ALINA POVLe gocce continuano a bagnarmi, una mano mi copre la bocca.
«Dobbiamo parlare.» Esordisce la persona davanti a me. Cerco di divincolarmi ma non ci riesco, la persona che mi ha rovinato la vita è qui e io non riesco a scappare, gli dovrei come minimo spaccargli la testa per aver ucciso mia madre, sono sicura che sia stato lui.
Punto lo sguardo verso la casa, spero non abbia visto Eros, almeno lui deve stare al sicuro.
Mi afferra bruscamente e mi costringe a seguirlo, arriviamo davanti a un furgoncino nero.
Blocca le porte, mette in moto.
«Andremo in un posto tranquillo, io e te alina cara dobbiamo parlare di una cosa, anzi, di una persona importante.»Dopo una lunga pausa dice, «Pensavo l'avessi uccisa tu ma mi sbagliavo, quindi no, tranquilla, non ti farò fuori, o almeno non adesso.» Si mette a ridere, continua a ridere in modo incontrollato, sono in macchina con un pazzo maniaco.
Apro bocca ma la richiudo, se dico qualcosa di sbagliato...non andrò a finire bene, quindi l'unica soluzione che mi rimane è assecondarlo.
Più i minuti passano più ripenso alle parole che ha detto,
uccisa?
È impossibile,
Kat è morta per overdose. E lo ricordo molto bene...
Il giorno prima della sua morte era il mio compleanno, un compleanno che non volevo festeggiare ma Kat aveva insistito così tanto... le avevo concesso di farmi una sorpresa, una piccola torta al cioccolato con una semplice scritta e le candeline, mi aveva cantato la canzoncina solita ed ero scoppiata a piangere, mi aveva abbracciata talmente forte...Il giorno dopo, visto che per lei il compleanno si doveva festeggiare più giorni, mi aveva convinta ad andare a una festa, la mia prima festa, anche perché eravamo ancora piccole per entrare, ma lei aveva le giuste conoscenze quindi siamo riuscite ad entrare nel club più esclusivo di Londra. Non avrei mai dovuto darle corda, se l'avessi fatta ragionare e avessi rifiutato lei sarebbe qui, affianco a me, al posto di questo pazzo maniaco.
«Cosa c'entri tu con Kat?» una domanda a cui non ricevo risposta.
Siamo in mezzo al verde, davanti a me una casetta di legno, il pazzo mi spinge dentro, chiude la porta a chiavi, mi guardo intorno, è arredata con il minimo indispensabile, un divano attaccato al muro, un piccolo tavolo, una cucina di legno e un'altra porta, probabilmente un bagno.
Il pazzo mi fa segno di sedermi sulla sedia e io faccio come dice, so che dovrei pensare a come scappare ma c'è qualcosa di più forte che occupa la mia testa, la verità.
Si siede sul divano.
«Bene Alina cara, adesso facciamo un gioco.» , tira fuori dai pantaloni una pistola e la sbatte sul tavolino in mezzo a noi. Cerco di tenere a bada i battiti del mio cuore, ispiro ed espiro senza risultati, ho il cuore in gola.«Io faccio una domanda e tu risponderai, per ogni risposta non sincera...», accarezza la pistola, «Lo scoprirai.»
Annuisco debolmente, nella mia mente scorrono così tante idee, come quella di prendere la pistola e sparargli ma non posso, non posso togliere una vita, nonostante sia lui. Diventerei un mostro e io non voglio.
«Prima domanda Alina...nel giorno della sua morte eravate insieme?»
«Si, eravamo insieme.»
Gioca con la pistola,
«Cos'è successo in quella festa Alina?»«I-o non lo so»
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Un ricordo perduto
ChickLitPuò una morte collegare due persone? «I tuoi occhi» faccio un passo indietro, mi riporta indietro nel tempo, un tempo che volevo dimenticare, cancellare ma ormai una cosa che credevo fosse chiusa e dimenticata si è aperta e non so più se questa pe...