Maggio 2064

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Maggio 2064

«Per caso ti sei offerto di revisionare un modello di Wunderlich e lui ha rifiutato?»

Tulloch scoppiò a ridere. Non era la risata imbarazzata di chi viene colto in flagrante e cerca di nascondere la verità, ma neanche la risata di chi è stato completamente frainteso. Era come se Petra avesse toccato senza volerlo un tasto terribilmente comico.

«Incomincio a sentirmi come se fossi entrata al cinema a metà spettacolo...» disse Petra.

«Scusa» Tulloch allungò una mano per poggiarla su quella della ragazza. Petra notò fugacemente che in contrasto con la sua carnagione mediterranea sembrava un petalo di rosa, poi provò una sensazione di calore poco adatta alla conversazione e ritrasse la sua con riluttanza. «Hai quasi indovinato, ho intenzione di chiederglielo e già mi immagino la risposta» concluse Tulloch.

«Sei proprio strano. Odi Wunderlich, gli freghi gli assistenti eppure muori dalla voglia di lavorare con lui. Qualcuno potrebbe sospettare un grave caso di invidia.»

«Non muoio affatto dalla voglia di lavorare con lui, anzi, se accettasse sarebbe un inferno. Guarda il povero Javier.»

«Sì, li ho sentiti litigare. Allora stanno lavorando insieme?»

«Stavano, ma adesso Javier dovrà buttare il lavoro nel cesso perché il tuo caro Wunderlich ha cambiato idea. Ma basta parlare di quel caprone.»

«Sei tu che invece di chiedermi che musica ascolto o se preferisco il mare o la montagna mi hai chiesto cosa ne penso del modellismo!»

«Oh povero me, ho di nuovo trasgredito alle regole del primo appuntamento?»

Quell'argomento potenzialmente interessante fu interrotto dal cameriere con le pizze. Quella di Petra era ai peperoni, quella di Tulloch era un pasticcio colorato degno di lui dove si distinguevano a fatica pezzi di ananas, würstel e sostanze più sospette.

«Che cavolo hai ordinato, la pizza Hiroshima?»

«Senti chi parla. Anche tu hai trasgredito alle regole del primo appuntamento, aglio e peperoni dovrebbero essere banditi.»

Petra arrossì senza sapere se per la rabbia o per l'allusione. «In Grecia le regole del primo appuntamento non prevedono una vicinanza troppo intima.»

Tulloch si mise il tovagliolo sulle ginocchia. «Questa è una scoperta, non avrei mai creduto che la Grecia fosse un posto ancora più palloso della Germania!»

Con soddisfazione di Petra, il nome di Wunderlich non saltò più fuori per il resto della serata.

*

«Novità su Black Stranger?» chiese Jochen a Wunderlich.

«Continuo a trovare oggetti fuori posto sulla scrivania e cose del genere. Chiunque sia questo tizio è un dilettante, comunque direi che non è Antoniou, bazzica la nostra ala del Dipartimento troppo raramente.»

«Una l'abbiamo esclusa, restano solo gli altri trenta» commentò Uli, ironico.

Wunderlich lo guardò in un modo che rendeva chiaro il suo parere sulla partecipazione dei dottorandi, poi aggiunse: «Ho tolto a Palladino la revisione che gli avevo assegnato. Sinceramente non mi fido più.»

«Ma non era la revisione del SAS, no?»

«Stai scherzando. Ma mi ronzava troppo intorno, e poi studiando il mio modo di lavorare farebbe meno fatica ad analizzare il SAS se ci mettesse le mani sopra. È l'impostazione mentale dei modellisti.»

«C'è qualcosa di strano in questa storia, però» Jochen fece una pausa per aspirare la sua sigaretta russa. «Rémy ci sta attaccato al culo per il nostro lavoro politico e sindacale, ma ha sempre trattato le nostre idee sul sistema economico come il delirio di tre poveri pazzi. Cos'è all'improvviso tutto questo interesse per il lavoro matematico di Jens? Ha cominciato a prenderci sul serio? E perché?»

«Jens, a parte la coincidenza temporale tra la svolta nel lavoro sul SAS e l'inizio dei disturbi, hai altri motivi per credere che questo spionaggio sia diretto al tuo lavoro?» chiese Maria. «Non potrebbe essere per scoprire i tuoi rapporti col partito?»

«Andiamo, Mariuška, scoprire i rapporti di Jens col partito! Come se Rémy non avesse già un dossier lungo un chilometro. Potrebbe arrestarci domani.»

Wunderlich ci pensò. «Mi pare che le interferenze si concentrino intorno alla mia postazione di lavoro. Per dirne una, non ho mai avuto la sensazione che qualcuno mi seguisse fin qui. E poi» concluse, in tono più deciso «non vedo perché per scoprire i miei rapporti col partito dovrebbero sfogliare La mano invisibile

«Eh già, c'è la mano invisibile...» disse Jochen in tono vago, la sigaretta tra le labbra e lo sguardo perso in lontananza.

*

«Tu e Tulloch? Sul serio?» chiese Liliane. Stava andando con Petra al laboratorio e la sua amica si era decisa a sganciare la bomba.

La faccia imbarazzata e un po' spaesata di Petra fu una risposta sufficiente. Forse non ci credeva lei stessa. «Non è così male, a conoscerlo.»

Liliane cercò di nascondere il suo scetticismo. Il difetto peggiore di Tulloch era certo la combinazione tra un cervello che scovava il tuo punto debole e una lingua che andava a colpire esattamente lì, come un missile teleguidato, ma secondo lei non era un gran che neanche fisicamente. Proprio il giorno prima l'aveva visto con una camicia gialla che, con la carnagione che si ritrovava, gli conferiva il fascino virile di un cono fragola e banana. Ma chissà, forse il DNA greco di Petra bramava il gelato alla fragola. Dopotutto anche lei e Javier sarebbero stati una coppia panna e cioccolato.

Pensando a quanto il nuovo sviluppo le fosse favorevole (sempre nella sua fantasia!) riuscì a mostrarsi più entusiasta di quello che era. «Raccontami tutto!»

Petra si lanciò nel racconto della cena a lume di candela, ma davanti alla stanza dei ricercatori si interruppe all'improvviso. Liliane seguì il suo sguardo. Wunderlich era nel corridoio e fissava attraverso il vetro Markus, che si era rintanato in un angolo del laboratorio e stava digitando freneticamente sul comunicatore. Il viso del vecchio professore era rosso e contratto, con i denti scoperti in una smorfia. Non era esattamente famoso per il suo buon carattere, ma Liliane non l'aveva mai visto in quello stato.

Petra e Liliane entrarono nel laboratorio ma Wunderlich aspettò un attimo prima di seguirle, cosicché Markus, che sentendo la porta aveva appena alzato gli occhi, non si accorse della sua entrata.

Wunderlich gli si avvicinò silenziosamente e gli tolse il com di mano con una velocità da serpente a sonagli.

«Schwarz, ti serve qualcosa dal mio comunicatore?» chiese, con voce rauca.

«No, professore, ho visto che l'ha dimenticato e stavo venendo a portarglielo.»

«Come vedi non dovrai disturbarti. Adesso puoi tornare al lavoro.» Wunderlich uscì.

Petra disse a Markus: «Non prendertela, in questo periodo è molto nervoso.»

Liliane aggrottò le sopracciglia. Al posto di Petra, più che preoccuparsi per i sentimenti di quello stupido, gli avrebbe chiesto che diavolo stava facendo col com di Wunderlich. Se avesse messo le mani su quello di una delle ragazze non ci sarebbe voluto molto a indovinarlo, ma così andava oltre la sua immaginazione. Poi le venne in mente qualcosa. «Comunque è vero che Wunderlich è diventato strano, hai sentito anche la storia con Palladino?»

Petra la guardò con ironia. «No, quali novità sul tuo argomento preferito?»

Liliane assunse un'espressione di virtù offesa che durò circa mezzo secondo, quindi continuò: «Wunderlich l'ha silurato e...»

Intervenne Markus: «E Palladino si è rivolto a Sikorskij, testualmente con questa lamentela: "la regina del Dipartimento ha la sindrome premestruale."»

«No!» strillò Liliane, deliziata. «Ma tu che ne sai?»

«Ho sentito che lo raccontava a Tulloch.»

«Figuriamoci se Palladino racconta cose del genere mentre ci sei in giro tu. Eri dietro la porta ad ascoltare?»

Markus le lanciò uno sguardo di rimprovero, si sedette alla sua postazione e accese il computer.

«Comunque la frase di Palladino è azzeccatissima» concluse.

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