capitolo 30

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Rosie

«Giratevi» ordina, le lettere scandite così tanto da penetrare fin dentro le ossa.

Con rassegnazione e titubanza lascio andare la mano di Blake, mi giro lentamente e con la coda dell'occhio intravedo Blake fare lo stesso.

Un uomo sulla trentina avanza verso di noi, si ferma in prossimità del letto, l'arma puntata contro. È vestito completamente di nero. Gli occhi di un marrone così chiaro da sembrare miele non mascherano l'inquietudine che l'adromba.

«Gettate le armi» la voce bassa. Mi fingo confusa, corrugando la fronte.
«Non fare la finta tonta, so perfettamente che le avete» il tono divertito.

Le dita di Blake mi sfiorano il dorso della mano in modo frettoloso. Lancio un fugace sguardo nella sua direzione, un fievole cenno d'assenso col capo e lentamente estraiamo le pistole dalla fondina nascosta nel giubbotto di pelle. Me la rigiro tra le mani per mostrargliela.

«Buttatele verso di me» l'ordine è talmente duro da farmi accapponare la pelle.

Mi accovaccio, appoggio l'oggetto sul pavimento, con una spinta decisa lo faccio scivolare verso la sua direzione. L'acciaio stride sul pavimento. Poco tempo dopo si aggiunge anche quella di Blake.

Mi alzo sentendo lo sguardo dell'uomo bruciarmi ovunque.

«Mani in vista», le alziamo.

Passa lo sguardo da me al ragazzo, si avvicina, ci gira intorno studiandoci. Trattengo il respiro. Ci ritorna davanti, le spalle voltate verso di noi.

In quel frangente guardo la spia.

«Cosa facciamo?» mima con le labbra per non farsi sentire. Alzo le spalle in risposta.

Lo sconosciuto si schiarisce la gola facendomi girare la testa nella sua direzione. Ci studia, un piccolo sorriso in volto.

Nessuno parla, una folata di vento scombina i capelli mentre una fitta pioggerellina riempie il silenzio.

Alcune goccioline entrano dalla finestra rotta bagnandomi il tessuto dietro la schiena.

«Tu» la voce dell'uomo penetra. Mi indica. Rimango ferma mentre goccioline di sudore scivolano lungo la spina dorsale.

«Vieni qui» e mi fa cenno di avanzare.

I secondi passano ma io rimango ferma.

Mi guarda con impazienza. «Bene» fa una pausa d'effetto, mi punta la pistola contro. Come se non fossi stata in questa situazione altre mille volte. Lo guardo ironica allargando un po' le orbite.

«Troppo poco credibile per te, vero?» domanda già sapendo la risposta, nonostante questo mi ritrovo ad annuire accondiscendente.

Le braccia ormai formicolanti per la posizione, le abbasso di poco.

«Facciamo così allora» sposta la mira verso Blake continuando a tenere gli occhi fissi nei miei. Mi acciglio. «Se non ti muovi…» non conclude la frase ma, preme le dita sul grilletto. Scatta il suono.

D'impulso allungo un passo in avanti guadagnandomi il piccolo ghigno che gli si stampa in volto.

«Abbiamo trovato la leva dei tuoi sentimenti» sembra divertito dalla situazione.

Sentimenti.

Non credevo nemmeno di possederli arrivata ad certo punto degli anni. Mi sono stati strappati alla tenera età con violenza, addestrata fin da bambina a nasconderli al resto del mondo. Sono arrivata perfino a pensare di non averli mai per davvero avuti, che questa fosse la mia punizione per essere nata facendo morire una madre e rimanendo da solo un marito.

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