Capitolo 8

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«Perché il primo giorno che ci siamo conosciuti dovevamo registrare una clip in cui dovevi prendermi in braccio, e la prima cosa che mi è venuta in mente è stata quella di dire che il mio ragazzo non vuole» mando via i singhiozzi.

«Perché non ti piace essere presa in braccio?» pone la stessa domanda che ha fatto Chiara.

«Non so come spiegare, ho paura di essere pesante, di boh» torno a piangere. Gli prendo la mano e gioco con le dita.

«Ga, stai tranquilla, so che fai difficoltà a parlarne, ho capito la tua insicurezza, va bene, non parlarne più» esordisce e mi tranquillizza, «invece, per come hai ballato?» chiede.

«Ho ballato male, non ho mai ballato così male, ciò influisce sul mio umore»

«Non tutto può essere sempre prefetto...» lo fermo.

«Chri, devo esserlo, le ballerine devono esserlo, se non lo sono non sono brave ballerine» ho sempre avuto questa idea della ballerina perfetta, un artista se commette errori non è perfetto e non può essere chiamato artista.

«Ti assicuro che sei perfetta così»

«Chriiii» mi sciolgo e gli lascio la mano.

«Senti Ga, perché sei confusa dal mio comportamento nei tuoi confronti?» mi accarezza il braccio con una mano, con l'altra mi tiene stretta a lui.

«Perché non ho mai provato "amore" nei confronti di qualcuno e questa cosa mi spaventa» scendo dalla sue gambe e mi metto al suo fianco.

«Non volevo confonderti, quando ti ho baciata ho agito con l'istinto, non mi aspetto niente»

«Ieri sera ho sentito te e Chiara parlare, hai detto che credi ci sia qualcosa di più di un'amicizia, ma che allo stesso tempo vedi il mio comportamento» ammetto.

«Non volevo si capisse questo, hai un carattere bellissimo, sei cattiva, sai mettere il broncio, ma ridi tutta la giornata e immagino sia una corazza per proteggerti dall'esterno»

«Eh già» tutto ciò che nascondo è perché il passato mi ha fatta capire che il mondo è cattivo e non merita di guardarmi dentro.

«Facciamo una passeggiata così togli questi brutti pensieri?»

«Va bene» mi alzo dal letto per rimettermi il giubbotto.

«Andiamo» dice lui prendendo le chiavi da sopra il tavolo.

«Quando torniamo a Milano?» ormai abbiamo finito di registrare, cosa ci facciamo ancora qui?

«Domani» iniziamo a camminare nel silenzio più totale, le lacrime tornano a vagare libere sul mio volto. «Shhh Gaia, non devi piangere» mi sposta una ciocca di capelli dietro l'orecchio e continua «tieni» mi porge una airpods e il suo telefono.

«Scegli tu» gli restituisco il telefono con qualche singhiozzo. Sceglie "e penso a te" di Lucio Battisti.
Non sapendo quanto sia importante per me quella canzone, mi ricorda la spensieratezza di quando ero piccolina. Ascoltiamo altra musica e continuiamo a camminare.

«Cenerentola, andiamo a mangiare?»

«Non voglio farmi vedere dagli altri un queste condizioni» potrebbe essere la mia scusa per rimanere in casa e non mangiare.

«Andiamo a casa e ordiniamo»

«Ma tu vai dagli altri, se non ci sei dai nell'occhio» nonostante mi piaccia passare tempo con lui so che la sua mancanza da nell'occhio.

«Cenerentola non ti lascio sola, anche perchè se ti lascio sola so che non mangi»

«Mi piace Cenerentola come soprannome» cambio argomento.

«Dato che non ti posso chiamare Gaietta, sei Cenerentola» mi accarezza la testa, mi fa sentire piccola. Torniamo a casa.
«Cosa vuoi ordinare?» chiede lui che si è buttato sul mio letto.

«Insalata» urlo mentre appendo i giubbotti.

«Cenerentola, devo iniziare a rompere un po' le palle»

«Perchè?» mi siedo vicino a lui.

«Perchè l'insalata non ti riempie, e per quel poco che mangi non puoi mangiare insalata» ha ragione, ma per me non è mai stato un problema.

«Non è vero»

«Cenerentola, fallo per me» le sue parole pesano.

«Va bene, scegli tu»

«Brava» mi accarezza la schiena.

«Perchè ti sei messo sul mio letto?» chiedo.

«Perchè ha il tuo profumo»

«Christian» è un urletto da infossata che fa volare un cuscino sopra la testa di Chri.

«Gaia, dopo avrai la vendetta»

«Oh no» rido.

«Che rapporto hai con il cibo? Anche se posso immaginarlo» si mette dritto.

«Non ho mai fame, non c'è un rapporto» mi chiudo come un riccio, ci sono tanti tasti che non vorrei si toccassero, il cibo è uno di quelli.

«Mi sembri matura abbastanza per sapere che devi mangiare» mi fissa con quegli occhioni marroni.

«Dai Chri, non farmi da papà» cerco di sviare.

«Va bene, ti sei irrigidita, non vuoi parlarne»

«Grazie per capirmi»

«Cucciola» sussurra e mi lascia un bacio sulla testa.

«Chri, non esagerare»

«IO TI DIRÒ CHE OOOHH, MA MADONNA CHE VOGLIA CHE HOO...» Chri canta rossofuoco.

«La vocina» sussurro e rido.

«Vorresti svegliarti tutti i giorni con questa voce?»

«S-si, cioè, no» mi mangio le parole.

«Quanto sei scema» mi tira un pugnetto sul braccio. Mi butto sul suo letto.

«Bello questo letto» rido e afferro il cuscino di Chri.

«Perchè ti sei messa sul mio letto?»

«Non si può dire» affondo la faccia nel cuscino di Chri. Ha il suo buonissimo profumo.

«Questa piccola Cenerentola non me la racconta giusta» poggia anche lui la testa vicino alla mia.

«Christian» mi chiudo a riccio per evitare qualunque contatto fisico.

«Che c'eeeee?» mi tira a lui. Siamo letteralmente a un centimetro l'uno dall'altra. E se prima sentivo il suo profumo nel cuscino ora lo sento direttamente dalla sua pelle. Gioco con i suoi ricciolini e fisso quegli occhi che nel silenzio riescono a dire mille parole. Mi piace questa situazione, anche se estremamente imbarazzante.

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Mi mancano i GaiaMida, un sacco.

Fragile come ghiaccio// Mida E GaiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora