Capitolo V "La promessa"

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Quella notte, Inuyasha, non riuscì a dormire. Stava bene, incredibilmente bene. D'altronde un demone per metà aveva certamente bisogno di non più che poche ore di sonno in una settimana.
Continuava a pensare a quella ragazza, i suoi sorrisi, il suo profumo, la sua cameretta che, vuota, sembrava lostesso piena fino all'orlo.
Ai posti meravigliosi che avevano visto insieme. E poi, pensò a quel giorno. Inizialmente sorrise, pensando a Kagome, e di come nella sua innocenza non ricordasse nulla di quel giorno. Non l'avesse riconosciuto. Poi i ricordi si fecero più nitidi...
Quella mattina il vento soffiava insistente, non aveva tregua. Non come quelle mattine, ventose, in cui ogni tanto vi è una pausa, come se l'aria si calmasse. Come se si dovesse "ricaricare".
Il bambino correva velocemente, i passi sul terreno umido si alternavano a tutta velocità, quasi impossibili da vedere. Il cuore batteva all'unisono coi suoi passi. Le ginocchia e i gomiti erano sbucciati e qualche goccia di sangue atterrava sull'erba. E lui le sentiva, e ogni goccia stava sempre peggio.
I ricordi si facevano sfocati, quasi inesistenti; assomigliavano sempre più a un brutto sogno, dal quale sei consapevole che presto ti sveglierai. Non guardava la strada, probabilmente non c'era più una strada da seguire. Esattamente come nella sua testa, il paesaggio era sempre più buio e fitto, insisteva ad intralciargli la strada, ma lui continuava ad avanzare. Non gli importava affatto del suo corpo. Voleva buttarlo via. Come era stato fatto con tutto ciò che di meraviglioso possedeva. Con tutto ciò che era la sua vita.
I singhiozzi cominciarono ad arrivare, i primi di una lunga serie. Non aveva mai pianto, in vita sua. Ma poco gli importava di infrangere i record. Ormai non aveva più il controllo del suo corpo, dei suoi movimenti. Non aveva più una volontà. O forse solamente, non voleva più averla.
Ora come mai nella sua vita avrebbe voluto essere un bambino stupido ed innocente. Un bambino che non capisce ciò che gli succede intorno, e che quando perde le uniche cose veramente importanti, quelle che costituivano la sua vita, non ha il tempo di farsene una ragione, di rendersene conto, che ne ha una nuova. E dimentica. I ricordi erano l'unica cosa preziosa che gli era rimasta. Eppure in quel momento, avrebbe voluto solo dimenticare ogni cosa, cambiare vita, rinascere. Avrebbe voluto fare ciò che fino a qualche ora prima, considerava barare.
Probabilmente, se fosse stato un comune bambino umano, in quel momento sarebbe già morto da un bel pezzo. Chissà se per fame, sete, o per le ferite oramai innumerevoli che spaziavano sul corpo. Ad un tratto attraversò qualcosa di morbido, che non lo ferì. Sentì freddo, un piacevolissimo freddo, e si accorse di essere totalmente fradicio. Quando finalmente alzò lo sguardo, notò un'immensa, bellissima, cascata.
Tra i fiori, la natura, c'era una piccola figura che correva sorridente, giocava con la vegetazione, senza coglierla. Sembrava nata per essere lì. Quest'ultima la avvolgeva come un turbine tranquillo.
Rimase ad osservarla, era ancora scosso, ma quell'immagine lo aveva come risvegliato dall'incubo in cui si trovava. Si sentiva molto peggio, da un certo punto di vista. Ora che aveva ripreso ragione di sè sentiva il tremendo bruciore delle ferite e non riusciva a muoversi. Inoltre se prima non lo accettava, era disperato nella sua incoscienza... ora si stava rendendo conto della situazione, ed era sveglio, cosciente, non poteva più permettersi di piangere come una bambinetta.
Eppure continuò a guardarla, fin quando questa non si accorse della sua presenza; si voltò. Si aspettava scappasse via, andasse a chiamare qualcuno per scacciarlo, oppure lo insultasse. Come facevano tutti vedendo un demone, per di più in queste schifose condizioni, chiuse gli occhi come a prepararsi, a difendersi.
Quando però non avvertì nulla di simile, socchiuse un occhio.
Rimase stupito, incantato: la bambina lo stava salutando felice con un cenno della mano.
Dopo un pò, avvicinandosi leggermente, si accorse delle sue ferite. Assunse un'espressione preoccupata. Fosse stata una normale bambina capricciosa, avrebbe giurato fosse un'espressione totalmente falsa e prima di apprensione. Invece su di lei era sincera.
Corse via di corsa, "ecco, è scappata" pensò.
Però non si mosse da lì, qualcosa gli impediva di farlo, come una forza nascosta.
Dopo pochi minuti la bambina ritornò frettolosamente, questa volta si fermò a pochi centimetri da lui. Senza dire niente prese una boccetta e versò parte del liquido trasparente su un pezzetto di cotone strappato con i dentini. Iniziò a disinfettarlo.
-ahi!- si lasciò sfuggire un lamento.
-scusami, brucia un pochino, ma tra poco non sentirai più nulla- disse la bambina, continuando il suo lavoro concentrata, senza alzare lo sguardo. Non gli fece domande sul cosa fosse successo. Forse glielo aveva già letto in viso. Lo medicò e basta.
Quando finalmente terminò, sorrise soddisfatta, e lo guardò finalmente in faccia.
Sussultò improvvisamente, di conseguenza si spavento anchè il ragazzino.
La bambina allungò una mano sino a sfiorare un'orecchia sulla sua testa.
Il mezzodemone la lasciò fare, teso come una corda di violino.
-scusa!!- la bambina ritrasse la mano
-ti ho fatto male?- continuò.
Il ragazzino scosse la testa.
-sono bellissime...- sorrise sincera, guardando le orecchie. Nella sua innocenza; era bellissima. Il bambino rimase a guardarla incantato, come si guarda una divinità.

Di quel giorno, Inuyasha ricordava solo quel momento. La corsa, l'incontro. Poi ripensò, concentrandosi. Per finire di medicarlo, la bambina lo accompagnò fino alla sua bellissima casetta accogliente. Gli dava una sensazione di sicurezza. Ricordò solamente che la notte se ne andò senza dire nulla. Se ne andò perchè era giusto così. Era un demone, seppure per metà, e doveva vivere da solo, doveva crescere. Ma soprattutto aveva qualcosa da fare. Prima di uscire però, la bambina lo fermò sulla porta, il viso assonnato.
-te ne vai?- aveva detto.
-sì- il ragazzino abbassò lo sguardo.
-devo farlo-
La ragazzina non chiese nient'altro. Lo capì; come solo lei già allora sapeva fare. Si limitò ad annuire.
-tornerai, un giorno?-
Il mezzodemone rimase un momento interdetto. Poi annuì, un pò più convinto -tornerò-
-promesso?-
-promesso-
E si incamminò nella notte.

Lui, da mezzodemone che non ama dimenticare, ricordava quell'incontro, quegli occhi che lo avevano tanto colpito, che gli avevano sorriso, e che aveva ora ritrovato.
Kagome, nel profondo del suo cuore forse, teneva un ricordo di quell'incontro. Ma come ogni bambino, l'aveva lentamente dimenticato. Prima sembrava sempre di più un sogno lontano, poi accantonato nei meandri più profondi della memoria umana. E quella promessa, rimase un'immagine sfumata della sua infanzia, un apparizione distante, che nella sua improbabilità, attendeva ancora di essere mantenuta.
"L'ho mantenuta Kagome. Una promessa è una promessa."
Il mezzodemone, quella notte, si assopì così. Pensando alla bambina, poi a Kagome. Quelle due immagini si sovrapposero nei suoi sogni. Si unì poi una terza figura, simile, ma sfocata, indefinita.

@ngolo dell'@utrice
Ciao a tutti!!! Perdonatemi, avete il permesso di strangolarmi per i miei aggiornamenti sempre in ritardo (o a casaccio) ma vi prego, continuate a leggere! XD Ehhh in ogni caso... che ne pensate di questo capitolo?? Si spiegano un pò di domande, e un pò se ne aggiungono.... bah.... vi lascio nei vostri dubbi...
Ma a noi ce ne frega meno di zero...
...
(Se non l'aveste capito, da quella promessa "deriva" il titolo della ff...)
Continuate a leggere!!!
°_° anche no...

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