c i n q u e

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Jannik è abbastanza magro ma i suoi vestiti mi calzano larghi. È un set verde di tuta e felpa molto semplice. L'italiano si trova in piedi a qualche metro di distanza da me, mentre parla al telefono con non so chi. Il mio bagaglio dovrebbe essere in dirittura d'arrivo, ma non ne sono certa.
La sua stanza è abbastanza disordinata. Mi aspettavo diversamente da un malato del controllo come lui. Ci sono maglie della Nike su varie sedie, racchette sul divanetto e svariate scarpe da tennis in giro per la stanza.

"Sì, ci saremo. Capito, alle otto in punto, va bene," non potendo captare le risposte dall'altra parte della cornetta. Jannik si passa una mano tra i riccioli rossi che ricadono velocemente sulla sua fronte. Indossa anche lui una felpa e una tuta, ma di colore nero.

"Ci vediamo, ciao," attacca finalmente e si gira a guardarmi. Sono quasi le sei del pomeriggio e ho praticamente passato la giornata nella sua camera. Non avendo vestiti con me, né tanto meno impegni mi sono data l'autorizzazione da sola di occupare il suo letto.

"Abbiamo una cena con Andrea e Isabela questa sera," mi comunica mentre si siede di fronte a me— direi piuttosto che si getta a peso morto sul divanetto.

"Di nuovo?" Sospiro stanca. Questa farsa sta diventando più impegnativa del necessario.

"Già..." Jannik fa spallucce disinteressato.

"Questa volta non ho combinato nulla... Credo," Sento Jannik ridacchiare e sorrido in risposta.

"Hai pensato alla mia proposta con Carlos?" Mi domanda. Resto in silenzio per qualche secondo, ripensando ai suoi messaggi. Non ho visto lo spagnolo di recente e so che la cosa giusta da fare è rifiutare di nuovo. Ma la vecchia me freme dalla voglia di accettare.

"Sì... Come sai che a Carlos andrebbe bene?" Svio la domanda indiretta.

"Scherzi, vero?" Jannik sembra assolutamente serio ma non riesco a capire.

"Perché non dovrebbe andargli bene?"

"Non so, l'ho conosciuto una settimana fa, solo perché io l'ho trovato attraente non significa che lui sia disposto a mettere a rischio la sua immagine pubblica per me," spiego velocemente. Jannik sorride e scuote il capo. Ma prima che possa controbattere sentiamo bussare alla porta e quando l'italiano va ad aprire scopro che si tratta della mia amata valigia.

"Grazie mille, buon lavoro,"

"Per un attimo ho temuto di doverti chiedere un paio di boxer," scherzo mentre mi approprio della mia valigia. Jannik fa una faccia strana e colgo l'occasione per stuzzicarlo un altro po'.

"Lo sapevo, indossi gli slip... Male male, Sinner," il tennista italiano diventa più rosso dei suoi capelli. È divertente vederlo così tanto imbarazzato per poco. Jannik evita il mio sguardo e va alla ricerca di non so cosa.

"Sei sempre così?" Mi chiede cercando di non sorridere divertito dalle mie provocazioni.

"Così come?" "Così... Sembra che ti diverti a stuzzicare e punzecchiare gli altri," si ferma per guardarmi negli occhi.

"Ti dà fastidio?" Domando parzialmente preoccupata che il mio modo di fare possa essere eccessivo per il suo timido carattere. Jannik scuote il capo rassicurandomi.

"Mi piace," "ti piace o... ti piaccio?" Colgo l'occasione per insistere e questa volta invece di arrossire, scoppia a ridere. Osservo come le sue lentiggini si fanno più fitte e il modo in cui il suo naso si arriccia. È carino.

"Vatti a prepare, quei due si incazzano facilmente," cambia finalmente discorso il tennista. Annuisco e mi dileguo dalla sua camera di hotel.

Non so bene cosa aspettarmi da questa improvvisa cena quindi cerco di vestirmi bene senza esagerare. Il top nero ha un leggero scollo davanti che risalta il mio décolleté e i pantaloncini di jeans mi fasciano in modo morbido le cosce. Niente di eccessivo ma comunque carino. Inaspettatamente— o forse no— è Jannik a bussarmi alla porta. Per la seconda volta oggi.

Fake it [Jannik Sinner]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora