Fake it [Jannik Sinner]

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"Hola mama, ¿qué pasa?" Rispondo alla chiamata dopo tre squilli. Sono solo le nove del mattino e avrei preferito dormire almeno un'altra ora dopo aver passato l'intera giornata e notte a scrivere. Jannik mi ha mostrato questo posto nel bel mezzo del nulla, circondato verde e senza nessuna distrazione.

"Mi amor, ¿cómo estás? Hablé con Isa y me dijo todo lo que está pasando con el tenista..." sospiro e mi metto a sedere dritta sul letto. La luce filtra attraverso le tende bianche del hotel.

"Si, no te preocupes, mamá. Es una cosa de marketing, todo va a pasar bien. ¿Cómo estás tú? Y papa?" Non muoio dalla voglia di parlare della mia vita amorosa al momento. Mia madre mi racconta tutto quello che è successo nell'ultima settimana in cui non ci siamo sentite. Lei vive ancora a Madrid con mio padre, Paula e David. Invece mia sorella Laura si è trasferita l'anno scorso a Manchester per un'offerta di lavoro come fisioterapista per il Manchester City.

"¿Cuándo vuelves a Madrid? Te extrañamos mucho, hija," Sono consapevole del fatto che non riesco ad essere presente abbastanza per la mia famiglia, ma purtroppo questo è quello che comporta la vita nel mondo della musica. D'altra parte ora con questa storia di Jannik le mie giornate diventeranno ancora più complesse e piene.

"No sé, mamá. Intento venir por tu cumple, vale? Tengo que ir ahora, pero nos vemos pronto." Vorrei parlare più a lungo, raccontarle di quanto accaduto, ma non ho tempo. Isabela mi ha appena mandato un messaggio— quasi minatorio— intimandomi di non fare tardi.
Gli allenamenti stanno per iniziare, ma non penso che perdere due servizi e un'asciugata di fronte sarà la fine del mondo.

"Joder—" appena uscita dalla stanza mi scontro con qualcuno, forse qualcuno dello staff, forse un altro cliente dell'albergo. Io per poco non finisco con il sedere per terra.

"Ay, perdona... Clara?" Carlos Alcaraz Garfia. Sì, ammetto di essermi fatta uno studio bello intenso della sua pagina wikipedia e Instagram. Carlos indossa una semplice felpa blu della Nike con un paio di shorts dello stesso colore e marca.

"Scusa, non stavo guardando dove andavo," il moro si scusa immediatamente, grattandosi la nuca imbarazzato. I suoi occhioni marroni mi fissano dispiaciuti, a tratti mi sciolgo davanti a lui.

"Non ti preoccupare, andavo troppo di fretta, avrei dovuto prestare più attenzione. Stai andando all'allenamento?" Non so cosa mi porta a dire queste parole, soprattutto sapendo che non posso assolutamente, per nessun motivo al mondo farmi vedere troppo in confidenza con Carlos.

"In realtà sì, anche tu?" Mi chiede sorpreso. No, sto morendo di fame, ma per qualche motivo— che conosco bene— annuisco.

"Beh possiamo andare insieme, no? Mi fa piacere parlare con qualcuno spagnolo come me," mi offre un sorriso per il quale potrei sciogliermi ora. Ci incamminiamo verso i campi e nel frattempo il murciano— sí, so anche che viene da Murcia— mi racconta aneddoti sulla sua vita e mi fa domande sulla mia.

"Come vi siete conosciuti tu e Jannik? Non penso di averti mai visto prima, almeno non con lui," Carlos chiede mentre tiene aperta la porta per farmi passare. Che gentile. Mannaggia a Jannik...
Ringrazio i nostri manager per averci scritto ogni piccolo dettaglio sul nostro incontro, perché altrimenti ora non riuscirei a mentire a Carlos di sana pianta.

"In montagna. Io sono una frana a sciare e lui mi ha visto ruzzolare per dieci metri prima che mi fermasse un albero." Per quanto questa storia sia falsa in realtà è abbastanza verosimile: non so veramente sciare e cascare al primo tentativo non sarebbe così assurdo. Carlos ridacchia immaginandosi la scena.

"Mi piaci, sei simpatica e alla mano," Carlos commenta ad alta voce. Sapessi quante altre cose potrei essere per te, Carlitos...

"Come scusa?" Mi guarda confuso. Oh cazzo. Dallo sguardo capisco che effettivamente non ha sentito molto quindi scuoto la testa e cambio immediatamente argomento. Da qui vedo Jannik e Darren allenarsi, ciò significa che ora le nostre strade si separeranno.