Capitolo 12

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«In realtà non ci ho mai portato nessuno qui...» ammetto ma non mi fa finire di parlare.

«Nemmeno la sanguisuga?» chiede sussurrando incuriosita.

«No Gaia, nemmeno la sanguisuga» le sorrido.

«Perché hai voluto portare me?»

«Perché non sei come le altre»

«Chri...»

«E se sei brava mangi» dico interrompendola.

«Christiaaaan» ride

«Devi farlo Cenerentola» le prendo il volto tra le mani e la accarezzo con i pollici.

«Va bene» sbuffa. «Mi ridai il telefono?» finisce.

«No» le dico, poi continuo «se sei qui è perché voglio passare del tempo con te, da soli, e il telefono tu lo usi come arma per scappare dalla realtà»

«Non è vero»

«Non te lo do comunque» rido e mi allontano.

«Torna qua» urla. Mi riavvicino a lei e la fisso in quegli occhi castani stupendi.

«Dimmi Cenerentola»

«Devi restare qua» mi tira da un braccio e mi fa cadere sul cuscino.

«Ho capito che non vuoi farmi cucinare» le accarezzo la testa.

«Non è vero» mente.

«Vieni dentro casa?»

«Va bene» mi prende la mano.

«Inaspettato» sussurro.

«E perché?» ride.

«Perché sei Gaia» la accompagno io, entriamo in casa e ci buttiamo sul divano.

«Stringi questo e respira» mi porge un cuscino.

«Che tipo di terapia mi stai facendo fare?» chiedo lei guardando la situazione imbarazzante.

«Chri, dai» ride.

«Tieni» le ri do il cuscino e mi allontano da lei per cucinare.

«Chri, cosa prepari?»

«Vuoi darmi una mano?»

«Siiii» risponde euforica.

«Vieni qua» le prendo il grembiule da cucina e glielo metto.
«Taglia questi» le metto dei pomodori d'avanti. Intanto io preparo l'insalata, è una delle poche cose che so che le piace.

«Tieni» si lava le mani e si rimette sul divano a fissarmi in modo strano. Finisco l'insalata e mi siedo vicino a lei.

«Cenerentola, mangiamo fuori?» le chiedo.

«Va bene» la prendo in braccio.

«Chri, mi metti giù?» più che una domanda è una lamentela.

«Non sei pesante» sussurro, poi le dò la tovaglia e la porto fuori.

«Ora puoi mettermi giù?» si lamenta ancora appena arrivati fuori.

«E se io volessi tenerti in braccio?» le poso la mano dietro la schiena.

«Chri, ma perché...» la interrompo.

«Va bene, basta sofferenza» la metto con i piedi per terra.

«Ma non è sofferenza» si siede sul cuscino, e continua «non sono una bambina da prendere in braccio, non mi piace».

«Raccontami questa storiella della quale non so la verità» le accarezzo la testa.

«Dai Chri» imbroncia.

Fragile come ghiaccio// Mida E GaiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora