Miss Scacco

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Angolo autrice

Salve, amici. Rieccoci con questa follia.

Per questa parte, c'è solo il POV di Rosa perchè - anche se lui è un sottone - purtroppo la più infossata è sempre lei. E anche perchè volevo farvi conoscere la Silvia dell'universo alternativo.

Infine, perchè campo di slow burn e quindi vi beccate il filler come nelle stagioni di Grey's Anatomy di 87 episodi.

Ma don't you worry, il piecuro ci sta pure quando non ci sta.

PS: the right against self-incrimination è l'equivalente inglese di quando nei film amerikani dicono che si appellano al quinto emendamento (che, in sostanza, significa che si fanno i cazzi loro); i casi pro bono - invece - sono quelli che gli avvocati si prendono a gratis un paio di volte all'anno per fare un'opera di bene.

Spero vi piaccia e, come sempre, fatemi sapere se vi va.

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From: carminedisalvo21@icloud.com

Subject: Scommessa?

E se invece vinco io, me lo racconti perché fai quello che fai? Nella nostra lingua, possibilmente.

PS: Tu mi mangi già. Con gli occhi. Tutt'e' vot che mi guardi.

Best Regards,
CDS


Ci sono momenti in cui a Rosa la sua vita sembra una frode e questo non glielo racconterebbe neanche se perdesse tutte le cause del mondo. La sindrome dell'impostore, che si è portata dietro da Napoli circa quindici anni fa, non l'ha ancora abbandonata e a lei non dispiace, perché la aiuta a non snaturarsi, a tenere sempre bene a mente chi è, di chi è figlia e a chi appartiene.

In un certo senso anche il suo lavoro è un modo per sentirsi a casa, per circondarsi di persone che le ricordano tutti quelli che si è lasciata indietro. Spesso si è detta che lo fa per senso di giustizia, perché anche chi sbaglia merita una seconda possibilità e perché a volte certi errori si fanno per percorrere una strada già segnata, com'era successo a suo fratello Ciro, ad esempio.

Eppure – quando ha il coraggio di guardarsi dentro – riesce ad ammettere che in fondo tutte le sue scelte, anche quelle che sente come sue e di nessun altro, sono dettate dal bisogno di sentirsi vicina a suo padre, come se non riuscisse a perdonarsi di essersi costruita una vita di cui lui fa parte solo da lontano.


♪♪♪ I' pe' te vulesse 'e figli e 'na famiglia

E 'na laurea d'avvocaro fusse 'a primma

A purtà stu nomme nuosto cchiù lontano

Addò ce putimmo scurdà 'e tutto 'o mmale

'E suonne durano pe' na nuttata

Ma chell'alba rosa m'è rimasta 'ncapa

Eramo io e te senza paura

Ca cagnavamo 'o futuro senza ce guardà cchiù areto maje ♪♪♪


Quando era piccola, suo padre la svegliava sempre cantando. Le aveva scritto una canzone ma a lei sembrava che avesse scritto il suo futuro. E perciò, quando è diventata grande senza più nessuno che le dicesse cosa fare, a Rosa era sembrato naturale dare una forma concreta alle parole che suo padre le aveva cucito addosso quando nessuno dei due sapeva ancora che non avrebbero più visto alcun alba insieme.

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