8 Charlotte

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Tutto intorno a me è soffice e morbido. Il calore avvolge le mie membra e un sorriso spontaneo si dipinge sul mio volto. Non mi sento così riposata da tempo, come se finalmente fossi tornata tra le braccia di mia madre. Mi scappa un sospiro beato.

Sento qualcosa di freddo toccarmi una guancia, sfiorando in modo insistente la mia pelle. Lo scaccio via con una mano, contenta di tornare a dormire con un sorriso sul viso. Ma la mia felicità dura poco, sento ancora qualcosa toccarmi, questa volta la bocca.

L'oggetto fastidioso ha stranamente la forma di una zampa, una zampa pelosa e profumata che mi tocca. Spalanco gli occhi confusa, tutto il fastidio che provavo prima scompare totalmente di fronte alla piccola visione che si presenta davanti a me. Un bellissimo gatto dagli occhi gialli mi guarda, la sua zampetta ancora bloccata a mezz'aria. Il suo corpo è slanciato e forte, ha il pelo corto ma curato e le sue zampe sono pulite. Guardandolo mi tornano in mente le immagini dei gatti egizi.

Mi scappa un sospiro di meraviglia e sorpresa prendo in fretta il gatto in braccio. «Cosa stai facendo, stupida?» Una voce misteriosa mi spaventa e, di riflesso, stringo con forza il gatto contro di me.

Solo in quel momento, guardandomi intorno, mi rendo conto di essere tra le rovine di una casa bruciata. Tutti i ricordi delle ultime ore tornano a pesare sulle mie spalle, la morte dei Crow, la fuga di Arwan... Sento il petto stringersi e lo stomaco contorcersi, improvvisamente mi viene da vomitare.

Presto mi accorgo di non sentire più alcun odore, ancora una volta I miei sensi totalmente obliterati. In un certo senso sono sollevata di non sentire l'odore di cenere e bruciato. «Riprenditi! presto, dobbiamo andare»

Per un istante la voce mi spaventa di nuovo, il ricordo del caos che ho vissuto mi riporta alla realtà. Sembra affrettata e ha un timbro maschile, anche se guardandomi intorno non riesco a trovarne la fonte. La voce solletica i miei pensieri, come se provenisse proprio dalla mia testa e non dall'esterno.

In quel momento decido di darmi una svegliata, intorno a me tutto è distrutto e dopo una rapida ispezione capisco di non essere più nel mondo dei vivi. Mefistofele mi ha riportata oltre il Velo, prosciugando le mie energie per un tempo indefinito.

Mi alzo, pronta a lasciare le macerie della casa alle mie spalle e a trovare un modo per tornare da Arwan. Mi accorgo distrattamente che il gatto mi sta seguendo. Il suo pelo nero è lucido, anche in penombra. Mi chiedo perché si trovi in questa dimensione, ringraziandolo comunque per la sua compagnia, e per avermi svegliata.

Ricerco l'interno della casa distrutta, per paura di trovare Arwan. Non posso essere certa che si sia salvato, anche se in fondo so che può difendersi benissimo da solo. Tra le mie gambe, la palla di pelo nero si destreggia impazientemente.

«Muoviti prima che Mefistofele ritorni, ci farà fuori entrambi» I miei occhi spalancati si incontrano con quelli intelligenti del felino, le sue iridi gialle brillano nel buio.

«Sei tu... che mi stai parlando?» Ho la vivida sensazione che la voce nella mia testa provenga da lui. Per avere conferma, lo prendo in braccio di nuovo, maneggiandolo con cura e tenendo il suo stomaco peloso di fronte al viso. È decisamente un maschio, quindi la voce è appropriata.

«Mettimi giù immediatamente. Ovvio che sono io, vedi qualcun altro qui?» Il gatto mi mostra i suoi artigli, atteggiandosi minaccioso. Sentendo il suo pelo morbido sotto le dita, sono ben poco spaventata dalla sua minaccia. La sua voce è roca e graffiante, spazientita nei miei confronti.

«Ma sei un gatto.... I gatti non parlano».

«La vostra razza è incredibilmente stupida e ottusa. Questo non è il momento per parlare, se ci trova sarebbe capace di ucciderci di nuovo» Decido di dargli ascolto, benché molto confusa sulla situazione, e mi dirigo velocemente verso l'uscita della familiare casa. «Avrei dovuto lasciarti lì» continua il gatto a mormorare tra sé e sé, spostando la coda a destra e a sinistra. L'esperienza è molto strana, sentir parlare qualcuno nella propria testa non è una sensazione molto piacevole.

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