Capitolo n.8
- Morso -
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"Lui aveva detto proprio quello che il suo cuore voleva sentire e che la sua ragione temeva." -LNT.
Tokyo, 4 Ottobre 2012, 19.30
Nonostante il pesante impermeabile blu fosse ben chiuso attorno al suo corpo infreddolito, e la grossa sciarpa nera gli coprisse il viso fino al naso, l'aria fresca che soffiava quella sera riusciva comunque a trovare degli spiragli dove poter entrare, così da poter filtrare nella morbida stoffa della sua maglia color panna e stuzzicare la sua pelle calda, come se si divertisse a procurargli quei leggeri brividi che solo il freddo può provocare.
O forse no.
Poiché camminava controvento, teneva gli occhi un po' socchiusi, fissi a volte sull'asfalto grigio e liscio, e a volte sul suo respiro, che creava piccole e deboli nuvole bianche.
La gente gli passava accanto come se lui nemmeno ci fosse, come un corpo senza alcuna consistenza: chi lo sorpassava o lo spintonava con leggerezza erano sempre persone occupate a parlare, o a messaggiare, o anche solo a passeggiare in quelle vie nascoste del centro, illuminate da ogni genere di colore, decorate da insegne strambe e invase da luci e cartelli.
Ma lui non ci faceva caso.Le strade erano semi deserte, e ciò che le separavano dal marciapiede erano grandi vasi in marmo bianco, decorazioni pubbliche che ospitavano fiori comuni, e qualche albero, anche se, di certo, il loro posto non doveva essere in un pavimento di cemento.
Qualche volta passava qualche auto silenziosa, illiminando il percorso davanti a sè, sfrecciando silenziosa e nascosta dal nero della notte.E lui non ci fece caso, ancora una volta.
Solitamente, Tokyo era più affollata la sera, ma lui conosceva stradine perfette per una tranquilla boccata d'aria in centro.
Teneva le mani infreddolite dentro le tasche, stringendo spesso la stoffa e sperando di placare per un po' quel gelido che gli anestetizzava le dita.
Ormai camminava da molto, eppure non era stanco, sembrava quasi piacevole poter passeggiare in quella città notturna e viva, piena di colori e confusione, eppure così solitaria e fredda.
Nonostante non fosse solo, gli sembrava di camminare per un'infinita strada isolata, e lui era l'unico partecipante di una passeggiata un po' troppo lunga.In realtà non aveva fatto altro che prendere strade più lunghe, percorsi più lontani, rendere più ampio la distanza fra se stesso e la casa del moro.
Allontanare la sua mente da un tormento quasi frustrante.~
- SASUKE!Un grido disperato, un richiamo impossibile da ignorare.
Si alza di scatto, per un attimo la vista si annebbia, ma l'istante dopo tutto torna al suo posto.
Il suo respiro è veloce, molto veloce, non gli permette di raccogliere abbastanza ossigeno e di placare pienamente la fame dei suoi polmoni; il suo cuore batte, così forte da potergli distruggere la gabbia toracica, e fa male, ecco perchè le sue dita stringono con forza la carne del suo petto, cercando in qualche assurdo modo di raggiungere quell'organo impazzito e di fermarlo, di aver pietà di lui.
~Distrattamente, scalciò una lattina vuota e intaccata, abbandonata per terra da qualcuno che precedentemente l'aveva usata per dissetarsi, dal rosso dell'alluminio gli parve una Coca Cola.
Alzò il visto e guardò quei puntini bianchi che arricchivano il cielo notturno.Da quando il moro era diventato il centro dei suoi pensieri? Da quando aveva catturato anche i suoi sogni? Da quanto tempo aveva cominciato a sentire il prepotente bisogno di averlo sempre accanto?
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The Beginning
Fiksi PenggemarUn Sasuke fin troppo noioso e incazzoso, Un Naruto rompicoglioni ma dolce, Una convivenza forzata. Un appartamento per due. Cosa succede se si unisce un giornalista ed un universitario? Beh... non vi resta che leggere! Prima LongFic Sasunaru, spero...