Epilogo

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All’interno del Rosewood Medical Hospital, una miriade di infermieri e medici correvano in ogni angolo e per ogni corridoio come formiche impazzite. Un autobus turistico era infatti precipitato lungo la Intern, la statale che collegava Rosewood alla città di Berg, dopo i monti Icelock. C’erano stati ventuno morti, e tutto il resta della comitiva, dei pensionati in gita, era rimasta gravemente ferita. Secondo le prime parole di uno dei chirurghi, l’autista aveva sbandato per evitare una macchina contromano. Presto Parker si sarebbe occupato anche di questo. Era infatti il secondo di Mitchum, e ora che l’uomo era morto, toccava a lui prendere il comando della centrale. Avanzando per un lungo corridoio che dava sull’uscita, scorse Moverman su una delle sedie della sala d’aspetto con le mani incrociate dietro la nuca e lo sguardo vitreo perso nel nulla. Il posto sapeva di analgesico  e il camicie bianco dei sanitari che correvano avanti e indietro si confondeva con l’intonaco dello stesso colore dell’edificio.
“Signor Moverman, come sta?”
Appena voltatosi, David fu felice di guardare un volto familiare.
“Agente Parker. Ha saputo?”
“Sì, sono davvero dispiaciuto. Come è successo?”
“Lui sapeva già il motivo per cui ero lì.”
“Il referto, no?”
“No. Il detective privato che si stava occupando  di indagare sulla morte di mia moglie Julia, prima di finire ammazzato in quell’incidente, aveva seguito Mitchum, che pedinava già da tempo e lo aveva visto nascondere il corpo di Bodmer. Aveva fatto in tempo a mandare un’e-mail alla sua segretaria dicendo quello che aveva visto.”
“Mio Dio, quindi Bodmer…”
“E’ nel bagagliaio di Mitchum.”
Parker si sedette portandosi le mani sulla bocca.”
“E si è suicidato per questo?”
“Oh no, si è suicidato perché è stato lui a uccidere Julia.”
Il nuovo capo della polizia di Rosewood aveva l’aria sconvolta. L’uomo che era stato un mentore per lui, e che credeva un esempio di morale era uno spietato assassino. I suoi pensieri, intercettabili dal suo volto che fissava inorridito il pavimento, furono interrotti dalle parole di David. Il tono della sua voce era ricolmo di rassegnazione e sfinimento. E non era difficile da capire. Nel giro di pochi mesi aveva perso la moglie, per giunta uccisa dal suo migliore amico.
“Invece, a lei, a giudicare da quel cerotto sul naso non deve essere andata poi molto bene.”
“No per niente. Quel tizio, il camionista mi ha sferrato un pugno violento quanto un uragano forza nove. Comunque non si preoccupi, lo stanno già cercando. Per quanto riguarda la medicazione, hanno fatto una cosa al volo e di fretta. Con il casino che c’è oggi, è anche troppo.”
“Allora non ci sono dubbi. E’ stato pagato per uccidere Amberson.”
“Sì, anche se non lo ha confessato lo farà appena lo prenderemo. Così potremo mettere fine a tutta questa vicenda.”
“Lei forse, ma io ancora no.”
“Di che sta parlando?”
“Le lettere naturalmente.”
«Non crede che sia stato Mitchum.»
«No, Parker. Mitchum era un uomo grezzo, non aveva nemmeno finito le scuole. Quando mi ha riferito di non essere stato lui a scriverle, so che non mentiva. Ma so anche che farò il possibile per scoprire chi è stato.

Sandman e la moglie con i bambini erano tornati a casa finalmente. Mitchum era morto, e anche se dispiaceva dirlo, con lui anche il pericolo che rappresentava. Grazie al suo distintivo, infatti, li avrebbe trovati ovunque. Prima di far tornare i bimbi a scuola avrebbero aspettato ancora alcuni giorni. Erano scombussolati e spaventati. Mentre stavano sistemando il letto , marito e moglie si guardarono negli occhi. L’incubo era finito.

Il notiziario locale riportò la notizia della morte dello sceriffo Mick Mitchum con un titolo bianco su sfondo rosso. Una giovane e arrivista reporter dai lunghi capelli biondi aveva un microfono in mano e dietro di lei si vedeva la foto dello sceriffo di Rosewood in divisa. In quel momento numerose erano le emozioni provate da David. Rabbia, Orgoglio, Tristezza. L’uomo che per un intera città era stato il difensore e il punto di riferimento si era macchiato di due orrendi delitti e, presto, tutti avrebbero saputo. La comunità sarebbe stata investita da una notizia ancora più sconvolgente di quella del suicidio dell’uomo. L’omicidio di Julia, di Matthews e del dottor Bodmer. Parker, nominato nuovo sceriffo fino allo scadere del mandato di Mitchum lo aveva chiamato per dirgli che Sayed, il camionista che aveva ucciso Amberson, era stato arrestato, e in cambio di uno sconto di pena aveva confessato di essere stato ingaggiato da Mick per uccidere l’uomo. Del referto nessuna traccia. Parker disse infine che considerava l’indagine chiusa. Le lettere non lo riguardavano più, e affermò che se ne poteva occupare lui. Con la massima discrezione.
Da parte sua David aveva, quasi per un momento, deciso di lasciar perdere. Ma aveva promesso a Julia che avrebbe trovato l’amante segreto. E una promessa fatta a lei non poteva non essere mantenuta. Prima di spegnere il televisore, guardò la foto di Mick, ancora impressa nello schermo del televisore. E pensò a quanto fosse impossibile fidarsi di qualcuno. Avrebbe avuto un funerale degno del suo nome. O forse no. Non gli importava. In fondo quello che contava ora era avere saputo. Questo contava davvero.

Nicholas Sandman era esausto. Era stato un periodo molto duro. Karen e i bambini stavano dormendo.
Era in salotto, prese un sigaro da un comodino della scrivania e lo accese. Poi inspirò profondamente. Cosa c’è peggio di possedere un segreto? Doverlo nascondere a tutti i costi. Qualcuno diceva così almeno.
Proprio in quel momento qualcuno suonarono alla porta. Scostando la tendina della porta finestra, Sandman vide la figura di David Moverman profilarsi e lo fece entrare.
“Moverman, ho saputo di Mitchum. Mi dispiace profondamente.”
David lo guardava con aria superficiale e abbozzò un sorriso.
“No Sandman, non è necessario. So di te e di Mitchum. E di Julia.”
Sandman si sedette sulla poltrona in salotto fissando l’uomo.
“Come fai a…”
“A saperlo? Me l’ha detto Mick in persona prima di morire. Ascolta, cosa ti disse Julia di preciso?”
“Che Mick aveva tentato di abusare di lei.”
“Non ti sembrò strano il fatto che lo disse a te, e non a me?”
“No, David, non nello stato in cui eri.”
David abbassò la testa, come in segno di resa.
“C’è una cosa molto importante che ancora devo sapere, Nicholas.”
“Ovvero?”
“Chi è che ha scritto le lettere?”
“Dave, aspetta. Mitchum mi ha accusato… cioè, mi accusò proprio di questo. Io credevo che fosse stato lui. “
“No, non è stato lui.”
“Come fai a esserne sicuro?”
“Ne sono stato sempre sicuro. Mitchum poteva giusto saltargli addosso, non farsi uscire certe sviolinate. No, non è stato lui.”
“Io non lo so, però, Dave. Mi devi credere.”
“Io invece comincio a credere che non lo scoprirò mai. Di Matthews, invece, cosa puoi dirmi?”
“Gli ho rivelato quello che sapevo. L’ha ammazzato Mick, vero?”
David non rispose, ma il suo sguardo valeva più di mille parole.
“Non so proprio come aiutarti, Dave. L’investigatore privato che avevi ingaggiato?”
“E’ lui che ha scoperto che a commettere l’omicidio di Bodmer era stato lo sceriffo. Poi Mitchum ha solo confessato il resto.”

David salutò Sandman e decise che sarebbe passato da Rebecca. La loro storia non sarebbe potuta andare avanti. David la amava, o forse le voleva solo bene. Aveva sentimenti contrastanti, e questo non andava bene. E aver scoperto che Mick aveva ucciso Julia non era stato sicuramente un bene per la loro relazione. Chissà quanto tempo sarebbe passato prima che avesse potuto dimenticare in modo definitivo Julia. Forse anni. Avrebbe fatto un torto soprattutto a Rebecca. No, non poteva.
Parcheggiò il pick-up  e scese dall’auto, poi suonò il citofno ma non rispose nessuno. Fece un giro del porticato, provando a scostare una tenda, ma di Rebecca nessuna traccia. Forse era un segno del destino.
Prese il cellulare, un recente regalo della stessa Rebecca, con l’intenzione di chiamarla. Ma lasciò perdere. Era meglio così. Tanto lei sarebbe andata a trovarlo a casa sua, e una volta lì le avrebbe spiegato tutto, come quella volta in cui lei se andò via offesa dalle sue parole.
Durante il tragitto verso il cimitero chiamò la banca dicendo che presto avrebbe pagato tutti i debiti, compresi quelli nei confronti del detective Amberson. Non avendo nessuno a cui lasciare in eredità l’ufficio, sarebbe stata la banca a occuparsi della casa, e a tenerlo informato sulla parcella dell’uomo. Mentre stava imboccando la strada che costeggiava la campagna e che portava al cimitero fu chiamato dall’assistente del detective Amberson, la graziosa criminologa, a cui l’investigatore aveva evidentemente lasciato il suo numero. Rispetto alla prima volta in cui l’aveva conosciuta, la sua voce era meno fredda ma ugualmente distaccata. Dopo essersi detti quanto dispiaceva a entrambi, la ragazza chiuse la telefonata e lasciò David in balia dei suoi molteplici pensieri.
Fermo in auto di fronte al cancello, pensò alle lettere. Forse un giorno avrebbe scoperto chi era. Quello che contava davvero ora era avere scoperto chi era l’uomo che l’aveva uccisa. Julia era morta e il suo assassino anche. Scese dall’auto e si avviò verso lo stradello che conduceva alle lapidi.

Rebecca, che si trovava all’interno dello scantinato di casa sua, aveva delle cuffie in testa, con le quali stava ascoltando musica rock a tutto volume, e per questo non  aveva sentito David suonare il citofono. E piangeva. Stare con David le sembrava di poterla ancora abbracciare, di odorarla, di sentire il suo respiro.  Ripensava ai momenti di passione con lei e alle lettere che le aveva scritto. Aveva capito che con lui non sarebbe potuta andare avanti. Il dolore che lei provava per la donna era ancora troppo forte. La sua relazione con Julia era stata breve, e non sapeva realmente quanto sarebbe potuta durare, ma Rebecca sapeva bene che aveva amato Julia come nessun’altra persona al mondo.

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