Capitolo VI "Confusione"

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Quella mattina era domenica. Kagome si svegliò di soprassalto a causa del rumore insistente del campanile che indicava le ore undici.
La ragazza appoggiò una mano sulla fronte. Non aveva mai dormito tanto in tutta la sua vita; di solito dormiva sempre un pò tesa, e si svegliava al sorgere del sole. Invece per la prima volta si era rilassata comletamente.
Si alzò, allungando le braccia per stiracchiarsi. Strizzò gli occhi in una smorfia, poi sorrise. Le venne in mente il giorno precedente, con quello strano ragazzo. Continuava a darle un senso di familiarità, come qualcosa che stesse aspettando da molto tempo. Qualcosa che la completasse.
Afferrò i lembi del lenzuolo e lo tirò fino al cuscino, lasciando così il letto, a maniera casuale. Un tempo ci pensava sempre la madre, a farle il letto. Adesso invece continuava a ripetere -devi pensarci da sola! Sei grande!- sempre sorridendo.
Kagome non lo faceva mai completamente, un pò per pigrizia, unico momento in cui la dimostrava, un pò per "principio" diceva lei.
E poi il letto mezzo disfatto le dava un'idea di allegria e spensieratezza. Voleva sembrare così, nonostante la sua indole. Le rare volte in cui si metteva lì a farlo, sempre con millimetrica precisione, significava che non era affatto di buon umore.
Si avvicinò al mobile appena di fronte. -buongiorno, papà- sussurrò, sorridendo, con la testa appoggiata sulle braccia piegate.
-Kagomee!!!! Ma ti sembra l'ora di svegliarti?!?-
La ragazza roteò gli occhi, cambiando espressione.
-e buongiorno anche a te, mamma-
Disse accentuando l'ultima parola, a tono scocciato.
-avanti, la colazione è pronta- disse ora più dolcemente.
Kagome si sollevò in piedi, corse giù per le scale, in un gradino incrociò le gambe, quasi cadde; ma riuscì a rialzarsi in tempo. Pensò alla caduta alla cascata. Come facesse una persona che ha sofferto tanto, ad essere così dolce con qualcuno, non riusciva a spiegarselo. Poi ricordò ciò che aveva detto. -mi ami già così tanto?-
Ma da dove le poteva essere uscita una frase del genere? Lei, la calma e la serenità in persona. Lasciò la domanda in sospeso... forse in fondo ne conosceva già la risposta.
Sorrise arrossendo, e continuò la dicesa.
Arrivata in fondo corse da sua madre, concentrata sui fornelli, il manico della padella in mano, e le strinse forte la vita da dietro, per abbracciarla.
-buongiorno, mamma!!- mugugnò, la testa immersa nella camicia da notte della donna.
Questa sorrise
-giorno amore mio, siamo allegri sta mattina?- tentò. Sentì la figlia annuire.
-ahhh mi sono svegliata proprio bene!!- disse in un sospiro, quasi la madre non capì ciò che aveva detto.
Poi prese a mangiare tutto ciò che la madre aveva preparato. Uscì di casa come un razzo, mentre ancora stava infilandosi il cappotto.
-brrrr che freddo!- si strinse tra le braccia.
-dejavù- sentì una voce alle sue spalle. Sorrise vigorosa, senza voltarsi.
-che dice, io non la conosco- disse, serissima. Così credibile che il mezzodemone per poco non ci cascò.
-stupida... posso riconoscere il tuo odore a chilometri di distanza...- disse. Una sfumatura altezzosa, nel dire quelle parole.
-ahi ahi ahi... cos'è tutta questa confidenza! Ti ricordo che ci conosciamo da poco più di due giorni, potrei tranquillamente dire che sei un estraneo...- sorrise beffarda.
-mah... forse in realtà, ci siamo già conosciuti...- le bisbigliò all'orecchio, posando una mano sulla sua spalla. Lei sussultò. Quelle parole le avevano fatto uno stranissimo effetto, rabbrividì.
-c-che cosa?!- si voltò bruscamente, togliendo la mano del ragazzo. Questo rimase stupito per una frazione indecifrabile di secondo, tornò serio.
-niente-
Aveva fatto un errore. Lei non poteva ricordare, non adesso. C'era qualcosa che doveva fare prima. In realtà, non sarebbe nemmeno dovuto andare con lei in quel luogo. Era pericoloso, non sarebbe dovuta tornarci più. Ora i ricordi gli si facevano più nitidi nella mente. -vendetta! Mi vendicherò! Lo prometto!- la voce era ancora irriconoscibile, ma una forza nascosta gli impediva di stare vicino a Kagome. Non doveva vederla, tanto meno andare con lei alla cascata. Non riusciva a capire perchè queste parole gli venivano in mente solo adesso... che stava succedendo? Forse Kagome non era l'unica, a dover ricordare qualcosa di importante. -maledizione- anche quella parola premeva insistente tra i ricordi. Ancora non capiva.
-Inuyasha! INUYASHA!!!-
Si destò di scatto, rabbrividì.
-ahh, ma che ... sei impazzita?- pensandoci, era la prima volta che lo chiamava per nome.
-ti sei svegliato finalmente- ora la sua voce era dolce -mi stavo preoccupando, avevi un'espressione totalmente assorta. Fissavi il vuoto, c'era qualcosa di strano nei tuoi occhi-
-hai letto qualcosa, nei miei occhi?-
-n-no.. non ci sono riuscita- rispose lei, incerta.
-mi dispiace... non volevo farti preoccupare- disse lui, guardando in basso.
Lei scosse la testa -ma no... l'importante è che sia ancora te stesso-
Lui non capì perfettamente il significato di quelle parole. Ma riusciva a percepire confusione, un pò di magia. Ce n'era stata in tutto il loro dialogo, persino nel loro incontro, di magia. Sia lui che lei sapevano qualcosa, o la conoscevano. Ma non ancora riuscivano a ricordare.
La forza di poco prima svanì, ma Inuyasha era rimasto scosso e stupito da ciò che era accaduto. Non riusciva a capire, e più si sforzava di ricordare, più la sensazione di confusione aumentava. Anche Kagome, si sentiva strana, dopo quel breve episodio. Era grazie al suo intuito, se aveva percepito che c'era qualcosa che non andava. Che Inuyasha nascondeva qualcosa, che probabilmente era parzialmente nascosta persino a lui stesso. Ma la confusione che avvertiva, quella non era normale. Era una sensazione spiacevole, sentiva qualcosa di inquietante quanto importante, ma qualcos'altro le impediva di accedervi, di ricordare.
Si guardarono negli occhi, come se potesse portare a qualcosa, come se davvero, potessero leggervi delle parole, delle sensazioni, qualsiasi cosa che li aiutasse a capire. Ma nulla. Il momento "magico" di poco prima si era dissolto, lasciando solo come tracce, una confusione e un vuoto totale.
-che è successo?- domandò lei, con un tono che non ammetteva repliche.
-tu chi sei davvero? Ti ho già incontrato? E che cosa è successo prima?- continuò. Nella sua voce c'era ora solo un tono freddo e distaccato. Non vi era timore, paura, ma la sfumatura docile e comprensiva era del tutto svanita.
Inuyasha provò paura. Paura di perderla, seppure l'avesse appena ritrovata. Paura di ciò che aveva appena ricordato, e dimenticato allo stesso tempo. Paura di questa dannatissima confusione. Paura di coinvolgere Kagome in qualcosa di pericoloso.
Paura di farle paura.
Distolse lo sguardo. Era indecifrabile, l'espressione che Kagome decifrava meglio.
Tornò più dolce, si avvicinò un poco, posò una mano sulla sua spalla.
-non importa...- disse solamente.
-grazie- rispose lui, continuando a guardare per terra.
Poi però, Kagome sentì tutto a un tratto il bisogno di fare chiarezza.
-Ascolta Inuyasha, non ho idea di cosa sia successo. Quando ti sentirai pronto per parlarne, ti darò tutto il tempo che ti serve, voglio che tu mi racconti tutto, dal primo momento. Del nostro primo vero incontro. Di quello che hai visto o sentito oggi, mentre perdevi il controllo. E affronteremo tutto questo insieme-
Lui annuì. -promesso- disse. Quella parola provocava in Kagome una sensazione antica di sicurezza e calore. Aveva già intuito che c'entrava qualcosa, con tutto questo. Gli sorrise dolcemente e saldò la presa sulla sua spalla. -insieme- ripetè.
-e poi, magari, è tutta una nostra impressione e non è successo nulla- scherzò poi, lo scherzo meno credibile e divertente che fosse mai esistito, ma scherzò, e questo bastava.
-ovvio! Per chi mi hai preso, non mi faccio certo spaventare da una sciocchezza del genere! Ero solo un pò stupito- disse, vantandosi.
-lo so- rispose lei.
-e comunque la modestia non è il tuo forte!-
Lui assunse uno sguardo rassegnato. -eh già...-
Lei emettè un risolino, tappandosi la bocca, socchiuse gli occhi.
Lui rimase lì incantato a guardarla ridere, la risata cristallina che illuminava il mondo intero aveva fatti quasi scomparire la sensazione spiacevole e confusionaria di poco prima.
D'un tratto, quasi da far paura, ritornò seria.
-domani, ti va bene?-
Chiese, leggermente incerta e preoccupata della risposta.
Luì annuì convinto.
-ti aspetto alla cascata all'alba-
Si lasciò sfuggire un sorrisetto; non poteva aspettare. Sinceramente, era curiosa di ritrovare quei ricordi andati perduti, anche per colmare parzialmente quel vuoto che aveva nel cuore da ormai nove lunghi anni.
-ti va se adesso ti porto io in un posto?- disse lui, una leggera nota di malizia nella sua voce.
-e in che cosa consisterebbe, questo posto?- chiese lei, stando al gioco-malizia.
Lui si incamminò facendole cenno di seguirlo, ma una fitta alla caviglia le impedì momentaneamente di proseguire. Tentò di nasconderlo, ma il mezzodemone percepiva qualsiasi cosa.
Inuyasha si voltò prima preoccupato, poi sorridente, si avvicinò furtivamente
-chiudi gli occhi...-
-cosa...?!- non ebbe il tempo di ribattere che il ragazzo la prese in braccio, una mano a sorreggerle le spalle, l'altra le gambe.
Lei emettè un gridolino
-ma sei pazzo!- disse tra le risate.
-chiudi gli occhi- ripetè lui, sussurrandole all'orecchio. Lei era sensibile a queste cose, chiuse gli occhi come ipnotizzata
-se mi fai qualsiasi cosa, sarai il primo mezzodemone cane senza orecchie-
Disse lei minacciosa, ma sorridendo ancora.
-in che senso, senza orecchie?-
Le punzecchiò, facendola irritare leggermente.
-te le mozzo- rispose lei, il tono tagliente. Inuyasha rabbrividì.
-va bene va bene- concesse lui
-sta tranquilla... non potrei mai farti niente- disse, ora più serio, stringendo impercettibilmente la presa sul corpo di lei.
Kagome sorrise, felice.
-lo so- disse poi.
Passò qualche minuto in un silenzio piacevole, ogni tanto si comunicacano con qualche stretta o occhiata. Inuyasha non si era mai sentito più al suo posto come in quel momento. Essendo discriminato e disprezzato, raramente si sentiva a suo agio con le persone. Non era il suo posto, era spaesato e intruso.
Con Kagome era diverso, era come se avesse trovato il suo posto nel mondo. Solo adesso che ci pensava, capì la sensazione che aveva provato vedendo la bambina giocare con i fiori dietro la cascata.
-arrivati- annunciò, accennando con il capo il locale appena di fronte. La staccionata grigia si fermava appena a lato; dove cominciava un palazzo basso, colorato. L'insegna "crazy nights" si spegneva sulla A della prima parola. Ogni tanto dava qualche segno di vita, illuminandosi leggermente di azzurro, ma si oscurava subito. Visto da fuori aveva quasi l'aspetto di una piccola casetta di campagna, e d'altronde, come quasi tutte le costruzione un pò più moderne della cittadina, un tempo lo doveva essere stata.
Inuyasha adagiò a terra la ragazza, fissando per un momento l'interno del locale. Cercava di scrutare qualcosa, o qualcuno; questo Kagome l'aveva capito. Attese qualche secondo, poi vide lo sguardo del mezzodemone illuminarsi, alzò leggermente una mano.
Si voltò verso di lei: -avanti, entriamo- le porse una mano con fare cordiale.
Lei sorrise -sei diventato un gentiluomo, adesso che hai visto il tuo amico là dentro?- chiese.
Inuyasha rimase per un attimo stupito dall'intuito della ragazza, assumendo quell'espressione impacciata che a Kagome piaceva, piaceva sorprenderlo, perchè pareva assere il suo unico momento di debolezza, sebbene sapesse non essere così. Poi il ragazzo si riscosse
-non lo sono forse sempre stato, dato che ti ho anche portato in braccio sin qui?- domandò, imitando la voce cortese e fine dei personaggi di qualche film francese.
-non so se quello potesse essere definito un gesto da gentiluomo- disse ricordando la vivacità con cui l'aveva sollevata e trasportata. -comunque accetto volentieri l'invito- continuò poi, posando delicatamente la mano liscia su quella del mezzodemone. Questo sussultò, come gli era solito fare sfiorando una pelle liscia come quella di Kagome, data la rarità con cui queste cose gli accadevano. Attese un attimo prima di guidare, con le mani intrecciate, la ragazza all'interno del locale.
La musica c'era, seppure abbastanza tranquilla, ma all'interno della grande stanza, le persone ballavano senza vergogna, si parlavano come si conoscessero tutte da una vita. Inuyasha salutò diverse persone, un gruppo di demoni, come cen'erano parecchi in quel bar-discoteca. Kagome si guardava intorno. Non conosceva quasi nessuno, ma mano nella mano di Inuyasha, non si sentiva a disagio. Rivolgeva sorrisi abbaglianti a chiunque la guardasse, chi sorridente, chi interrogativa.
Nell'angolo a destra vi era un piccolo porticino sforare nella parete scura, antica, ma riverniciata da poco. Dietro si intravedeva un'altra stanza, ma Kagome e il suo spirito osservatore non riuscirono a riconoscere altro.
Dietro il bancone spuntava un uomo affascinante, i capelli neri legati in un appena riconoscibile codino. Gli occhi sorridevano, come tutto il resto della sua faccia. Pareva una persona in gamba, aveva tutto l'aspetto di un uomo affidabile, ma Kagome notò una punta di qualcosa che non riuscì a riconoscere come malizia. -giorno Miroku- disse Inuyasha, serio, ma con un accenno di sorriso.
Il ragazzo del bancone rispose -giorno Inuyasha, vedo che finalmente hai portato un ospite, e una bellissima ragazza, per di più- disse voltandosi verso Kagome, iniziando a fissarla isistentemente, quasi a mangiarsela con gli occhi. Inuyasha si irritò un poco -non ci provare, depravato, non è roba per te- disse evidentemente incavolato.
A Kagome scappò una risatina. Nessuno era mai stato geloso di lei, questo almeno un pò, ed evidentemente contro le sue aspettative, le faceva piacere.
-Inuyasha! Sei innamorato!- gridò lui, attirando l'attenzione di qualche giovane lì vicino. Un ragazzo loro conoscente ridacchiò, osservandoli di soppiatto.
Inuyasha era diventato viola dall'imbarazzo, ma cercava lostesso di fare il gradasso.
Il ragazzo era ora a pochi metri di distanza, si avvicinò a Miroku.
-eih amico! Era da un pò che non ci vedevamo!- disse, lasciando una pacca sulla spalla di Miroku, che rispose sorridendo caldamente
-salve, Koga! Ci sono mancate le tue visite...- il ragazzo, ora voltato verso Inuyasha e Kagome, esibì la sua lunga coda scura, e gli occhi celesti, profondi e osservatori. Anch'esso un bel ragazzo, si ritrovò a pensare Kagome.
-ah Inuyasha! Vedo che ci sei anche tu, botolo ringhioso!-
Non terminò la frase che si voltò di scatto verso Kagome, squadrandola da capo a piedi
-e chi è questa questa visione, questo angelo divino!?- disse estasiato, avvicinandosi pericolosamente alla ragazza. Inuyasha allungò un braccio tra i due, agendo d'istinto. Kagome era rimasta sconcertata a osservare la scena, da un lato era lusingata dalle parole di Koga. Nessuno le aveva mai parlato così. Inuyasha cercò di leggere qualcosa negli occhi di Kagome, si preoccupò. -non toccarla, schifoso lupastro- ringhiò, minaccioso, ora guardando Koga.
-beh, siete appena entrata e avete già tutto questo successo, dovreste essere contenta!- disse Miroku, rivolgendosi a Kagome. Questa si imbarazzò leggermente -dammi pure del tu...- disse poi, convinta. -molto piacere, io sono Kagome- continuò poi, porgendo la mano al ragazzo dietro al bancone.
-come avrai già capito, Miroku- rispose accettando la stretta della ragazza. -che pelle morbida e setosa...- la lusingò, passandò la mano sul dorso di quella di Kagome.
-molto bene, avete fatto amicizia, ora possiamo andare, non è vero Kagome?- disse afferrandole un braccio e spostandolo da quello di Miroku. Lei gli rivolse un'occhiataccia. Non sembrava l'Inuyasha tranquillo e simpatico di poco prima. Non che le dispiacesse l'Inuyasha geloso e possessivo, ma non voleva che esagerasse. Aveva capito che Miroku fosse un ragazzo, per di più, più grande, che si interessava a ... certe cose, però era sicura fosse una persona ragionevole e in gamba, non avrebbe mai fatto qualcosa contro la volontà di qualcuno.
-ma, manco ancora io!- tentò Koga, prendendo la mano di Kagome
-oh, mia dolce Kagome, adesso devi andare, ma ci rincontreremo, e stai pur certa che riuscirò a strapparti al cagnaccio- disse, a modi adulatori.
Kagome rimase un attimo sorpresa, si riscosse.
-questo lo vedremo... aspetterò con ansia- disse poi, sorridendo sicura.
-adesso possiamo andare davvero- disse Inuyasha, pentendosi di aver portato Kagome in un posto del genere. Non si aspettava però, che la ragazza si sarebbe trovata a suo agio con certe persone. Che poi, "certe persone" a quelli che erano i suoi amici. Ammise a sè stesso, nel profondo, di essere soltanto geloso. Sapeva benissimo sia che poteva fidarsi di Miroku, sia che Kagome era una ragazza con la testa sulle spalle, che sapeva benissimo difendersi.
Appoggiò una mano sulla fronte.
-c'è qualche problema?- disse scocciata la ragazza affianco a lui, incrociando le braccia.
Non gli diede il tempo di rispondere
-mi spieghi perchè non siamo restati un pò di più?-
-vuoi dire che stavi bene con loro?!- rispose lui, alzando la voce.
-ahh... non in quel senso... voglio dire SÌ!! stavo bene con loro!!- rinunciò poi.
-ah... allora è così che stanno le cose- sussurrò poi, voltandosi dall'altra parte.
-non sei veramente offeso- disse lei, calmandosi, quasi sorridendo.
Si avvicinò al mezzodemone, sfiorando volontariamente le orecchie, e poi appoggiandosi alle sue spalle.
-se devo essere sincera, non mi è dispiaciuto aver fatto ingelosire una persona... beh voglio dire, aver fatto ingelosire te-
Nell'ultima parola l'incertezza del resto della frase sembrava scomparsa, anzi pareva quasi... provocatoria.
Inuyasha, continuò il "gioco" nonostante non fosse più minimamente arrabbiato, tutt'altro, stentava a non sorridere; però si controllava, perchè sapeva che anche se non poteva vederlo, l'avrebbe percepito.
-ah davvero?- si voltò, la fissò inaspettatamente negli occhi, intensamente.
Kagome sussultò un momento. Poi sorrise.
Ora le mani che prima gli cingevano le spalle, erano appoggiate sul suo petto. Si accorsero solo in quel momento di quanto pericolosamente fossero vicini. Lei poteva sentire il suo respiro, lui sentiva il suo respiro, il suo odore, il suo cuore battere, a tratti più veloce. Si sentì felice di farle quell'effetto. Le sollevò leggermente il mento, con una mano. Osservò i suoi occhi, che se prima parevano insormontabili, in piano più alto, indecifrabile, ora parevano indifesi, scoperti. Li socchiuse leggermente. Era così dannatamente bella, lo sguardo intelligiente e sicuro, ma con una buffa nota infantile e timida, che la rendeva ancora più bella. Le gote arrossate.
Poi il flashback. Ricordò la maledizione, in quel momento il terzo volto divenne chiaro e riconoscibile. Sussultò. Un lieve terrore lo avvolse, inconsapevolmente. Ricordava quasi tutto, sua madre, spaventata, che lo pregava di andarsene. Lei. Lei che lo aveva perseguitato, per anni. Non era una cattiva persona, ma gli ultimi ricordi che aveva di lei erano oscuri. Lei era diventata oscura.
Si riscosse, indietreggiando.
NO!

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