XXVI

3K 208 167
                                    


DISCLAIMER
Mi preme ricordarvi che questo è un dark romance, un romanzo che tratta in particolare un amore malato, fuori dal normale e dai valori etici che dovrebbero accompagnarci. In questo capitolo si potrà notare un altro lato del nostro protagonista, quello sicuramente più segnato da ciò che ha vissuto, e che poche volte si è intravisto se non nei primi capitoli.
Ricordatevi che quello che leggerete NON è normale.
Nella vita reale da queste cose si fugge.
Be safe.

Avevo chiesto a Lysander di portarmi la cena in infermeria, anche se il peso allo stomaco che percepivo aveva cancellato la mia voglia di mangiare, per poterlo cedere ad Airton. Almeno avrebbe potuto introdurre nel suo corpo un nutrimento solido che non fossero dei semplici cereali, anche se nell'ultimo periodo dubitavo che avesse mangiato perfino quelli.

Lys aveva esagerato con le porzioni, il vassoio era quasi colmo e pesava un accidenti, per cercare di soddisfare la fame di entrambi. E questo mi aveva ovviamente fatto sorridere. In fin dei conti era un bravo ragazzo, anche altruista se ci si metteva, ma tutte le sue più belle qualità venivano sepolte sotto spessi strati di sottile ironia e gelido distacco.

Osservai Airton mangiare il suo - prima mio - pasto in silenzio e con una calma sorprendente, malgrado mi aspettassi di vederlo divorare tutto in pochi secondi vittima della fame. In realtà fu composto e i suoi movimenti persino eleganti, preoccupandosi di non sporcarsi mai né la bocca né le dita.

«Appena avrai terminato la tua cena dobbiamo parlare».

Non alzò lo sguardo dal piatto. «Tu non ceni?». Scossi la testa e mi strinsi di più dentro al mio maglione oversize, con il calare del sole il freddo si era intensificato. «Dovresti. Sei più pallida del solito».

«Credo di aver beccato un'influenza, niente di preoccupante».

Si pulì gli angoli della bocca con un tovagliolo e spostò il vassoio di lato. Poi alzò lo sguardo e mi fissò. «Ho finito. Di che dobbiamo parlare?».

«Mi hai raccontato una parte della verità, Airton, ma la storia non è ancora completa. Manca l'altra metà». Incrociai le braccia al petto e tentai in tutti i modi di comportarmi come una ragazza innamorata che voleva aiutare il proprio amante, e non come un agente segreto che aveva bisogno di una confessione.

«Lo so. Stavo soltanto prendendo del tempo in più».

Inclinai la testa verso sinistra. «Perché?».

«Ho come l'impressione che una volta detta la verità di me non ti interesserà più niente». Mi fissò privo di emozioni. «Non avrai più nessun motivo per inseguirmi con così tanta insistenza. Mistero risolto, caso chiuso».

Sentirlo parlare in quel modo, vederlo avvicinarsi così tanto alla realtà che tanto mi terrorizzava, mi gelò sul posto e fece crollare per un attimo la maschera che mi ostinavo a tenere su anche quando ero con lui. La ricomposi immediatamente, lasciando che un sorriso dai toni teneri mascherasse la smorfia che era sfuggita al mio controllo.

«Airton», lo chiamai teneramente, «Poche ore fa ti ho confessato i miei sinceri sentimenti in preda al panico e ti preoccupi che le mie intenzioni possano non essere frutto di un interesse personale?».

Si strinse nelle spalle. «Ci sono persone che farebbero di tutto per il proprio lavoro, anche le cose più crudeli».

Io sono una di quelle.

«Tu sei tutto fuorché un incarico per me». Suonai quasi disperata, ma forse fu proprio questo a convincerlo, perché il suo sguardo cambiò e si addolcì.

The Not HeardDove le storie prendono vita. Scoprilo ora