Siamo un palazzo affollato io e le mie parti. Sono fatta da così tante parti che non posso enumerarle. Eppure ci ho appena parlato. La psicologa, la psichiatra mi avevano detto che prima o poi avrebbero iniziato a parlarmi. Avevamo iniziato con l'emdr un anno fa, dopo che ai miei genitori avevo confessato come mi sentissi mentre stavamo apparecchiando la tavola per il pranzo e allora avevano cercato su Internet e per fortuna si erano imbattuti in due bravissime dottoresse tutte e due della zona periferica di Milano dove c'è il verde e ci sono i navigli e la psicologa non appena mi aveva vista ha chiesto posso darti del tu sei giovanissima.
Muori brutta troia. Tu e il moccioso che non è neanche mio
Così ho iniziato a fidarmi, un passo alla volta. Poi mi hanno detto che avevo iniziato ad aprirmi e per quello mi sentivo male ogni giorno. Perché non mi ero mai aperta con nessuno, i miei genitori non me lo avevano mai permesso e fare finta di stare bene era per me diventato così facile che lo facevo anche con le dottoresse, anche quando non dovevo. Mettermi finalmente a guardare in faccia i miei problemi mi causava tutta quella sofferenza. Un baratro. Una caduta continua. Cadevo come un piccolo oggetto. Una crisi durata tutto l'inverno. Un Natale passato a piangere e voler morire. La porta della mia stanza chiusa a chiave. La vasca piena di acqua bollente. In lacrime chiesi a mia madre perché non mi uccidesse.
Muori muori muori muori muori muori muori muori muori muori muori muori
muori muori muori muori muori muoriE così ci sono stata, in quella stanza. Non grazie a Beatrice che non faceva altro che ricordarmi in cosa stessi fallendo. In cosa non stessi abbastanza reagendo. Mi alzo dal letto, non è reagire quello?
Pensavo che fossimo vicine. Pensavo che la nostra amicizia fosse importante.
Li ho chiamati asini. Li ho odiati e non faccio altro che pensare a loro. Come potrò mai andare avanti con questa palla al piede?
Mi deludi. Mi hai deluso. Muori. Tanto non ti volevo neanche
Non so se li odi o meno. So solo che sparire per mesi e insultarmi è diventato troppo per me. Devo pensare a stare bene. Devo pensare ad essere madre.
Scorro velocemente i messaggi prima di bloccare entrambi, mentre il tram prosegue ondeggiando.
Se Ofelia potesse parlare, cosa mi direbbe?
Un'altra parte di me, oltre all'ombra che volevo buttarmi giù e la me bambina che vorrebbe giocare tutto il giorno. Ma sarei disposta ad ascoltare anche lei.
Quello che conta ora è la me adulta che dialoga con tutti. Lei deve tenere le redini. Deve mediare. Deve lasciarle parlare senza farsi sopraffare e senza rifiutarle.
Dopotutto, sono parti di me. Mi merito di volermi bene.
Non come Beatrice e Pietro, che ora non lo sono più.
Il tram si ferma.
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Bambolina
RomanceUn amore tossico, una dipendenza da alcool, genitori assenti, una migliore amica che si allontana, i voti della facoltà di lettere che si abbassano...e qualcosa di inaspettato. Anna è da sola. Ce la farà?