Chapter 1: - Ragazzo -

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Capitolo n.1

- Ragazzo -

"Sento che la mia vita si sta consumando come cenere, tu sai il perché?"

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Tokyo, 13 settembre 2012, 07:15

Scese l'ultimo scalino, ed entrò in quella che veniva definita la metropolitana più usata al mondo, la Toei. Esisteva da almeno 85 anni, ma rimaneva la più utilizzata, nonostante ci fossero metropolitane più veloci, più sicure, più avanzate.
Ma allora perchè tutti la usavano? Perchè usavano quella metropolitana per andare a lavoro, a casa, o semplicemente per viaggiare?
Era come se tutti scommettessero in quel tram, come se credessero sempre in lei, come se sapessero di essere al sicuro e di poter raggiungere tranquillamente casa.
Non riusciva a capire il perché.
Eppure anche lui era lì, fra la folla che camminava, parlava o correva. C'era anche lui, in quel chiasso assordante, a camminare verso la porta scorrevole del tram presto in partenza. Un altro passo, un'attesa di mezz'ora, un taxi silenzioso, e poi le porte che l'avrebbero condotto a lavoro. Ecco il viaggio di Sasuke Uchiha.

Salì sul treno, tenendo stretta nella mano destra la valigetta da lavoro, mentre con l'altra la maniglia del tram per potersi reggere. Sentiva sempre più l'ossigeno venir meno e la schiena leggermente schiacciata da altri passeggeri che cercavano di farsi spazio fra loro: quella situazione provocava in lui non poca irritazione, ma del resto non aveva molte scelte, anzi, il tram era l'unica alternativa, se sperava di non dover percorrere 15km a piedi alle sette del mattino! Cosi distolse lo sguardo altrove per calmarsi e concentrarsi su altro.

Guardare fuori dal vetro e notare nient'altro che scie luminose correre a grande velocità sarebbe stato ipnotico per chiunque, ma non per lui, che non potè non confrontare quelle luci colorate alla sua vita, che scorreva via velocemente, troppo velocemente per i suoi gusti. Aveva solo 22 anni, eppure si sentiva un 35enne scapolo da fin troppo tempo, e si sentiva da un po' così vuoto, così stufo della vita, così...

Solo.

L'idea di trovarsi una donna anellava nella sua contorta mente da tempo, trovare quella ragazza che al suo ritorno gli avrebbe fatto trovare un pasto caldo, un letto comodo, e perchè no...

Dargli un figlio.

Ma alla fine il suo non si rivelava altro che un piacevole passatempo, trovare una ragazza che potesse momentaneamente tappare quel vuoto nel suo cuore, il minimo indispensabile, e nel giro di una settimana era al punto di partenza. Questo perchè, nonostante fosse stato con tante donne, non era mai riuscito a trovare quella persona, quella che avrebbe sempre riempito il suo cuore fino alla nausea, quella persona di cui non si sarebbe mai stufato, e che gli sarebbe stato sempre vicino. Ma, alla fine, di queste cose a lui interessava ben poco. Aveva pur sempre il suo lavoro, la sua bella casa, la sua reputazione, il suo computer... e i suoi pomodori, i suoi cari amici rossi che ogni sera lo accompagnavano nelle sue cene silenziose.

Ma alla fine, Sasuke Uchiha era pienamente un bastardo, e dopotutto era sempre stato bravo in tutto, pieni voti fino all'Università, elegante, responsabile, forte, intelligente, ma bastardo, e molto altro, tutto questo era Sasuke Uchiha, di certo avrebbe comunque avuto qualcuno accanto. Sempre se un giorno l'avrebbe trovato, perchè con il ritmo che conduceva la sua vita, non c'erano molte speranze.

Sasuke Uchiha, figlio di uno degli uomini più ricchi e potenti di Tokyo, Fugaku Uchiha. La sua famiglia era famosa da generazioni, conosciuti in tutta l'Asia, e per generazioni le ditte bancarie dei discendenti venivano ereditate ai primogeniti, cosi da mantenere la stabilità e la reputazione alta. Sasuke poteva ritenersi estremamente fortunato a non essere il primogenito, quello era una questione di Itachi Uchiha, appunto, suo fratello. Lui non voleva assolutamente far parte di quella vita in cui chi è più in alto decide il tuo destino, lui voleva costruirsi da solo il suo futuro, con l'impegno e la determinazione che solo un Uchiha poteva avere, e sapeva che ben presto sarebbe riuscito a raggiungere la completezza del suo progetto, in quella che poteva definire vita. Ma non avrebbe mai creduto che sarebbe stato così faticoso.

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