capitolo 18

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Blake

Avanza lentamente verso di noi. Costringo i miei piedi ad indietreggiare. Con la coda dell'occhio vedo Rosie fare lo stesso.

«Ripeto, forse è meglio se iniziate a correre» replica, stavolta, con finta innocenza nella voce.

Continuiamo a camminare all'indietro, troppo spaventati per correre e voltarci di spalle. Troppo impauriti per smettere di guardare in faccia la figura anonima senza avere un niente con cui proteggerci.

«Temerari i ragazzi» pensa ad alta voce sogghignando.

Ci addentriamo ancora di più nel buio, ad illuminarci solo il chiarore della luna. Continuiamo la danza all'infinito.

Siamo quasi usciti dall'oscurità di quel vico quando lui si ferma.

Per la sorpresa ci impaliamo anche noi.

Ci sorride, un sorriso meschino e viscido. Lecca le labbra, schiocca la lingua sul palato, ride.

«Bella mossa la vostra» sussurra.

«Mai dare le spalle al nemico se si è indifesi. Bravi avete studiato bene» si complimenta con noi.

«Ma non so quanto questo possa aiutarvi adesso» continua il suo sproloquio.

Lo sento muoversi ma è troppo buio per distinguere l'azione fatta, fino a quando non vedo qualcosa luccicare.

Senza pensare prendo il polso della spia costringendola a voltarsi nella mia direzione.

Mi giro di scatto, inizio a correre costringendo la moretta a seguirmi.

Dei passi si aggiungono, aumento la spinta delle gambe.

Lascio andare la presa su Rosie solo per afferrarla per la vita e spingendola davanti alla mia vista.

Barcolla sui tacchi e quasi cade. La sorreggo con le mani.

Rallenta quel che basta per togliersi le scarpe alte, riprende a correre con i piedi nudi ma ben saldati al terreno.

Le foglie si schiacciano sotto di noi, il vento sfreccia fra i capelli scompigliandoli.

L'ossigeno scarseggia nei polmoni, le gambe bruciano e i sensi sono accentuati per intercettare il minimo suono sbagliato.

Infatti quando sento dei passi più pesanti dietro di noi obbligo me e Rosie a svoltare direzione, allontanandoci dalla macchina.

La fuga continua verso una meta sconosciuta, quando con lo sguardo intercetto una viuzza alla sinistra.

Afferro per il polso la spia portandoci all'interno.

«Cosa…?»

Faccio cenno a Rosie di fare silenzio con la mano libera.

La spingo delicatamente verso il muro dietro di lei, adagiando la schiena su di esso.

«Fai finta di baciarmi» dico senza troppi giri di parole.

Le guance le vanno a fuoco ma cerca di nasconderlo subito. I miei occhi si sciolgono a quella vista. Così dura all'esterno ma così fragile al suo interno.

«Perché?» sussurra.

«Lui sta cercando due spie che scappano, non una coppia di fidanzati che si baciano.»

Realizza cosa intendo, sta per dire qualcosa ma il rumore di rami che si spezzano l'ammutolisce. 

D'istinto porto una mano sul muro vicino alla sua testa. Mi chino per arrivare alla sua altezza, nonostante ciò Rosie alza leggermente il viso per venirmi incontro. I nasi si sfiorano appena. Schiudo la bocca, il respiro irregolare. Lei chiude leggermente gli occhi, il petto che si abbassa e si alza troppo velocemente. Che sia per la corsa o per la vicinanza non ha importanza, entrambi siamo vulnerabili in questo momento e potrei letteralmente chiamarmi di un millimetro per baciarla.

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