14 Charlotte

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Strofino il naso con violenza dopo l'ennesimo starnuto, maledicendo chiunque mi stia invocando in questo momento. Deus continua a farsi gli affari suoi, non tentando nemmeno di sembrare carino e chiedermi come stia.

Sconsolata, ritorno a mescolare con disgusto il miscuglio che il gatto mi ha commissionato. Terra presa qua fuori, una mano d'acqua di torrente e un mio capello per qualche motivo. Scuoto le mani sporche, desiderando con tutta me stessa che questo processo non sia solo una presa in giro del felino.

«Ti sento pensare da qui, cosa c'è?» La voce di Deus mi arriva infastidita, per poco non mi prendo un colpo quando mi trovo faccia a faccia con i suoi occhi gialli.

«Allora mi leggi davvero nel pensiero!» La sua espressione cambia repentinamente, il suo muso si restringe, assumendo una posizione che gli dona un non so che di regale. I gatti sono davvero creature altezzose, ma nessuno lo è quanto Deus.

«No, cretina. Sei solo ferma a guardarti le mani da qualche minuto» Butto lo sguardo sulle forme strane che mi ha chiesto di disegnare, riempiono interamente il salotto. Lui ha disegnato i contorni usando le ossa polverizzate che abbiamo raccolto e, da qualche ora, ci sta girando attorno per perfezionare ogni singolo simbolo.

Il disegno è molto complicato e il risultato finale sarà sicuramente strabiliante, Deus dev'essere il miglior aiutante che una strega possa desiderare. Se non lo avessi trovato, non sarei mai stata in grado di tornare sulla terra da sola... dubito che il cavalletto magico ritorni.

«Stavo solo riflettendo sul rituale, lo stiamo preparando da ore e sembra molto complicato» I suoi occhi vispi mi invitano a continuare, consapevole ormai che ho sempre delle domande da rivolgergli. «Sei sicuro che mi riporterà sulla terra? Come fai a saperlo se questa è la prima volta che ti trovi in questa dimensione?» gli chiedo presa da un illuminazione improvvisa.

Deus, che stava giocando con dell'erba che ho raccolto, cessa immediatamente i suoi movimenti. «Non ti fidi più di me, ragazzina? Ti avevo promesso che lo avresti rivisto.»

Non posso fare a meno di ritrarmi, dubbiosa. «Eppure non stai rispondendo alle mie domande.»

Percepisco uno sbuffo da parte sua. Afferra nel muso, con una presa salda, la ciotola in cui avevo buttato il miscuglio che ho creato. Con agilità scende dal tavolo della cucina e si avvicina al luogo del rituale. «Come vedi sono solo un gatto, questa è la prima volta che faccio un rituale. Quello che so l'ho imparato dalla congrega di streghe con cui vivevo, perciò non ti garantisco che tutto questo funzioni» ammette, e per una volta mi stupisco per la mancanza del suo caratteristico giro di parole.

«Ma perché hai deciso di aiutarmi?» Mi siedo per terra, vicino a una delle punte stellate che adornano il cerchio.

«Mi annoio qui tutto solo, penso tu lo capisca» Si gira verso di me per un istante, mostrandomi i canini affilati. «E poi sei un bel bocconcino, quando meno te lo aspetti ti darò un bel morso. Prometto che ti piacerà tanto quanto piacerà a me» Un leggero brivido mi attraversa la pelle, e rido a disagio. Sta scherzando, spero. «E anche perché mi facevi un po' pena.»

Il concetto che io faccia pena a un gatto fantasma non è poi così assurdo: sono uno sporito condannato a rispettare una promessa e bloccato in questa dimensione, senza il modo di mantenerla. Inoltre, buona parte dei miei ricordi sono bloccati, non so nulla sulla me da viva, sui miei genitori o chi io sia davvero.

La prima volta che ho visto un Infernale in forma umana ero sulla terra, inizialmente non l'avevo riconosciuto, l'unico ricordo di loro che avevo era nella loro forma mostruosa. Eppure, il mio cervello lo aveva inconsciamente identificato e ha deciso di regalarmi un flashback. Dichiararmi traumatizzata è dir poco, ho rivissuto il momento durante il quale ho ucciso quella che pensavo fosse una persona.

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