"Non sbavo dietro Carlos," avevo detto a Jannik con tutta la sicurezza del mondo. Perché era vero, non sbavavo dietro al suo rivale spagnolo.
Tempo imperfetto. Ora sì, sto sbavando dietro il murciano. In mia difesa posso solo dire che il moro non rende nulla facile quando in mezzo al campo decide di togliersi la maglia.
Non sono qui per Carlos, ovviamente. Ma si sta allenamento proprio di fianco a Jannik e ho due occhi che funzionano.Carlos colpisce la palla ripetutamente, i muscoli della schiena si contraggono e rilassano a ogni movimento. La visuale è divina ma distolgo lo sguardo quando sento un vociare venire dalla parte di Jannik. L'italiano si asciuga il sudore dalla fronte con il lembo della maglia, mostrando il suo pallido ma tonico addome.
"Sei agitato?" Gli chiedo a cena finita. Ho intuito che Jannik non sia una persona molto aperta, specialmente con i giornali e la stampa. Gli piace essere un tipo riservato e lo rispetto.
"No, agitato no... Spero solo che questo non si ritorca contro di noi," spiega l'Italiano uscendo dal ristorante. Non ha tutti i torti.
"Io un po' di paura ce l'ho... E se baci male?" Cerco di smorzare la tensione mentre ci incamminiamo verso la sua macchina. Jannik scoppia a ridere, suonava genuino. Le mie labbra si curvano in un sorriso, compiaciuta di averlo fatto ridere.
"Oppure hai paura che ti piaccia troppo?" Jannik mi coglie alla sprovvista con questa battuta che non sembra essere affatto nel suo stile. Lo guardo sorpresa e divertita, i miei occhi cascano irrimediabilmente sulle sue labbra.
"Staremo a vedere allora," gli lancio il guanto di sfida. Jannik non risponde ma glielo leggo negli occhi che non può rifiutare una sfida.
Sto ascoltando una base musicale mentre appunto qualche rima nel mio quaderno quando l'italiano mi sposta le cuffie dalle orecchie. Alzo lo sguardo dal tavolo e lo riconosco subito dall'altezza e la massa di capelli rossi.
"Pensavo di averti visto sugli spalti," confessa sorridendo e assottigliando gli occhi per il sole che picchia forte.
"Sì, poi ho pensato di continuare a scrivere qualche strofa," confesso sorseggiando la mia acqua. Neanche Carlos a petto nudo mi può distrarre dal cercare di portare a termine questo album. Sebbene sia una bella distrazione...
"Hai fatto bene allora, posso leggere?" Indica il mio quaderno. Esito un attimo prima di rispondere. Non mi piace lasciare gli altri leggere quello che appunto qui, sono prevalentemente bozze prima di trasformarle in vere e proprie canzoni.
"Jannik! Jannik! Una foto per favore," veniamo interrotti da una bambina che avrà tra i 10 e i 12 anni. L'italiano le sorride dolcemente e annuisce girandosi verso i suoi genitori. Io rimango a guardare la scena intenerita.
"Grazie mille! È la tua fidanzata?" La bambina domanda appena nota la mia presenza. Jannik apre e chiude la bocca un paio di volte prima di sorridere imbarazzato. I suoi genitori la "rimproverano" per l'invadenza prima di ringraziare il tennista ancora una volta e allontanarsi.
"Sono o non sono la tua fidanzata, Sinner?" Lo stuzzico alzandomi dalla sedia. L'italiano arrossisce visibilmente e cerca di guardare altrove. È divertente vedere quanto sia facile metterlo in imbarazzo.
Siamo coperti da un grande ombrellone a pochi metri da un piccolo bar del torneo, vicino a noi ci sono poche persone. Eppure non è difficile metterlo in soggezione."Tecnicamente—"
"Quindi non sono la tua ragazza," più che un'affermazione suona come una domanda. Jannik mi guarda tra lo spaventato e il confuso, non certo di come rispondere. Mi sposto in modo tale da appoggiarmi al tavolo mentre lo guardo dal basso, la differenza di altezza si rende utile a volte.
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Fake it [Jannik Sinner]
FanfictionDue sogni diversi, due stili di vita opposti, due mondi lontani, ma un destino intrecciato. Cosa accade quando due ragazzi lontani anni luce sono portati a una forzata convivenza?