XVIII

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- It was destiny ...

Accidenti, ventidue miglia non ti sono mai sembrate così tante!

Neanche i primi anni a Yale, quando il venerdì smaniavi per tornare a casa dalla mamma!

Long Wharf è una litoranea bellissima: da una parte le colline a picco, dall'altra la spiaggia e l'oceano.

Non incontri una casa da un paio di miglia, cominci a chiederti se il civico sia giusto. Il paesaggio è così quieto e scorrevole che quasi sembra impossibile che ci siano costruzioni.

- Eccolo! - gridi, mentre svolti a destra.

Una stradina sterrata conduce ad una piccola casa, nascosta alla strada da cespugli in fiore.

Esci dall'auto e l'aria di mare scuote i capelli e riempie le narici, lasciandoti respirare.

Ti avvicini alla porta, con il cuore che ti riempie il petto, fai per bussare e ti fermi: se avesse voluto che bussassi, non ti avrebbe lasciato la chiave.

La cerchi, con affanno, nella borsa dalle mille cianfrusaglie. La infili nella toppa e giri.

Una, due volte e la porta si apre.

- Jess? - chiami, sbirciando in ogni angolo. La stanza in cui entri piano è grande e la parete di fondo è occupata da un enorme vetrata sul mare.

- Jess ... - ripeti, ma la sua voce non arriva. Prosegui, una delle ante è aperta, la brezza muove la tenda leggera: ti sembra un invito!

Il cuore perde un colpo ad ogni passo che fai.

Sei sulla terrazza e l'oceano è ad un passo.

Jess è lì, a riva, seduto sulla sabbia, rivolto verso la linea sottile che mischia cielo e mare.

Lasci cadere la borsa, scendi per i gradini della scaletta e all'ultimo togli le scarpe.

La sabbia ti passa tra le dita, ancora tiepida del sole della giornata.

Sta leggendo, i piedi nudi e bagnati, le ginocchia piegate, il libro tra le mani che, saldamente lo tengono per la cima delle pagine

It's was destinyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora