Maggio 2064
Petra ripensava alla famosa serata con Tulloch e sorrideva. Dopo la pizza avevano fatto una passeggiata e, alla faccia dell'aglio e dei peperoni, lui l'aveva baciata all'improvviso. Dopotutto quella sua energia straripante non era male, anzi, non vedeva l'ora di sperimentarla in ambiti extra-matematici. Peccato che avesse perso dieci punti perché quando Petra era ostentatamente rabbrividita dal freddo non si era sognato di togliersi la giacca e mettergliela sulle spalle.
Ma ormai doveva smetterla di chiamarlo per cognome, era ridicolo, anche se lui la chiamava ancora Tony. Il suo nome era Dougal. In uno slancio adolescenziale di cui si era un po' vergognata aveva cercato quel nome insolito su internet e aveva scoperto che significava "black stranger". Niente male per uno con quella faccia!
Guardò l'orologio. Quella sera avevano il loro secondo appuntamento e stava aspettando che finisse di parlare con Wunderlich. Era rimasta di stucco quando l'aveva saputo perché di solito si evitavano come la peste, poi si era ricordata che Dougal aveva intenzione di proporgli una collaborazione. Ridacchiò immaginando la faccia di Wunderlich.
Però era passato un po' di tempo; se il vecchio professore l'avesse buttato fuori a urla, Doug sarebbe tornato nella sua stanza. Chissà, forse ne stavano parlando seriamente. Decise di andare a vedere, anche per distoglierlo dai suoi sogni matematici e ricordargli che dovevano uscire insieme.
Si incamminò per il corridoio. La maggior parte delle stanze erano chiuse perché a quell'ora molti erano già andati via, ma la stanza di Wunderlich era illuminata e si sentivano delle voci. Avvicinandosi sentì che in effetti lui e Doug stavano discutendo sul modello. La porta era socchiusa.
«Una bella porcata quella funzione Zeta» disse una voce nota.
Petra si fermò e si mise una mano sulla bocca per bloccare una risatina. Con quel livello di diplomazia non ci sarebbe stato da meravigliarsi se Wunderlich l'avesse davvero buttato fuori a calci.
«Non devo rendere conto a te del mio lavoro, Tulloch.»
«Ogni giorno centinaia di persone rischiano la pelle basandosi sul presupposto che la tua analisi sia valida. Quindi se fossi in te mi mostrerei un po' più disponibile al dialogo. Ma, parlando di Zeta, credi che non sappia cosa ci hai nascosto dentro?»
Ah, le scatole cinesi! pensò Petra. Era un po' perplessa sulla questione di rischiare la pelle. Doveva essere un modello applicato in medicina o in ingegneria.
«Spero che tu non lo sappia, perché vorrebbe dire che hai studiato senza autorizzazione un mio lavoro riservato ancora da pubblicare.»
«Oh? Credevo che fosse il lavoro di Anderssen, Anderssen e Wölk. Va bene, ho spiato. Basta un semplice confronto con La mano invisibile: Zeta è funzione di Ksi.»
Il tono di Tulloch era mortalmente serio. Doug, scusa ma sei fissato, pensò Petra. Adesso Wunderlich ti manda a quel paese. Invece il silenzio si prolungava, come se il rimprovero avesse colpito nel segno.
Il titolo La mano invisibile solleticò un ricordo indefinito nella sua testa.
«Perché non chiamiamo anche Jochen Bellringer e ci facciamo tutti insieme una bella discussione filosofica sul significato di Ksi?» continuò Tulloch.
E chi cavolo è Jochen Bellringer? Nel Dipartimento non c'è nessuno che si chiama così.
«Torna sulla terra, Tulloch, secondo te a chi darebbe retta Bellringer tra noi due?»
«Che ragionamento da vero scienziato. Ok, Bellringer non mi crederebbe, ma aver cambiato il nome della variabile da PiVu a Ksi non basterà a salvarti.»
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Scatole cinesi
Fiksi IlmiahBerlino, 2064. Il mondo si sta lentamente riprendendo da una crisi che ha sconvolto l'economia e la scienza. Secondo gli analisti una crisi ancora peggiore è alle porte, e i diversi partiti si preparano come possono. Purtroppo per le analisi econom...