capitolo 27

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Rosie

"-Dovete tornare a casa di James. [...]
-Vorrei solo poter cambiare lavoro. [...]
-Sei bella, Monnalisa. [...]
-Ci ritorniamo domani?
-Si."

I ricordi del giorno precedente mi svegliano affiancati dal rumore della pioggia che picchietta contro la finestra.

Gli occhi ancora chiusi, mi giro sul fianco. In sottofondo lo scroscio dell'acqua che cade sull'asfalto.

Apro gli occhi e sbatto ripetutamente le palpebre. Mi siedo sul letto, le gambe incrociate, guardo in direzione della finestra e noto che la piccola telecamera è ancora lì.

Un leggero mal di testa batte contro le tempie. Strizzo gli occhi con le mani, piccole macchioline scure invadono la vista per poi scomparire quando la pupilla si riabitua alla luce del mattino.

Il cielo è coperto da nuvoloni grigi. Sposto lo sguardo dal mondo esterno passandolo sul letto a fianco al mio, Blake è già sveglio.

«Buongiorno» la voce mi esce rauca, ancora impastata dal sonno.

Non risponde, rimane fermo nella sua posizione non dando cenni di vita.

Questo è strano, non è da lui.

Seguo l'intera figura del ragazzo dai capelli neri. Le spalle sono poggiate sullo schienale del letto, le gambe distese con i piedi incrociati, la testa rivolta verso la finestra. Mi sistemo ritrovandomi con le spalle al muro e la visuale rivolta verso il ragazzo dai capelli neri e sempre allegro.

Ad attirare la mia attenzione è il suo sguardo completamente assente.

Guarda fuori, le goccioline di pioggia che cadono, ma non sta veramente osservando. I suoi occhi di solito sempre allegri ora sono spenti.

Mi alzo, il materasso ammette rumore sotto i miei movimenti ma nemmeno questo lo porta a spostarsi. A piedi nudi cammino nella sua direzione, mi siedo al suo fianco, il letto si piega sotto il mio peso. Blake non accenna a guardarmi, rimane con lo sguardo fisso fuori dalla finestra.

Lo osservo, ha il respiro pesante, si tortura le dita delle mani.

La mente è persa, immersa in qualche viaggio mentale troppo grande persino per chi è sempre sorridente.

Ma infondo è così che funziona no?

Indossiamo una maschera per la maggior parte della nostra vita, pochi sanno realmente cosa succede una volta che le tende del sipario vengono chiuse.

Siamo attori e lo saremo per sempre, abituati a nasconderci dietro un sorriso finto, una risata troppo acuta per essere vera.

Ma chi siamo una volta celato il nostro vero volto?

Chi sa sul serio dei mostri invisibili dentro la nostra testa?

Chi conosce davvero le nostre paure?

Chi nota lo sguardo perso nei nostri occhi? O meglio lo notano?

E ora gli occhi velati dal vuoto della spia che mi sta affianco mi parlano, perché quelli erano i miei stessi occhi anni fa quando dopo la violenza nessuno fece niente.

Nemmeno mio padre.

Gli stessi occhi che non esprimevano più niente, la stessa mente svuotata da qualsiasi emozione annegata dai suoi pensieri.

La stessa sensazione di smarrimento.

Ti senti rotto scheggiato, spaccato.

Non provi più niente, non riesci più a provare nulla.

The deception Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora