XXXV

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"Non piangere quando ti sveglierai
non spezzare l'incanto dei fiori
con i petali morbidi e le montagne d'estate
e il mio cuore sempre innamorato.
Non spezzare nulla di questo sogno.
Io sono con te in ogni maledetto istante
che ci vuole dividere
e non ci riesce."
[Alda Merini]

Airton

Ci chiamano strani; quelli che non parlano dico. Sei strano se per tutta la vita hai provato a spiegarti e poi ti stanchi, se hai urlato a gran voce e alla fine l'hai persa. Che poi la voce non l'hai persa sul serio, ti sei solo graffiato la gola a forza di urlare e adesso rifarlo ti sembra un dolore assolutamente non necessario.

Ma poi capisci che non ha alcun senso soffrire per una società che non ti sta nemmeno ascoltando, che è inutile parlare quando a nessuno importa di quello che stai blaterando. Ti chiudi nel tuo silenzio, lì dove stai quasi bene, e comunque trovano un pretesto per giudicarti.

Se parli, non vai bene. Se non parli, non vai bene.

Credo sia in questo esatto momento, quando raggiungi questa brutta consapevolezza, che cominci a chiederti se andrai mai bene a questo mondo. Se per te c'è ancora posto qui dentro o se è meglio andare, togliere il disturbo, chiudere baracca e lasciare che le luci si spengano.

Ecco, qui non funziona più così. Se vuoi parlare parli, va bene e ti ascoltano pure, a volte ridono perfino, e se non vuoi parlare va bene comunque. Non esiste più alcun cibo che ci manca così tanto da farci venire le lacrime agli occhi e i crampi allo stomaco per la fame sono un ricordo lontano, anche se ben stampato nella nostra memoria.

Ci vengono concesse le attività extra, i laboratori, le passeggiate, gli sport facoltativi e anche dei piccoli lavoretti che ci consentono di guadagnare piccole cifre che possiamo spendere in quello che più desideriamo: cibo, vestiti, libri, attrezzi. Questa prigione sorge ancora su un'isola, ma è un'isola in cui il sole ci scalda la pelle e il tramonto non è più una sfumatura di colori da poter vedere soltanto dietro un paio di sbarre. È un'isola in cui respirare non fa più così male.

Mi tolsi il cappellino e lo girai al contrario, mettendo la visiera verso la nuca. Alzai il viso verso il sole e mi asciugai la fronte con il dorso della mano, sorseggiando dell'acqua fresca dalla borraccia con il mio nome stampato sopra. Mi era casualmente capitata gialla e per questo mi sfuggii un piccolo sorriso malinconico.

Camminai verso la riva, sotto lo sguardo permissivo di Basil, e presi un respiro a pieni polmoni. Ero qui già da tre settimane, il tempo passava velocemente malgrado tutto e le cose andavano bene. Non come avrei voluto sicuramente, ma bene.

Forse, continuando così, quindici anni sarebbero passati in fretta e sarei potuto tornare presto da lei.

La mia Nerea. Sorrisi guardando l'orizzonte, chiedendomi se l'alba dalla sua parte del mondo fosse la stessa: bella da togliere il fiato, proprio come lei.

Fissando le onde del mare che si muovevano con tranquillità mi ricordai il rumore agitato che mi aveva accompagnato per moltissime notti e che alla fine era diventato quasi rilassante. Mi ricordava che anche se avessi provato a scappare da quell'isola, che all'apparenza sembrava un paradiso e invece ci era stato costruito l'inferno sotto forma di edificio, l'oceano avrebbe riportato a riva non me, ma il mio cadavere.

Per molto tempo quell'isola è stata l'isola dei non sentiti. Ho scelto di non utilizzare più la mia voce quando ho capito che le mie parole non sarebbero state ascoltate. É stata una lunghissima protesta, un percorso infinito che pensavo non sarebbe mai giunto al termine.

Ad un certo punto ho iniziato a convincermi che l'unico modo per abbandonare quell'isola sarebbe stato in una bara, come molti altri prima di me in tante, troppe, altre prigioni. E invece l'avevo fatto sui miei piedi, tutto per merito di Nerea. Perché lei era stata in grado di sentirmi e non solo, ma anche di ascoltarmi.

Da cinque anni a questa parte per la stampa nazionale e internazionale, per i miei compagni di prigione e per chiunque mi avesse conosciuto dopo, ero stato "the girlfriend's killer". Ma per me, e solo per me, non lo sono mai stato. Sono sempre stato "the not heard".

Il non sentito.

The Not HeardDove le storie prendono vita. Scoprilo ora