Capitolo 31 - "Datemi un pizzicotto'

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«Buon natale!», esclamò mia madre, accogliendo me e mio fratello in casa.

Indossava un simpatico cappello rosso con un ponpon bianco cucito sulla punta. Adorava sbizzarrirsi il giorno delle feste.

«Buon natale mamma», dissi avvicinandomi e lasciandole due baci sulle guance. E lo stesso fece Peter, dopo di me.

Fuori nevicava fortissimo. La neve era alta quasi un metro e per arrivare dai miei genitori, avevamo preso la strada statale per essere sicuri che le macchine spargisale avessero fatto il loro lavoro.

Mi tolsi subito gli stivali in pelle e li lasciai vicino alla porta d'ingresso. Non volevo sporcare il pavimento.

Quando arrivai in salotto e vidi che sul divano non c'era nessuno, rimasi di stucco.

«Dov'è finito papà?».

«Questo è un giorno da non dimenticare», dichiarò mia madre, «Tuo padre ha deciso di mettersi ai fornelli e preparare la cena per tutti!»

«Impossibile», decretò Peter.

«Non ci credo», dissi pochi secondi dopo.

Tirai su col naso e un aroma strano s'insinuò nelle mie narici. Sembrava rosmarino, ma non ne ero sicura al cento per cento. Così andai a sbirciare in cucina.

Trovai mio padre con addosso un grembiule da cucina rosso con tanti piccoli fiocchi di neve disegnati. Non lo avevo mai visto in quelle condizioni. Sembrava una visione, non era reale.

«Datemi un pizzicotto, per favore!», gridai dalla cucina per farmi sentire dagli altri. E in pochi minuti si materializzarono al mio fianco.

«Jo, nessuno confida nelle tue doti culinarie», lo canzonò mia madre.

«Questo, perché non avete mai assaporato le mie specialità. Dovreste darmi fiducia al posto di giudicare ancora prima di aver assaggiato i miei involtini di pancetta», si difese, continuando a lavorare.

«Se solo ti mettessi a cucinare più spesso...», borbottò Peter alla mia sinistra.

«Concordo», proferii.

Mio padre ignorò i nostri commenti e si concentrò sui suoi involtini. Prese diversi barattoli di spezie e iniziò a spargere un'abbondante quantità nella teglia.

«Mi aiutate a prepare il tavolo?», ci chiese mamma.

«Certo», risposi.

«Siamo in cinque questa sera», specificò.

Aggrottai la fronte, perplessa. «Ma noi siamo in quattro.»

Peter si schiarì la voce con un paio di colpi di tosse e tutti ci voltammo a guardarlo.

«Tra pochi minuti dovrebbe arrivare Emily, la mia ragazza.»

Gli afferrai le guance con le dita. «Finalmente, sei cresciuto! Aspettavamo questo momento da anni!»

Mi scansò con poca delicatezza, per poi riprendere il filo del discorso.

«Viene dall'Inghilterra e si è trasferita da poche settimane. Ci siamo conosciuti a lavoro, è una nuova traduttrice. Vi prego di non farmi fare brutte figure.»

«Noi?», chiese mio padre retorico.

Mia madre ed io lo guardammo di traverso. «E va bene, proverò a trattenermi», si arrese e tutti scoppiammo a ridere.

Sapevamo benissimo che papà era l'unico capace di toccare questioni politiche, sociali ed economiche nel giro di pochi secondi.

Per certi versi poteva essere considerata una dote, ma in quel caso era meglio che papà si limitasse a presentarsi.

Un bacio tra le nuvole • |COMPLETA|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora