Parte 1: I modellisti

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Consideriamo solo il ramo del grafico che contiene i dati iniziali: gli altri rami sono un artificio matematico che deriva dalle equazioni ma non ha niente a che fare col modello. Se stiamo studiando la temperatura di un circuito e a un certo tempo la temperatura va all'infinito, il circuito ce lo siamo giocato. Non è che siccome la funzione è definita anche per tempi maggiori ricompare l'istante dopo coperto di ghiaccio.

(Un matematico)



Berlino, Fondazione Universitaria Freie Universität, Dipartimento di Studi Matematici

Ottobre 2063

Sikorskij le suscitò simpatia a prima vista. Sorriso dagli zigomi alti, che lasciava intuire un viso triangolare arrotondato da qualche chilo di troppo, maglia blu spolverata di gesso, capelli brizzolati, pettinati (o meglio spettinati) nel classico stile da scienziato distratto.

«...Come dice Sun Tzu...» Petra si riscosse. Intenta a valutare il direttore del Dipartimento si era persa qualche parola; doveva stare più attenta o avrebbe fatto una figuraccia. Per esempio, chi era Sun Tzu? Non conosceva nessun matematico con quel nome. «...bisogna tenersi gli amici vicino e i nemici ancora più vicino. Quindi direi, intanto che aspettiamo Wunderlich ti presento i ricercatori di PAMM.»

PAMM, Progettazione e Applicazione di Modelli Matematici. Petra sorrise forzatamente. Trovava irritante quello stupido pregiudizio dell'odio tra i campisti e i modellisti, nonostante spesso ci cascasse anche lei; ma visto il tono ironico che aveva usato Sikorskij decise che era solo un modo divertente di presentarle i futuri colleghi e che non era il caso di imbarcarsi in una discussione. «Con piacere, professore.»

Mentre percorrevano i corridoi pensò che l'edificio era più carino del suo vecchio Dipartimento. Forse le proiezioni e gli ologrammi che pubblicizzavano i vari seminari erano un po' vistosi, ma le piacevano le pareti rivestite di mattoncini gialli che facevano pensare al mago di Oz. Le porte e i telai delle finestre erano blu scuro, per richiamare i colori della fondazione universitaria.

Sikorskij la accompagnò fino a una porta con la targhetta 'J. Palladino' e bussò; due voci maschili dissero «Avanti» all'unisono. Petra e Sikorskij entrarono. Seduto alla scrivania c'era un uomo sulla quarantina con la carnagione color caffelatte, che rivolse a Petra un sorriso un po' stretto ma cordiale e si presentò come Javier Palladino. In piedi davanti a lui c'era un ragazzo alto dai capelli rossicci, con un bicchiere di caffè in mano.

«Ah, Ben, ci sei anche tu? Meglio. Questa è Petra Antoniou, lavorerà con Wunderlich.» Il ragazzo alzò teatralmente gli occhi al soffitto, con un gemito. Sikorskij ridacchiò, fece un cenno di saluto e uscì. Ben sorrise per far capire che stava scherzando, poggiò sulla scrivania il suo bicchiere di caffè e porse la mano a Petra. Il sorriso evidenziava gli zigomi e rendeva accattivante il suo viso largo: «Tulloch.»

Petra si divertì notando sullo sfondo Palladino che spostava di qualche centimetro il bicchiere per allontanarlo dai fogli ordinatamente impilati. Doveva essere un perfezionista; bastava guardare l'inappuntabile vestito nero con cravatta, una vera rarità in ambiente universitario. L'usanza era di portare i colori della fondazione, anche se a vedere certi abbinamenti c'era da dubitare che ci fosse dietro un particolare rispetto per l'istituzione.

«Come mai una ragazza così carina finisce a fare certe cose?» chiese Tulloch.

«Devo rispondere seriamente o è la solita battuta su modellisti e campisti?»

«Per carità, eviti questo argomento come la peste» intervenne Palladino.

«C'è una risposta seria?» ribatté Tulloch.

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