Chapter 10 : - Gola -

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Capitolo n.10

- Gola -

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"Love is leaving like a fool,
I'm blankly standing here."


Tokyo, 7 Ottobre 2012, 07.10

Sbagliato.
Tutto sbagliato.
Fin dal principio.
Doveva capirlo subito, ma ormai era troppo tardi per rimproverarsi.

Secondo la sua modesta opinione, la vita aveva sempre avuto qualcosa di sbagliato, come un quadro fuori posto, o un pezzo di puzzle mancante.
Sta a noi sistemare, ma alla fine ci ritroviamo col rovinare tutto, senza risolvere nulla.
Togliamo il quadro.
Distruggiamo il puzzle.
Non importa cosa accada, non riusciamo a risolvere il problema.

Lui lo aveva capito bene, forse lo sapeva da sempre, ma aveva finto di esser distratto, convinto di potercela fare in qualsiasi momento, ma no, non era andata così, e questo non era bastato ad allontanarlo e a tirarlo fuori.
Adesso si ritrovava in un bivio.

E se avesse scelto la strada sbagliata?
O forse era lui il soggetto sbagliato?

Il getto d'acqua fredda colpiva i suoi capelli, il liquido trasparente si mescolava con la schiuma morbida, fra quelle piccole ciocche appuntite, creando una cascata nera, capelli lisci che, come petrolio, colavano fino a toccare le spalle pallide e gli occhi, ora persi ad osservare le piastrelle lucide.
Poggiò una mano in una di quelle, percependo il freddo pungergli i polpastrelli, così come l'acqua stava facendo col suo corpo, ma a lui non importava, voleva provare qualcosa, sentire qualcosa di diverso dal solito.
Qualcosa che cancellasse ciò che aveva provato quella sera.

Le loro labbra si toccarono e il tocco fu così violento, prepotente, da non poterlo evitare.
Eppure tanto gentile.
Un cocktail letale.
Un solo attimo.
La sua mente ebbe poco da realizzare, le sue labbra si mossero da sole, spinte da una forza e da un desiderio familiare, eppure estraneo a se stesso.
Poggiate le une alle altre, ne sentivano la morbidezza e la consistenza, gli occhi serrati e spesso socchiusi, come a studiarsi, curiosi.
E la lingua non tardò a chiedere il suo silenzioso permesso, come se fosse insicura, come se avesse paura di un rifiuto.
E forse doveva rifiutare.
Già, lo doveva fare.
Ma le sue labbra non furono
nuovamente d'accordo.

Quel freddo che aveva sempre riservato a tutti, adesso voleva provarlo anche lui, in qualche modo.

Perché non capiva, non ci riusciva.

Quel ragazzo, quel sole tanto splendente era riuscito a scioglierlo e ad arrivargli all'interno, giorno dopo giorno, tanto profondamente da spogliarlo, e lui non se ne era nemmeno accorto.
Non aveva mollato, come se non avesse mai sentito il freddo.
Come ci era riuscito? Era un mistero per lui.
Eppure aveva cercato di evitare tutto questo, non avrebbe mai permesso a nessuno di farlo, aveva cercato di farsi detestare, ma aveva finito con l'avere il contrario, e adesso si chiedeva se aveva mai davvero alzato quella barriera contro di lui.

La cosa più ironica era che aveva iniziato a stuzzicarlo solo per gioco, ma aveva finito col rimanere incastrato nella sua stessa trappola.

Anime gemelle, sembrano conoscersi da sempre.
Le mani cercano un appiglio, le palpebre si ammorbidiscono e il cuore accelera.
La voce è rotta e non compie la sua funzione.
Le labbra cominciano a prendere il sopravvento, a dominare le sue, così calde, come lui, e la foga dell'assaggio le rende più forti, mentre la lingua esplora e conosce quella dell'altro.
Abbracciare quel corpo e sentire per la prima volta la sensazione di fare la cosa giusta, di avere ciò che è giusto, di non bruciarsi.
Per quanto sia nuovo, vorrebbe che fosse infinito, in qualche modo lo desidera davvero.
Come se il tempo potesse concedergli una cosa del genere.

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