Marzo 2064

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Marzo 2064

Qualunque cosa pensasse Tulloch, Petra non trovò la sua lezione particolarmente illuminante, almeno dal punto di vista accademico. Sarà stato pure presuntuoso dire che l'origine delle due scuole di matematica applicata l'aveva già studiata al primo anno, ma... be' era vero. In compenso imparò una o due cose sul suo collega (capo un fico secco!) Una era che aveva il coraggio di tenere lezione semplicemente parlando e scrivendo alla lavagna, senza animazioni di grafici tridimensionali o filmati storici, un metodo noto come 'nuda voce' e adottato dagli insegnanti più carismatici (e dagli idioti che credevano di esserlo e se ne fregavano se gli studenti cadevano addormentati).

PAMM 1 era una lezione del primo anno ed era in comune con altri corsi, per cui si teneva nella 1, una delle grandi aule ad anfiteatro situate al piano terra. Le prime parole che pronunciò Tulloch mettendoci piede furono: «Spegnete il cubo.» Gli studenti rumoreggiarono. Senza la lieve luminosità dello spazio per le proiezioni tra la cattedra e la prima fila di banchi l'aula sembrava più tetra.

La seconda era che seguirlo con lo sguardo durante la lezione faceva venire il mal di testa. Tulloch passeggiava su e giù come se avesse avuto il diavolo alle calcagna.

«Cosa si definisce 'leviatano' in PAMM. Popper, illustrando il suo criterio falsificazionista, ha spiegato come, quando dei fatti smentiscono una teoria, questa possa essere modificata ad hoc per farla risultare in accordo con tali fatti e salvarla. Cosa accade se una teoria viene 'salvata' non una o due volte, ma costantemente per trenta o quarant'anni, perché è particolarmente importante dal punto di vista politico o economico? Il risultato finale è un leviatano, una complessa costruzione teorica apparentemente in accordo perfetto con gli esperimenti ma di dubbio contenuto scientifico, in quanto per adattarla ai risultati sperimentali è stata riempita di contraddizioni, definizioni che cambiano significato, postulati caduti dal cielo, aggiustamenti dei parametri, ecc. Un leviatano è invulnerabile: chiunque cerchi di criticare questo mostro in nome della logica fa la figura del nemico della scienza, perché sembra ignorare il crudo dato di fatto delle conferme sperimentali.» Si sedette sulla cattedra con un saltello, ma continuò a dondolare le gambe battendo i tacchi contro il pannello della cattedra con un rumore fastidioso, come se la sua energia dovesse trovare qualche altro sfogo.

«Alla vigilia del Secolo di Fuoco i danni causati dai leviatani erano così evidenti che si era creata una contro-comunità scientifica clandestina. Gli scienziati dissidenti erano costretti a lavorare principalmente a livello teorico, anche se non mancano casi di professori universitari che conducevano una sorta di doppia vita scientifica e riuscivano a effettuare esperimenti sulle nuove teorie.» Tulloch si girò verso Petra e le strizzò l'occhio, lasciandola confusa. «Per esempio la scuola di Auckland riuscì ad ottenere abbastanza successi sperimentali da interessare il governo indonesiano, con conseguente brutta sorpresa per la Cina quando si ritrovò le sue navi disintegrate dall'antimet nel corso della spedizione punitiva, storia che avrete studiato al liceo.»

Tulloch saltò giù dalla cattedra, ci girò intorno e si sedette sulla sedia, inclinandola all'indietro e poggiando i piedi sul ripiano, con grande irritazione di Petra che gli stava seduta a fianco.

«Alla fine del Secolo di Fuoco la nuova pratica scientifica aveva acquistato abbastanza prestigio da uscire allo scoperto, e l'odio per il genere di trucchi che avevano portato alla nascita dei leviatani faceva ormai parte del suo corredo genetico. C'è chi dice che la vecchia comunità scientifica ne sia uscita screditata in modo eccessivo, visto che la maggior parte degli scienziati non commettevano personalmente scorrettezze ma si limitavano basarsi sui risultati dei colleghi. Secondo me nessun discredito è eccessivo...»

Petra aggrottò le sopracciglia. Tulloch, nonostante fosse rivolto verso gli studenti, si girò verso di lei, come se si fosse immaginato la sua reazione, e le fece un sorrisetto. «...basti pensare al disastro sanitario degli anni Venti.» Le gambe posteriori della sedia slittarono pericolosamente e si affrettò a rimettere i piedi per terra.

«A proposito, come avrete letto sul programma, per l'esame dovrete discutere una tesina dove si presenta il caso di un modello valido matematicamente usato a caz... applicato in modo errato al fenomeno che intendeva spiegare. Se mi presentate la crisi sanitaria degli anni Venti vi metto diciotto, per quanto la tesina sia fatta bene.»

Un brusio di protesta si diffuse nell'aula.

«Perché non possiamo parlare della crisi sanitaria?» chiese uno studente.

«Ottima domanda!» gridò Tulloch. «Bravo, non abbiate mai paura di fare domande, anche se possono sembrare banali. Non è perché dopo tutti questi anni mi sono rotto le scatole di leggere tesine tutte uguali. E' perché gli esempi eclatanti assurgono a simboli, e io voglio che non ragioniate per simboli, ma per metodo. Hai capito?»

«Veramente no, prof.»

«Visto che se ne parla così tanto, non voglio che identifichiate inconsciamente la crisi sanitaria con gli errori di metodo. Studiando altri casi finireste per pensare che se hanno delle somiglianze con quello allora c'è per forza un errore, o al contrario, che è tutto giusto solo perché non ci hanno niente a che fare, invece ogni caso deve essere valutato obiettivamente. Per ulteriori chiarimenti sulle tesine chiedete alla dottoressa Antoniou, sarà lei a seguirvi. Tornando alla nascita della scuola modellista...»

*

Petra e Tulloch si incontravano spesso, nonostante l'ufficio di lui fosse al primo piano con gli altri ricercatori di PAMM, perché la stanza di Petra era vicino alle macchinette degli snack e Tulloch ne era un grande frequentatore. Nel Dipartimento c'era anche una caffetteria ma era fuori dall'edificio e risultava un po' scomoda per una pausa veloce.

«Ti è stata utile la lezione?» le chiese Tulloch durante la solita pausa caffè.

Petra ci mise qualche istante per cercare una risposta diplomatica e quando la trovò era passato troppo tempo, così tacque.

«Vedo. Lo so che queste cose le conosci già, ma volevo vedere se avevi l'umiltà necessaria per imparare un metodo nuovo. La nostra materia richiede un approccio particolare e non si può dare niente per scontato.»

Petra pensò di dargli uno spintone e farlo cadere. Immaginò il caffè che macchiava la parete di mattoncini gialli. «Oh? E ho superato l'esame?» chiese, gelida.

«No, mi stavi ascoltando distrattamente. Sembravi più interessata a notare i miei calzini spaiati che a quello che dicevo.»

«Perché spaiati? Erano tutti e due blu con una riga nera.»

«Ho l'impressione di aver appena dimostrato la mia tesi...»

Petra arrossì. «Tulloch, ti sto solo dando una mano per un semestre. Lascia perdere le lezioni di umiltà, non devi salvarmi l'anima e convertirmi al modellismo.»

«Salvarti l'anima è proprio quello che ho intenzione di fare.»

Petra contò fino a dieci e cercò qualcosa di costruttivo da dire. «Comunque quello che hai detto sui casi eclatanti e i simboli mi ha fatto capire qualcosa del tuo approccio, ne terrò conto seguendo le tesine.»

«C'è una luce in fondo al tunnel! C'è una luce in fondo al tunnel!» disse Tulloch a voce così alta che qualche testa si affacciò in corridoio. «Per festeggiare ti do il permesso di chiamarmi Ben. Vedrai come renderà i litigi più scorrevoli.»

«Usare il soprannome mi sembra eccessivo. Va bene se ti chiamo Douglas?»

«Veramente no» rispose Tulloch, sorpreso. «Non è il mio nome.» Girò sui tacchi e si diresse verso la sua stanza, lasciando Petra sola nel corridoio a battere mentalmente la testa contro il muro.

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