al battibecco con Luke per quella t-shirt che gli metteva in risalto gli occhi.
Allora sorridi, perché lo vedi ancora dietro il bancone del locale, il gel nei capelli ed il libro arrotolato nei jeans.
Bello, bello come i suoi occhi del colore del tuo amato caffè.
Bello come il giorno che finisce e i contorni sfumano!
- Allora è andata! - la sua voce ti richiama dai tuoi pensieri.
E' sicuro, affrancato, indipendente dal pensiero di te. Del resto, cosa credevi, che ti avrebbe amato per sempre?
Non è uno dei vostri libri, neanche un romanzetto rosa!
E' la vita e tu gli hai fatto troppo male l'ultima volta.
- E' andata! - confermi un po' sperduta.
- Ci vediamo al matrimonio, allora! E mi raccomando, tieni d'occhio zio Luke! - ti saluta.
La voce sparisce dietro il segnale di fine conversazione del telefono, ma lui non ti lascia.
Nella tua testa è a Washington Square Park che ti chiama inaspettatamente e tu, come allora, hai voglia di correre da lui!

It's was destinyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora