«Che fai, Tony?» chiese Tulloch affacciandosi alla stanza di Petra. Aveva un bicchiere di caffè in ciascuna mano e un terzo nella piega del gomito. Dopo l'ultimo fiasco si chiamavano ancora per cognome, ma lui aveva cominciato ad abbreviare Antoniou in Tony. Petra si sentiva la coscienza troppo sporca per protestare, e comunque lo trovava quasi simpatico.
«Alcuni studenti mi hanno già consegnato le tesine e le stavo leggendo.»
«Proprio quello che speravo. Vieni da me che ci divertiamo. Ho chiamato anche Javier.» Accennò al bicchiere nella mano destra: «Questo è per te. Panna e zucchero, vero?»
«Oh, grazie» Lei rimase piacevolmente sorpresa da quella piccola premura. Prese il bicchiere e fece per seguirlo, ma Tulloch si bloccò e le disse in tono freddo: «Prendi le tesine» come se Petra fosse stata una cretina che scambiava una riunione di lavoro per un ritrovo sociale. Ma un istante dopo era di nuovo allegro ed entrava nel suo ufficio con passo energico. Palladino era già presente.
«Ecco i primi frutti!»
«Oh, no» rispose Palladino.
«Dai, ti ho portato un caffè per aiutarti ad affrontare questo momento.»
«Si può sapere cos'è questa storia?» chiese Petra.
«In realtà il motivo per cui non voglio che si parli della crisi sanitaria è che costringo gli studenti a fornirmi nuove perle di scorrettezza scientifica ogni anno. Scovano della roba troppo divertente.»
«Io farei a meno di partecipare, per me è una sofferenza sapere che certi articoli sono stati pubblicati sul serio» precisò Palladino.
«Macché, si diverte quanto me, solo che pensa che ridere sia immorale. Tony, dammi le tesine che hai già corretto. Puoi sederti lì a controllare le altre e appena ne finisci una passamela.»
Petra occupò la scrivania vuota dell'ufficio, mentre Tulloch si sedette alla sua e Palladino si accomodò accanto a lui. Tulloch sfogliò gli stampati scorrendo velocemente i titoli: «Uff, sei trattano argomenti che erano già saltati fuori l'anno scorso.»
«E' normale, non pretenderai che gli studenti si mettano a spulciare copie a caso di riviste di sessant'anni fa» rispose Palladino. «Si leggono direttamente le critiche dei dissidenti, e, per quanto sia una letteratura abbondante, non è così abbondante.»
«Dovrò mettere il veto anche ai classici della dissidenza...»
Petra continuò a leggere le tesine, ma ogni tanto osservava discretamente i due colleghi. Notò che Palladino aveva qualcosa di non europeo nella forma del naso largo e nella sfumatura bluastra dei capelli. Dopo le figuracce coi nomi sbagliati si era studiata un po' le pagine dei professori sul sito del Dipartimento e aveva visto che era argentino; forse aveva qualche nativo americano tra gli ascendenti. Con quella carnagione scura e il vestito nero la fede d'oro brillava più vistosa che mai. "Sposatissimo" sembrava un buon aggettivo per descriverlo.
Vicino a lui risaltavano ancora di più la pelle bianca e i lineamenti nordici di Tulloch: occhi molto distanziati, naso importante e ben dritto, labbra sottili e mento arrotondato.
E scommetto che sei scapolissimo, pensò Petra. Aveva il tipico modo di fare di chi non deve rendere conto a nessuno, e poi gli aveva visto indossare colori che avrebbero portato al divorzio in sei mesi.
Una risata di Tulloch le fece alzare la testa. «In questo articolo si spiega un fenomeno con un'influenza causale dal futuro al passato e a sostegno di questa teoria si presenta una lagrangiana definita sui numeri complessi» disse al collega. Si rivolse a Petra: «A proposito, la tesina di Reinhardt è sbagliata, non te ne sei accorta?»

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Scatole cinesi
Science FictionBerlino, 2064. Il mondo si sta lentamente riprendendo da una crisi che ha sconvolto l'economia e la scienza. Secondo gli analisti una crisi ancora peggiore è alle porte, e i diversi partiti si preparano come possono. Purtroppo per le analisi econom...