Gennaio 2064

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Gennaio 2064

Petra riuscì a tener fede al suo proposito di ignorare Tulloch e averci a che fare il meno possibile, ma ogni tanto le capitava a pensare a lui.

Per esempio quando vide la collezione di libri antichi.

Era rimasta sola nello studio di Wunderlich per una delle solite interruzioni (quell'uomo riceveva più chiamate del presidente di Interwelt) e per passare il tempo si era messa a guardare i libri sugli scaffali. Aveva notato un ripiano basso colmo di volumi malridotti e per curiosità si era chinata per leggere i titoli.

«General Relativity...» sussurrò «Quantum Field Theory... ah, i nostri padri spirituali!»

E tu chi sei, professor Tulloch, per parlarne col quel tono? Solo perché durante il Secolo di Fuoco il pragmatismo della guerra ha portato alla ribalta problemi matematici meno astratti, non vuol dire che teorie così belle debbano essere screditate.

«Teoria delle stringhe, wow, Wunderlich è tosto! » Aveva sentito leggende sugli stringhisti che vagavano per il Dipartimento con faldoni di stampati del computer così voluminosi e illeggibili che nessuno sapeva cosa ci fosse scritto davvero. Si immaginò Tulloch che sogghignava e gli rispose mentalmente: Va bene, di sicuro a cavallo del secolo si era un po' esagerato, ma butteresti uno strumento potente solo perché qualcuno l'ha usato male?

«E questo cos'è?» Prese in mano un libro che, nonostante sembrasse meno vecchio degli altri, aveva la copertina strappata a metà, tanto che si leggeva solo parte del titolo: La ... invisibile. Petra si aspettava un testo minore attinente alle teorie che avevano portato alla nascita della matematica campistica, magari sull'energia del vuoto (invisibile?) Invece era di informatica, e non molto aggiornato. Sembrava il progetto di un programmone per coordinare una miriade di mini intelligenze artificiali. Aprì il libro al primo capitolo per vedere se si spiegasse lo scopo di quella mostruosità.

«Ah, ti stavo cercando!» disse una voce sonora. Petra si alzò così di scatto che battè la testa contro uno spigolo della scrivania. Non fu molto contenta di vedere che la causa dell'interruzione era Markus. Quel rompiscatole. Non era neanche brutto, era biondo e atletico, (l'incisivo spezzato rovinava un po' l'insieme, perché diavolo non se lo faceva ricostruire?) ma aveva un modo di fare insopportabile.

«Dev'essere urgente» rispose, ironica. Markus la cercava sempre con le scuse più ridicole. Tra l'altro lo faceva anche con Mareike e non si disturbava affatto a nascondere i due corteggiamenti in contemporanea.

«Avevo ragione quando ho detto ti avevo già visto da qualche parte!» Le porse una foto in bianco e nero, trionfante.

Petra si strofinò la testa ammaccata e guardò la foto con scarso interesse. «Non sono io.»

Markus le lanciò un'occhiata offesa. «Lo spero bene, saresti un vampiro o qualcosa del genere. E' una foto di un secolo fa. Sono un appassionato di film antichi. Ieri sera ho capito che assomigliavi a qualche attrice e ho passato la notte controllando la mia collezione. E' Anna Maria Alberghetti!»

Il lato peggiore era che si aspettava una lode. Non si rendeva conto di quanto fosse inquietante l'idea che avesse rinunciato al sonno per una maratona di film vintage alla ricerca di un'attrice che le assomigliava.

Petra sentì risuonare in corridoio il passo mastodontico di Wunderlich e imbarazzata si affrettò a rimettere il volume di informatica al suo posto.

«Schwarz, non hai niente da fare?» chiese Wunderlich in tono seccato.

«Adesso vado, professore, dovevo dire una cosa ad Antonescu.»

«Antoniou» lo corresse Petra. Quel cafone le stava sempre appiccicato e non si degnava neanche di imparare il suo nome?

Scatole cinesiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora