Capitolo 8

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Tu mi fai girar, tu mi fai girar
Come fossi una bambola
Poi mi butti giù, poi mi butti giù
Come fossi una bambola
Non ti accorgi quando piango
Quando sono triste e stanca, tu pensi solo per te

Coloro il viso di Pietro partendo dai bordi. Rosa pallido, con un tocco di bianco. Lancio un'occhiata al paio di forbici alla mia sinistra, poggiato sul letto.

No ragazzo, no, no ragazzo, no
Del mio amore non ridere

Finisco il viso e passo ai contorni esterni, che ripasso con il tratto-penna nero.

Non ci gioco più quando giochi tu
Sai far male da piangere,

Senza accorgermene mi metto a cantare.

da stasera la mia vita
Nelle mani di un ragazzo, no…

“Hey”
Alzo la testa. È Laura.
“Hey, hai un assorbente?”
Mi tolgo le cuffie. Mi sento un po’ scema ad aver cantato ad alta voce.
“Fammi controllare. Non ne porto tanti in giro, da quando sono passata alla coppetta.” Non so perché io l'abbia detto, a quanto pare adesso le parole mi escono di bocca da sole. Mi alzo dal letto, ripongo il disegno, le matite e la tratto penna sul comodino. Afferro lo zaino, che ho riposto di fianco al letto e ci infilo la mano dentro, gli assorbenti finiscono sempre sul fondo, infatti anche stavolta è andata così. Ne tiro fuori uno e lo porgo alla mia compagna di stanza, che è rimasta ad aspettare di fianco al lato corto del letto.
“Grazie, e scusa. Con tutto questo casino mi sono dimenticata che sarebbero dovute arrivarmi adesso.”
“Non c'è problema.” Mi risiedo e do’ una bella occhiata al disegno. Sono soddisfatta. Mi giro sul posto per prendere le forbici e inizio a tagliare in silenzio.

Taglio prima le orecchie, così non sente più, e basta orecchini. Poi il naso, così è come se avesse avuto il covid, basta odori. Poi la bocca, non gusterà più niente in vita sua, neppure il suo cibo preferito. Poi i capelli, un bel taglio alla moda: rasato a zero. Virgole di carta cadono sulla coperta e sembrano proprio le ciocche di capelli che finiscono sulle piastrelle del pavimento del negozio del parrucchiere ad ogni taglio di forbici.
Poi il collo…

“Che fai?” mi chiede Laura con una risata.
Ora mi sento davvero scema.
“È…il mio ex ragazzo.”
“E cosa ti ha fatto di così grave?”
“Mi ha manipolato e usato come una bambolina.”
“Allora fai bene a tagliarlo a pezzetti!” ride di nuovo. “Anche io amavo tanto un ragazzo, a cui però non importava niente di me. Per lui non esistevo neanche. Allora ho stampato la sua foto e l'ho bruciata, per dimenticarlo.”
Alzo la testa e le sorrido. Faccio ripartire la musica, che si spande per la stanza. Mi accorgo troppo tardi che le cuffie bluetooth non sono collegate al cellulare.
Mi sento tanto, tanto scema e in imbarazzo.
“Scusa…” balbetto cercando di abbassare il volume il più in fretta possibile. Ma Laura inizia a cantare.

no, non la metterò più
No ragazzo, no
Tu non mi metterai
Tra le dieci bambole
Che non ti piacciono più
Oh no, oh no

“Era l'unico ragazzo che io abbia mai amato. Sono aromantica. E asessuale. Quindi non mi capita spesso di innamorarmi. Ma ho dovuto dimenticarlo, per il mio bene.”
Rispondo con un monosillabo e riprendo a canticchiare la canzone. Dove ho messo le forbici? Devo continuare a tagliare…

All'improvviso la mia compagna di stanza inizia a ballare.
“Noi siamo importanti! Non possiamo permettere che degli insignificanti ragazzi ci spezzino il cuore.” esclama Laura.
Ha ragione. Non la conosco, ma la musica mi risuona dentro (per questo l'ho scelta per disegnare) e sento che posso fidarmi delle sue parole. La guardo negli occhi neri, che luccicano di eccitazione sotto le spesse sopracciglia dello stesso colore. Noto che è leggermente strabica. Guardo il suo corpo muoversi a tempo, ha le forme morbide, ma non quanto quelle di Pietro.
Prendo in mano i pezzetti del disegno e li lancio in aria, come i coriandoli a carnevale. Un gesto improvviso e istintivo, forse il mio corpo mi sta sul serio dicendo che ho bisogno di sfogarmi con lei, anche se non ci conosciamo neppure. Laura lancia un grido di approvazione e sale sul letto vicino a me. Poi, non so come ci mettiamo a saltare a ritmo di musica.

“Hey, lì! Smettete di saltare sul letto che si rompe!” grida un infermiere per farsi sentire, sporgendosi dentro la stanza.
Ubbidiamo e scendiamo dal letto ma non smettiamo di muoverci, finché la canzone non finisce e crolliamo sul pavimento stanche.
“Fate le brave, suvvia.” ci intima l'infermiere, prima di sparire nel corridoio.
Aspettiamo che l'uomo se ne vada, poi ci guardiamo negli occhi per qualche secondo e scoppiamo a ridere.
“Dobbiamo ripulire tutto.” mi ricorda Laura indicando i pezzi di carta sparsi per terra.

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