20.

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Brivido,
questo è quello che sento. Questo è quello che lui mi sta provocando, le sue dita sui miei fianchi, le nostre labbra che quasi si sfiorano.

"Sei bella...come un campo di tulipani" ha detto, parole che ha detto con nonchalance ma che stanno rimbombando nella mia testa.

Fa pressione sui miei fianchi per farmi avvicinare ancora di più, come se non fossimo già troppo vicini, non distoglie lo sguardo dalle mie labbra e d'instinto mi mordo il labbro inferiore. Non mi sento io, non so cosa sto facendo, non ho più in funzione il cervello e questo è il risultato, le nostre labbra a meno di un millimetro. I nostri respiri diventano uno, ha ormai chiuso gli occhi e li sto per chiudere anch'io ma come una scossa, un senso di consapevolezza mi colpisce, ormai ci sono metri di distanza tra i nostri corpi.

Guardo il panorama davanti a me, inspiro il profumo dei tulipani, devo tornare in me. Cosa stavo per fare. Scuoto la testa per scacciare tutti i miei pensieri. Sento vibrare il telefono dalla mia tasca posteriore, qualcuno mi sta chiamando e quel qualcuno è Bryan.

«Bryan?» sussurro incredula.

per quale ragione mi sta chiamando?

«A-Alina, devi venire qui, a casa di Eros, è urgente.» la voce dall'altra parte del telefono mi preoccupa, la sua voce trema, è paura e io non so perché lo stia provando.

«Arrivo.» chiudo la chiamata in fretta, mi giro per prendere la borsa, tengo in mano le chiavi della macchina di Eros, le faccio penzolare ottenendo la sua attenzione.

«Devo andare, e tu guidi. La destinazione è di tua conoscenza questa volta.» Gli butto le chiavi e vado velocemente verso la macchina non prima però di aver salutato la proprietaria del bar. Metto la cintura, Eros controlla gli specchietti e mette in moto.

«Destinazione?» chiede incuriosito.

«Casa tua.»

Siamo davanti a casa di Eros, sembra una reggia ma non sono sorpresa, sapevo della sua famiglia e della sua ricchezza, me l'aveva detto Sol le prime sere che ci siamo conosciute e quando ho scoperto poi che era la sorella di Eros ho collegato le cose, in più mio padre seppur un bastardo aveva contatti con tutto il mondo, e lo aveva anche in America, quindi si anche con i Walker, cosa che ho scoperto di recente ma me la sono tenuta per me, niente di importante comunque.

Scendiamo dalla macchina e la porta di casa si spalanca mostrando Bryan e Rachel, alzo gli occhi al cielo alla vista di quest'ultima, quasi dimenticavo che vive dai Walker anche se per un misero mese. Ci fanno strada attraversando il grande salotto per poi arrivare al giardino posto dietro casa, mi fermo di scatto,sono pietrificata.

Al centro del giardino un albero e su questo albero appeso a testa in giù a modo di pignatta un... pupazzo? dalla dimensione di una persona vera, un coltello conficcato al livello del cuore, penzola e a me inizia a girare la testa, una scritta rossa che spicca alla vista.

" Alina cara. "

«Io non ti sopporto ma chi ha fatto questo ti vuole morta.» Rachel parla più del dovuto ma faccio finta di non averla sentita, ridacchia rumorosamente.

Ho il battito cardiaco accelerato, quel pupazzo sono io. Quel pugnale è per me, per il mio cuore, metto una mano li, al livello del cuore e quasi mi sembra di sentirne il dolore. Non riesco a capire cosa accade attorno a me, a malapena mi rendo conto di Eros che mi trascina via per portarmi in cucina. Mi scuote e con le sue mani raccoglie il mio viso.

«Alina» ripete più volte ma io lo guardo e basta. Inizio a tremare o stavo già tremando? Io non lo so...
Mi guardo intorno e le pareti le avverto strette, mi sembra di non respirare, Eros cerca di attirare ancora una volta la mia attenzione, mi rifugio nelle sue iridi, nei suoi occhi marroni con degli schizzi d'oro.

Un ricordo perduto Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora