Fece rientro a casa, sera inoltrata. Kagome camminò diretta sino alla porta della sua camera. Vuota, o quasi.
-Kagome! Ben tornata!- gridò la madre a vuoto, in braccio il cestino con i panni sporchi. La donna era giovane, i lineamenti allegri e docili, il sorriso parte della sua espressione. I capelli scuri erano raccolti disordinatamente, aumentavano il senso di spensieratezza e allegria che emanava la donna. Si dava molto da fare per la famiglia, senza tirarsi giù un momento. Gli occhi però, quelli erano profondi e dicevano tutto ciò che lei nascondeva. Quelli, Kagome li aveva ereditati, e Inuyasha se ne sarebbe ben presto accorto. Non impiegò molto a capire come leggere quegli occhi. A fare quello che nessuno era mai riuscito a fare, con Kagome. Lei li celava al meglio, in fondo non stava male con la sua identità spensierata e vivace, quella che conoscevano tutti i suoi amici. Non si sentiva in trappola, era in pace con sè stessa, e comportarsi diversamente, era una sua totale scelta di cui non si era pentita. Serviva però, una persona con cui mostrare l'altra sè stessa. In fondo, senza nemmeno averlo guardato in faccia, già aveva capito che quello strano ragazzo, abbastanza strano da riuscire a capirla, rappresentava quella persona.
Si lasciò cadere sul materasso togliendosi il lungo ed infernale capotto, che in qualche frazione di secondo, volò per aria atterrando sul mobile di fronte. Afferrò i lembi della maglietta e alzò le braccia per liberarsi del vestito. In poco tempo si ritrovò in intimo. Si alzò leggiadra dal letto inoltrandosi nel bagno. Tirò su la manovella, temperstura al massimo. Mentre l'acqua scorreva monotona nella vasca, Kagome osservava il fumo provocato dal calore, rifletteva. Come le accadeva sempre. Eppure, qualcosa non quadrava. Qualcosa in lei stava cambiando. Possibile? Con un solo stupido incontro? Scosse la testa, portò una mano alla fronte e sorrise. Inuyasha, pensò, un ragazzo interessante. Per la prima volta nella sua vita arrossì, pensando a un ragazzo. Si rese conto di non averlo minimamente considerato come un mezzodemone. Forse poteva avergli dato fastidio. Bocciò l'idea. Glielo aveva letto in faccia, o meglio l'aveva intuito, che gli aveva fatto piacere. D'altronde, aveva sentito che in molti luoghi quelle meravigliose creature venivano discriminate. È normale, è nella natura umana. Eppure non riusciva a farsene una ragione. Tanto meno dopo aver incontrato Inuyasha.
In poco tempo si rilassò completamente, e serena si accompagnò sino al letto, nascondendosi sotto le coperte.Si destò all'alba, come sempre, aprì gli occhi senza traccia di sonnolenza mattutina. Completamente sveglia. Si avvicinò alla finestra, guardando fuori. I colori chiari e prematuri di quella fase del mattino ricordavano gli occhi del mezzodemone. Anch'essi solitari e intelligienti, simili ad un inizio. Bellissimo inizio. Quel giorno sarebbe tornata a scuola. Era ritornata da poco in quella piccola cittadina su di una collina vicino alla grande Tokio. La sua città natale, di cui ricordava non troppo. Le strade erano strette e in un certo senso rassicuranti, conosciute. A tratti asfaltate, a tratti sabbiose e ricoperte di verde. Cespugli e piccoli boschi sbucavano in quantità. La scuola era piccola, ma pareva immensa, con coloro che la abitavano ogni mattina.
L'autostrada. Quella sì che la ricordava bene. Quel luogo era rimasto tra i ricordi più nitidi e puri. Lo ricordava di per sè, però. Non ricordava se vi fosse qualcosa di importante, di prezioso. Lo avrebbe scoperto.
-arrivederci!- annunciò neutra la partenza. La bocca piena di pane che faticava a masticare dall'enorme quantità. La madre la salutò con un gesto della mano.
Nella sua famiglia spaziavano soprattutto il fratellino Sota, dodici anni compiuti, allegro e ficcanaso. Il musetto sempre sorridente sotto i ciuffi neri. Il nonno era un tipo sognatore, in un mondo tutto suo. A causa della discendenza shintoista della famiglia, si sentiva come un importante sacerdote. I due li avrebbero raggiunti entro pochi giorni per diversi motivi. Del padre non ne sapeva nulla. Era morto poco tempo prima della sua nascita, e la madre, seppur con il suo carattere allegro e spensierato, aveva sempre evitato di parlarne. E Kagome era intuitiva. Non le aveva mai fatto domande.
Quel giorno si avviò a scuola nuovamente spensierata. Colpì leggermente le gote coi palmi delle mani. -sveglia! Nuova Kagome!-.
Il suono della campana era melodico come tutte le campanelle scolastiche nella maggior parte del giappone.
Quando, appena dietro un muretto di rocce incastonate all'angolo, scorse l'amica, Kagome alzò la mano per salutarla, sorridendo vigorosamente.
L'amica rispose e dopo un piccolo momento di esitazione si intrufolò affettuosamente tra le braccia di Kagome. La ragazza la strinse a sè, contando nella mente tutto il tempo passato lontane. -non sai quanto mi sei mancata- disse dolcemente, contenendo un grande entusiasmo. L'abbraccio si sciolse delicatamente, controvoglia. Si avviarono verso il grande portone rovinato che da tanto tempo Kagome non rivedeva. Quel portone che l'aveva accompagnata nella sua infanzia, e parte dell'adolescenza. Ora era cresciuta. A diciassette anni si è giovani donne. Lei era cambiata molto, ed era rimasta sempre uguale.
-la lezione sarà già cominciata- sussurrò, guardando le piastrelle colorate dell'ingresso. Quelle erano differenti, le avevano cambiate. Nei suoi ricordi, all'ingresso c'era un pavimento vecchio e rovinato, a tratti incrinato, che veniva nascosto da un tappeto verdone. Kagome sedeva spesso su quel portone a riflettere, nell'angolino impolverato, a fare merenda. Era lì che Sango le aveva parlato per la prima volta. Seppur fosse una persona incredibilmente importante, con lei aveva sempre mostrato la sua parte più allegra. Solo a momenti, quando aveva bisogno di pensare, non vi riusciva. In quei momenti l'amica non parlava, ma le stava silenziosamente vicina. Spesso si era chiesta cosa passasse per la sua testa; ma in fondo le bastava averla come compagnia. Quando Kagome, a soli dodici anni, le aveva detto che sarebbe partita, Sango si era sentita incredibilmente sola. Eppure non aveva voluto dirle addio. Si erano salutate normalmente a cenno di mano, all'uscita dell'ultimo giorno di scuola. Sapeva che sarebbe tornata.
La prese per mano -non c'è bisogno che ci facciamo dare una nota. Entriamo alla seconda- disse complice Sango, guardando l'amica. Questa non rispose, sorrise concordante. Quella mattina Kagome raccontò ogni cosa a Sango. I colori sfavillanti dell'Europa, i nuovi monotoni amici, Inuyasha. Sango pensò per l'ennesima volta che era incredibile, il modo con cui Kagome raccontava. Trasmetteva le pure emozioni del momento, era impossibile non essere interessate. Parlava con gli occhi, con il cuore, non con le parole. Di quelle ne usava sempre poche.
-dici sul serio?- domandò, sinceramente interessata. La ragazza annuì.
-che hai intenzione di fare oggi? L'hai invitato per un motivo preciso o per la prima volta hai gradito la compagnia di un ragazzo?- sorrise maliziosa.
Tornò seria. -per avergli fatto vedere quel luogo, dev'essere importante-
-non so, l'ho appena conosciuto- si limitò a rispondere. Esitò, poi continuò -trasmetteva sicurezza. E non mi ha mai interrotta, o dato fastidio- sospirò -o chiesto niente- aggiunse. -Mi ha seguita come sai fare tu senza nemmeno conoscermi. Sembrava conoscermi già- si lasciò scappare queste parole, in tutta sincerità. Fissando insistentemente un punto nel vuoto, dinanzi a sè. Come in quei momenti in cui, mentre pensi, posi lo sguardo su qualcosa, perchè non stai guardando quel qualcosa: guardandolo lo fai sparire. Immagini.
Sango le diede un bacio sulla guancia.
-anche tu mi sei mancata. In bocca al lupo- bisbigliò. Kagome, inaspettatamente, sorrise d'un tratto animata, e abbracciò l'amica. Congiunse le mani dietro la sua schiena e la stritolò affettuosamente.
-n-non sai quanto!!!- in un grido strozzato, di entusiasmo.
Sango sorrise più felice che mai. In fondo, aveva ritrovato una parte di sè.@ngolo dell'@utrice
Eh eh... salve a tutti quanti, e rieccomi a rompervi i maronii..
Eh.. so che l'originalità è pari a quella di un camaleonte, ma da qualche parte 'sta Sango dovevo pure infilarcela.. (per carità... è tra i miei personaggi preferiti)
Vabbè va.... vedrete che si fa interessante (ripete per l'ennesima volta) anche per Sango quando arriva il nostro amichetto maniaco...
Adios!!
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Promesso?
De Todo"Con il suo atteggiamento freddo, era stata in grado di sciogliere il suo. In così poco tempo." ... "-mh mh-, annuì. -ho moltissimi amici, sono simpatica!- per un attimo la sua voce pareva essersi rilassata, quasi in un ghigno, tornò seria. -quella...