Vicino alla verità

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La luce della lampada era fioca. David stava riordinando le idee, nella speranza di scoprire qualcosa. Era tutto incastrato alla perfezione. Tutto. Ma non poteva essere stato un semplice incidente. La storiella che lei era si era recata al lago ed era annegata da sola la poteva reggere giusto da ubriaco. E poi che ci faceva al lago? E perché non aveva lasciato nulla di scritto?

Sentì improvvisamente il bisogno di uscire. Desiderava andare in fondo più di ogni altra cosa, ma allo stesso tempo aveva bisogno di svagarsi. Dopo tanto tempo.
La vicinanza di Rebecca gli aveva fatto bene.
Prese il pick-up e costeggiò la strada intorno al lago Lemmon per dirigersi alla vicina città di Flanagan. Rebecca era a Rosewood impegnata con il notaio Stanford a disbrigare alcune pratiche legali relative a un eredità lasciatole da sua madre, deceduta tempo prima. Il paesaggio collinare che accompagnava la strada era stupendo. Grossi prati verdi e gialli sormontati da cisterne e mulini, e in lontananza la vista di fitti boschi di un verde scuro. Macchie di incontaminata natura.
Nel giro di un paio d’ore si trovò a girovagare per la graziosa città commerciale di Flanagan da solo. Era la città più grande dopo Rosewwod, molto più grande e molto più viva della stessa città delle alci abitata da David, e chiamata così per i numerosi avvistamenti degli stessi animali nei dintorni cittadini. Il centro cittadino di Flanagan consisteva in negozi e boutique di ogni tipo e di prim’ordine. Al centro della piazza, il municipio, ospitato nel nuovo sfarzoso palazzo costruito alcuni anni addietro. Un bel giro nel piacevole centro cittadino di questa meravigliosa e fiorita cittadina, che soppiantava alla monotonia della tranquilla e calma cittadina di Rosewood, che vedeva animarsi e immergersi nel caos festante solamente durante i festival, che, doveva ammettere, accoglievano folle da tutte le altre zone della regione.
David percorse il lungo viale, costellato a destra e a sinistra, da eleganti portici, sotto i quali vi si trovavano preziose botteghe di ogni scelta. Fu proprio davanti a una grande libreria in legno antico che gli occhi di David si posarono. Entrando, il suono del campanellino lo mise inspiegabilmente di buon umore. Molto probabilmente lo faceva sentire come a casa, gli dava quel senso di agio e di benessere che trovava in un posto sicuro. Scrutò attentamente gli scaffali. La pulizia del locale era impeccabile, c’era un indistinguibile odore di pagine rilegate. Guardò con attenzione la cassa e si diresse verso di essa. Una giovane ragazza, che quasi sicuramente non aveva compiuto ancora compiuto i trent’anni ,stava scrivendo qualcosa al computer. David le si avvicinò.
“Salve”
“Buongiorno, ha bisogno?”
“Sì, so cercando i libri di un tale, Moverman”
“Ah, sì! Mi segua.”
La giovane commessa si avviò per un lungo corridoio all’interno del locale, e con l’aiuto di una scala, prese alcune copie dei libri da lui scritti. David li sfogliò con leggerezza. E ne lesse alcune pagine.
Forse avrebbe dovuto ricominciare a scrivere.
Dirigendosi di nuovo verso la cassa, chiese alla commessa:
“Quanti libri avete venduto di questo autore?”
“Moverman? Uhm… Ultimamente abbastanza. Sa, dopo quello che è successo alla sua compagna…”
“Certo, certo, capisco.”
“E’ intenzionato ad acquistarli?”
“No, era solo per curiosità”
David salutò la giovane e uscì.
Era quasi ora di pranzo, decise di fermarsi in un elegante ristorantino alle porte del centro. Ordinò uova e pancetta e nel mentre osservò i clienti che entravano ed uscivano soddisfatti.
Uscito dal diner decise di avviarsi verso l’auto parcheggiata poco distante dal centro cittadino. Nel pomeriggio aveva un appuntamento con un suo editore.
Fece per aprire lo sportello e trovò sotto al tergicristalli un  biglietto anonimo stampato al computer. Sopra c’era scritto in stampatello: “Smettila di cercare risposte senza domande o finirai male”.

Di ritorno verso Rosewood, David era molto pensieroso. Impaurito, ma eccitato allo stesso tempo. Il biglietto era la prova che l’assassino era reale e che lui era molto vicino alla verità.
Tornato a Rosewood si diresse direttamente dal suo editore. L’ufficio si trovava in Denton Street, era un elegante palazzina in mattoni, verniciata di un arancione chiaro.
Salì le scale fino al terzo piano. L’ufficio di Matt Miller era impreziosito da una moquette porpora, una libreria per ogni parete, una grossa scrivania in mogano, fiori bianchi e aveva una vista mozzafiato del bosco che circondava Rosewood. Miller era un uomo sulla sessantina, baffi e capelli bianchi all’indietro, sempre vestito elegante e dai modi gentili ma sicuri. Non sapeva perche l’aveva convocato , non si vedevano dal giorno della morte di Julia. L’editore esordì:
“David, quanto tempo. Come stai?”
“Bene Matt. E tu, il lavoro, Karen e i bambini?”
“Non mi posso lamentare. Sai, aspettiamo un'altra femminuccia.”
Il volto di Matt era la felicità in persona. David provò un misto di gioia e sorpresa.
“Wow, fantastico! Io non sapevo nulla! E quando?”
“Tra 7 mesi esatti. Sono emozionatissimo! Senti David, negli ultimi mesi le vendite dei tuoi libri hanno subito un impennata”
“A seguito della morta di Julia?”
“Sì. Ne stanno parlando in tutta la regione”
“Giornalisti?”
“Soprattutto. Ma anche la gente chiacchiera.”
David si fece pensieroso, e Matt riprese la parola.
“Ti offro un nuovo contratto. Due libri all’anno. Anticipo a quattro zeri.”
“Stai scherzando?”
Matt non scherzava affatto.
“No affatto, David”
“Sai che come scrittore non valgo granché.”
“Non dire sciocchezze, David. E poi tutti meritano una seconda possibilità.”

Si era deciso a chiudere con i libri, ma forse avrebbe dovuto chiudere con il passato. Disse a Matt che avrebbe seriamente riflettuto sull’offerta. E difficilmente avrebbe detto di no, anche perché i soldi facevano comodo.
Tornato a casa, telefonò immediatamente a Mick.
“Mick, come stai?”
“Dave, bene, le solite grane. E tu?”
David non fece neanche caso alla domanda.
“Ho trovato in auto un biglietto anonimo. Mi minacciano di dimenticare tutta la storia di mia moglie, altrimenti non so che fine mi fanno fare.”
“Cazzo, Dave, immagino sia stato scritto al computer vero?”
“Sì.”
“Hai qualche sospetto?”
“Sospetti no, ma avendomi seguito fino a Flanagan significa che sono sulla buona strada.”
“Senti, stasera andiamo a bere qualcosa e ne parliamo, che ne dici?”
David gli disse di sì e attaccò il telefono. Era troppo pensieroso. Provò a chiamare anche Amberson ma nulla, squillava a vuoto.
Cercò quindi di fare il punto della situazione. Julia moriva annegata con un sasso legato al collo, e il caso veniva archiviato come omicidio dopo una settimana e mezza. Dopo tre mesi trovava lettere di un misterioso amante. Il primo sospettato, lo psicologo, aveva(almeno secondo Amberson)un alibi di ferro per tutto il giorno della scomparsa di Julia. Il presunto amante poi lo spiava e gli scriveva biglietti minatori. E, altro aspetto di cui tener inevitabilmente conto, era ossessionato dai suoi libri.

Si incontrò con Mick verso le nove e mezza di sera e insieme andarono a bere qualcosa in un bar poco fuori dalla città. Era caldo e accogliente, era tutto in legno, con l’insegna al neon. Ricordava molto un pub irlandese.
Mick fece cenno al barista di portare al tavolo due grossi boccali e poi si voltò verso David.
“Hai con te il biglietto?”
David glielo porse. E l’uomo lo scrutò a lungo.
“Me lo tengo, ok? Lo farò analizzare dalla scientifica di Flanagan. Del resto è la che ti trovavi. Che idea ti sei fatto?”
“Di essere molto vicino alla verità, Mick. Molto vicino.”, precisò David.
“Ma se non hai scoperto nulla! Sì insomma, hai le lettere, questo biglietto è una bella prova, certo, ma cos’hai davvero in mano?”
Nel mentre un cameriere mise sul tavolo i boccali di birra.
“E’ vero, Mick, non hai tutti i torti. Ma, ascolta, ho una mia personale teoria. Comincio a credere che l’assassino non sia uno sconosciuto qualunque, ma uno della zona, di Rosewood, e che io conosco molto bene.”
“Non dire sciocchezze, Dave, qui ci conosciamo tutti.”
“E’ proprio questo il punto Mick. Fino a questo momento è una possibilità che non avevo considerato. Le frasi scritte all’interno delle lettere provengono dai miei libri, è una specie di sfida! E io non ho venduto un singolo libro fuori dallo stato.  Questo restringe il campo, e notevolmente.”
Mick si arricciò una ciocca di capelli e rifletté.
“Non so se sia la pista giusta, Dave. Io riapro l’indagine solo con elementi più concreti. E il biglietto non lo è. Ah, a proposito, di’ al tuo amico investigatore di stare alla larga da me!”
“Riferirò.”
David fece un sorrisetto amaro. E Mick rincarò la dose.
“E con lo psicologo?”
“Penso che per un po’ avrà un cliente in meno.”
Dopo aver bevuto i due si salutarono con la promessa di rivedersi in settimana.
Una volta tornato a casa David si tuffò sul letto e sprofondò presto in un lungo sonno.

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