XV

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- Trenta centimetri

- Hey, Mariano ... - ti chiama e tu lo stavi aspettando. - Credi che solo perché vieni dai bassifondi, io abbia paura di te? - biascica, visibilmente brillo.

- Dovresti! - rispondi senza voltarti. - Ma non stasera: io sono stanco e tu ubriaco! - continui, con le mani strette nelle tasche dei pantaloni.

- Oh già! - si prende gioco di te. - Dimenticavo la tua correttezza e la nobiltà d'animo. Non picchieresti uno che non riesce a difendersi ... - e la sua voce gratta il tuo tentativo di autocontrollo.

- Non sono né corretto, né nobile. Del gentiluomo ho solo l'abito e solo stasera! - continui, mentre lo senti più vicino alla tua schiena.

- Ti avevo detto di starle lontano ... - ti ricorda.

- Vero, ma dovresti averlo capito che io faccio sempre solo quello che voglio! - dici e la pressione del sangue fa pulsare le tempie.

- E cosa vuoi, Mariano? - chiede spavaldo.

Ti volti per guardarlo, vuoi che capisca una volta per tutte.

- Voglio che mi lasci in pace. E voglio lei! - sorridi, perché ti piace sentire il suono della tua voce che la reclama.

- Ed io non te la lascio ... - ti provoca pieno di boria.

- E qui ti sbagli. Quello che vuoi non conta, né conta ciò che voglio io. Solo i suoi sentimenti contano! - e ne sei certo.

La vuoi come non hai desiderato altro al mondo, ma solo lei può decidere. Solo lei ti può scegliere un'altra volta.

- E adesso, tornatene dentro! - gli suggerisci esausto.

Ma Logan non ne vuole sapere. Ti colpisce in pieno viso. Un sapore di rame ti riempie la bocca: il labbro ti sanguina.

- Per essere ubriaco, sei veloce ... - ti complimenti, mentre il dorso della mano si porta via la tua linfa. - Ma adesso tornatene dentro! - ripeti, non cederai alla provocazione.

Ti guarda come se avesse vinto e non ha capito che ci vuole ben altro per metterti al tappeto.

E' soddisfatto, ride, ti volta le spalle e si allontana.

Fai per prendere la via di casa, una goccia rossa ti macchia la camicia immacolata.

- Jess ... - la voce di lei ti chiama e ha visto tutto.

Ti raggiunge trafelata, ti guarda il labbro, allunga le dita sottili e lo sfiora.

- Sono fuori allenamento! - provi a sorridere, ma ti fai male. - E' passato troppo dall'ultima volta che le ho prese.

- Ecco cosa succede a fare il bravo ragazzo! - dice, mentre ti guarda con quegli occhi dolcissimi, l'unica cura.

Ritorni sul proposito di tornartene a casa e la sua voce ti trova ancora.

- Te ne vai? - chiede col fiato in gola.

Ti volti e la raggiungi con un passo lento che vi tortura.

- Ho fatto il mio dovere ... - spieghi, nascondi le mani nelle tasche e la penombra del giardino ti permette di vedere solo i contorni del suo viso. - ... Luke è contento e, se me ne vado, il tuo ragazzo pure! - usi un tono quasi ferito e ferisci lei.

- E ... te ne vai così? - continua, come per strappare qualche altro minuto alla tua fuga.

Ti avvicini, trenta centimetri.

- Potrei anche baciarti! - riveli spavaldo.

- Ma ...? - chiede, perché sa che c'è un ma.

- Ma tu sei fidanzata: non bacio la ragazza di un altro ... - e i centimetri tra voi diminuiscono ancora.

- L'hai fatto un paio di volte ... - ti ricorda, quasi fosse una richiesta.

- No, tu l'hai fatto un paio di volte! - precisi e ti fermi ad un passo da lei.

- Vuoi che sia io a baciarti? - chiede senza misurare le parole.

- Sai cosa voglio! - rispondi e ti allontani, ma senza voltarti.

Gli occhi rimangono fissi nei suoi, fino a che la distanza è troppa ed il buio vi separa. Ti volti e continui a camminare, ma nella direzione opposta al tuo cuore.

It's was destinyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora