capitolo 10

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(Per tutti coloro che hanno subito quello scritto in queste righe ricordatevi che non è colpa vostra)

Rosie

Piange.

Le lacrime scorrono sulle guance.
Mani e ginocchia sul pavimento.

Mi avvicino. Sente la presenza, alza la testa ma non mi guarda anzi la poggia sul ventre cingendomi appena la vita.
Le lacrime minacciano di uscire ma le trattengo.

Slaccio la presa di Blake liberandomi dalle sue braccia. Mi accovaccio per arrivare alla sua altezza, non mi distingue continuando ad osservare il tatuaggio sulla spalla. Prendo il suo viso tra le mani asciugando le goccioline che scivolano su di esso accarezzandolo allo stesso tempo. Chiude gli occhi al gesto.

<<Io…>> prova a parlare ma la voce gli si rompe.
Sposto la mano sui suoi capelli sfiorandoli ripetutamente per calmarlo, scuote la testa mentre riprende ad agitarsi. Accentuo il movimento, si rilassa sotto al mio tocco.

<<Ne vuoi parlare?>> Domanda con la voce graffiata dal pianto.
Mi fermo alla sua domanda.
Lo guardo negli occhi e finalmente ricambia.

"Ne vuoi parlare?" Le parole rimbombano nei miei pensieri.

Sono cresciuta nella totale indifferenza. Al mio dolore c'ero solo io che mi sostenevo. Ad ogni caduta la mano che mi rialzava era la mia. Ogni lacrima che scendeva me l'asciugavo da sola.

Nessun palmo caldo accoglieva il mio viso, nessuna voce calmava i pensieri, nessun sorriso o abbraccio mi attendendeva al ritorno.

Dicono che alla solitudine non ci si abitua mai, ma sbagliano. Dopo un po' diventa parte integrante della tua vita, non puoi più farne a meno, ne senti quasi la mancanza. Si ramifica nella tua ombra, non abbandonandoti mai, arrivando perfino a pensare di non esser realmente sola se lei ti fa compagnia ogni secondo. Ti chiudi in te stesso per proteggerti dal mondo e da chi ci abita.

"Ne vuoi parlare?"
Annuisco leggermente sentendo le parole che corrono nella mia gola per uscire dopo anni di puro silenzio.
Mi siedo per terra, le gambe incrociate.

<<Nessuno era mai riuscito ad ascoltare questa storia. Sei il primo.>>
Non si torna più indietro.

Alcuni anni prima.

<<Rosie.>> Mio padre entra in camera senza nemmeno bussare.
<<Dimmi>> rispondo secca.
<<Regola il tono signorina.>> Alza la voce di un'ottava.
Poggia dei fogli sulla scrivania, li guardo.

<<Devono venire Christian e Josh a ritirare questi fogli -li indica- io devo uscire. Occupatene tu.>>
Senza aggiungere altro esce dalla stanza.
Roteo gli occhi prima di sentire i passi avvicinarsi.

Entra venendomi incontro, si china per arrivare all'altezza del mio viso. Scruta ogni particolare di esso.

<<Struccati>> dice prima di allontanarsi.
<<Perché?>>
<<Non mi piaci truccata.>>
<<Ma devo piacere a me stessa>> parlo come se stessi conversando con un bambino.

Mi raggiunge in due falcate, mi prende il polso stringendolo, mi tira su con la forza.
Passa il pollice sulle mie labbra sbavando il rossetto.

<<Struccati.>>

Lascia andare il polso spingendomi all'indietro. Cado sul letto. Alzo lo sguardo su di lui, mi guarda impassibile, poi se ne va. Sento la porta dell'ingresso sbattere.

                                -

Il rumore del campanello striglia nella casa vuota. Saranno arrivati.
Prendo i fogli lasciati sulla scrivania per poi camminare nel lungo corridoio buio della casa. Arrivo sulla soglia, apro la porta e mi ritrovo due uomini sulla trentina. Christian e Josh mi guardano sorpresi.

The deception Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora