Homecoming

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Angolo autrice

Buonasera, amici. In ritardissimo, come sempre, la seconda parte dell'appuntamento al tramonto dal POV del piecuro. 

Nessuna lunga premessa stavolta. Solo...che imbarazzo, e vabbuò  cit. 

Poi capirete. E, se vi va, facit'm sapè. 

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Raccontami di questo posto.

Se non fosse il più classico dei cliché, le direbbe che non ci ha mai portato nessuna a parte lei. Sarebbe la verità ma suonerebbe così scontato da sembrare quasi una bugia e, se c'è una sola cosa che Carmine non vorrebbe farle provare mai, è la sensazione di essere una tra le tante. Perché, anche se non sa quando e come è successo, ogni volta che l'ha guardata oggi, ha davvero pensato che nessuna è mai stata come lei per lui. Nemmeno Nina.

Nisciuno è comm 'e te p' me.

Una cosa che probabilmente le avrebbe detto se l'avesse incontrata quindici anni fa, quando credeva che correre fosse l'unico modo per arrivare da qualche parte e non aveva nessuna paura di schiantarsi nel mentre.

All'epoca gli importava solo di fuggire. Da se stesso, dal sistema, dalla sua famiglia. Ed era stato fin troppo facile convincersi che crearsene una tutta sua con una ragazza che era l'antitesi di sua madre fosse la soluzione a tutti i suoi problemi. Quando guardava negli occhi azzurri di Nina, vedeva un mare che lo avrebbe trascinato via da tutto quello che non gli piaceva; quando affondava le mani tra i suoi ricci castani, gli sembrava di essere già dall'altra parte, su una spiaggia nascosta dove nessuno li avrebbe mai trovati. E quando facevano l'amore e i lori corpi si univano e si mischiavano, si sentiva sempre come se la purezza di lei fosse in grado di ripulire il sangue che gli scorreva nelle vene.

Perciò, quando la madre di Nina la portò via dalla città per impedirle di sposarsi a soli sedici anni e di restare incinta del figlio di una camorrista, Carmine realizzò che più che lei, gli sarebbe mancata la vita che avrebbero potuto costruire insieme. L'aveva amata e tanto, con l'intensità e l'urgenza con cui si ama quando l'amore è il rimedio alla solitudine ma, soprattutto, aveva amato quello che lei rappresentava per lui. Un nuovo inizio, una vita diversa, la fuga. Nina era per lui la voglia di scappare.

Rosa, invece, è la voglia di tornare.

Gli ricorda il sole bollente di un mezzogiorno d'estate sugli scogli di Mergellina, l'odore di pizza fritta tra le strade e il rumore dei clacson dei motorini che sfrecciano tra i vicoli dei quartieri.

Rosa sa di casa e della parte bella di Napoli che gli manca e che non ha mai smesso di cercare. Neanche ad un oceano di distanza.

"Quann so' arrivato a Londra 'a primma vota, mi perdevo spesso. Tenevo 'sta convinzione che se continuavo a camminare, primm o poi truvavo 'na traversa magica che spuntava 'ngopp 'o mare. O' sapevo che nun era possibile, ma era cchiù forte 'e me. Nu' juorno passai pa' ccà e il cancello era aperto. Nun aggia truvat 'o mare ma 'nu poc 'e pace.", le dice, guardando in direzione del fiume.

Quello che non le dice, invece, è che questa pace non aveva mai voluto condividerla con nessuno prima. Né le dice che in questo posto non si era mai sentito così vicino a casa come adesso che lei gli siede accanto.

Infine, non le dice nemmeno che sta pensando che forse, dopotutto, non gli serve il mare se può avere lei.

"Comunque, è durato poco. Po' venett 'o custode e mi cacciò. Solo che ormai m'ero affezionato a stu posto e accussì so' semp turnato. C'aggia mis tre mesi per capire gli orari giusti e fin'e mo' ancora nun m'hanno arrestato p' violazione 'e proprietà privata.", aggiunge, invece, ridendo.

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