Ombre

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I bambini erano  a letto e Sandman e la moglie erano in salotto a fissare il fuoco del caminetto che sputava fragorose fiamme rosse e arancioni. Karen guardò il marito, e adagiando la testa sulla poltrona si chiese se tutto sarebbe presto finito. L’uomo bevve l’ultimo sorso di tè e poi si alzò.
“Me ne vado a dormire, Karen, spegni tu il fuoco?”
“Sì, ci penso io.”
Rimase ancora un’oretta davanti al camino. Il non sapere l’identità dell’’assassino di Julia Moverman le dava da pensare più del fatto che lo sapesse il marito, ma non del pericolo che stavano correndo i bambini. Sentiva le palpebre pesanti, e pensò che in fondo poteva anche dormire sulla poltrona.
Chiuse gli occhi, ma proprio in quel momento sentì un rumore profondo e assordante. Avevano rotto la porta finestra e qualcuno stava entrando. La paura le faceva tremare le gambe e non le riuscì neanche di urlare. Coperto di pezzi di vetro, un uomo le andò incontro e le mise una mano sulla bocca e il coltello nell’altra alla gola. In quel momento Sandman scese di sotto e, vedendo la scena, esclamo con una forza che non aveva mai sentito prima: "Tu!"

Rebecca e David avevano appena consumato un esaustivo rapporto d’amore. L’uomo era stanco, provato ma a nulla era servito perché non si concedesse con lei. La morte di Amberson lo aveva egoisticamente sconvolto. Sì, gli dispiaceva per quello che era successo, ma ancora di più gli dispiaceva perché l’unica  e ultima possibilità di scoprire qualcosa di più sull’assassinio di Julia si era infranta definitivamente.
“Da quanto tempo era incinta?”
“2 settimane.”, rispose Rebecca accarezzando dolcemente la guancia di David.”
“Perché a me non disse nulla?”
“Credo volesse proteggere il bambino.”
David si staccò dalla donna e si sdraiò sul letto intento a fissare il soffitto. Rebecca si alzò e andò in bagno. Una lacrima corse velocemente sulla guancia dell’uomo.

Il coltello era ancora puntato sulla gola della donna, che tremava di paura. Sandman in preda all’agitazione più totale cercava di risolvere la situazione.
“Ti prego, parliamone!”
“Parliamone un cazzo! Mi era sembrato di aver spiegato per bene quello che dovevate e non dovevate fare! Perché ne avete parlato con quello psicologo? Eh?”
Karen era in lacrime. Era disperata.
“E’ stata un idea mia, solo mia. Lei e i bambini non c’entrano nulla. Ti prego.”
“Be’ non avresti dovuto farlo. Hai combinato un bel guaio.”
“Però, aspetta, se tu uccidi anche noi, sarà ancora peggio.”
“E se vi lascio in vita firmo la mia condanna. Considerazione sbagliata, barbiere del cazzo.”
“No, aspetta, noi non parleremo, te lo assicuro!”
“E chi me lo dice, tu?”
“Ragiona! Se noi diciamo tutto alla polizia, correremo un rischio troppo grosso, non credi? Pensi che abbia voglia di mettere in pericolo la vita della mia famiglia?”
Ci fu un attimo di silenzio.
“Lo sai che non posso farlo, Sandman.”
Karen scoppiò in un altro pianto isterico.
“Oh no, per favore.”
“Karen stai calma, andrà tutto bene. Ti prego, lasciaci in pace.” supplicò Sandman.
“Come hai fatto a sapere quello che è successo con Julia Moverman?”
“E’ stata lei stessa a dirmelo. E credimi, ho maledetto il giorno che me l’ha raccontato.”
La pressione della lama sulla gola si era leggermente allentata.
“Adesso capisco. Se non l’avessi obbligata a dirmi con chi si era confidata tu saresti andato dalla polizia, eh, Sandman?”
“No, ascolta. Io avevo troppa paura per la mia famiglia, anche se tu non ne avessi saputo nulla non sarebbe uscito dalle mura della nostra casa.”
“Quindi non sei stato tu a scrivere quelle lettere.”
“Cosa?”

Robert Parker si era svegliato nel cuore della notte, e aveva aperto il frigorifero per vedere se c’era qualcosa da mangiare. Non riusciva  a smettere di pensare al fatto che il rapporto sui rilievi dell’incidente di Amberson fosse sparito. Eppure c’era qualcosa che non quadrava. Se Amberson non avesse rispettato lo stop, l’incidente sarebbe avvenuto a metà della carreggiata non all’altezza dello stop stesso. E cosa più importante, se la dinamica fosse stata quella del rapporto, il tir avrebbe colpito l’auto all’altezza della portiera e non delle luci anteriori. No, c’era qualcosa che non andava decisamente.

Karen e Nicholas Sandman erano a terra, esausti e spaventati, mentre i bambini li guardavano dalle scale con aria interrogativa. Era tutto finito, ma il peggio doveva ancora venire. Fino a che non avessero lasciato lo stato e detto tutto alla polizia non sarebbero mai stati al sicuro. Karen in lacrime rimproverò il marito.
“Tu lo sapevi!”
“No, Karen, non è come credi. E non è come credevo neanche io. L’assassino di Julia non è era il suo amante.”
“Cosa vuoi dire?”
“Le lettere.”


Il cantare degli usignoli era il risveglio migliore. Rebecca ancora dormiva. David stava contemplando la maestosità del bosco, quando un auto si fermò davanti la casa. Dal parabrezza vide la figura energumena di Mick.
Dopo averlo fatto entrare gli porse un po’ di caffè. Lo sceriffo aveva una brutta cera e una faccia poco rassicurante.
“Mick, come stai?”
“Bene, bene. Mi dispiace per Amberson.”
“Sì, anche a me, era un buon investigatore.”
“Ha fatto qualche scoperta importante?”
David ci pensò un attimo.
“Sì, alcune cose.”
“Parlamene, Dave. Per favore.”
In quel momento Rebecca uscì dalla camera da letto in accappatoio, e Mick non poté far caso alla sua bellezza acqua e sapone. David se ne accorse, Rebecca fece un saluto a Mitchum e poi si sedette di fronte a David.
“Alllora, Dave?”
“Ecco, Mick, le lettere sono frasi contenute nei miei libri, mentre… Matthwes, lui aveva un… perfetto alibi. “
Mitchum lo guardava con aria interrogativa mista a incertezza.
“Okay, ma hai qualche sospetto o no?”
“Temo di no. Senti, Mick, il giorno che trovasti Julia, al lago, aveva ferite sulla testa o sul corpo. Voglio dire, hai notato qualcosa di strano, che non c’è nel referto?”
“No, Dave.”
“Sai che fine ha fatto Bodmer?”
“Perché me lo chiedi?”
“Perché non si sa nulla di lui”
Dopo che Mick se fu andato, David rimase con Rebecca e i due tornarono ad abbracciarsi nel letto. Lo sguardo di lei, candido e delicato, era così diverso da Julia.
“Vuoi un consiglio, David?”
“Basta che sia un buon consiglio.” disse, sorridendo, l’uomo.
“Dimentica questa storia, ha portato solo morte.”
“Non ce la faccio, Reby, lo sai.”
“Mi chiedo perché non siamo in grado di perdonare.”
“Perché siamo capaci di fare tutto questo male, ecco perché. Se tu fossi in me, cosa faresti?”
Rebecca non rispose. Era troppo intenta ad accarezzare il petto dell’uomo. Forse la cosa non le dava di che pensare, o forse era troppo orgogliosa per rispondere come avrebbe risposto lui. Quando anche Rebecca lasciòla casa, David rimase a braccia conserte a fissare il pavimento. Con la morte di Amberson , anche quello che aveva scoperto finiva con lui nella tomba. Che cosa aveva in mano ora? Nulla. Sarebbe dovuto ripartire da capo, ma non sapeva se lo voleva davvero. Nessuno gli avrebbe restituito Julia.
I suoi pensieri furono interrotti dallo squillare del telefono.
“Pronto.”
“Parlo con il signor Moverman?”
“Sì, chi è?”
“Sono la segretaria del detective Amberson… o meglio, la sua ex-segretaria. Ha saputo?”
David non poté non percepire una punta di malinconia nella voce della donna. Amberson era anche un tizio duro e schietto, ma come per moltissime delle persone che esteriormente erano fredde e distaccate, doveva avere un animo molto sensibile.
“Sì, e mi dispiace immensamente. Mi dica, sono a disposizione.”
“Il signor Amberson, qualche ora fa, mi aveva contattato dicendomi di aver spedito una mail sul suo computer qui in ufficio. Mi aveva detto di girargliela se gli fosse successo qualcosa.”
“Ha detto proprio così?”
“Sì, ho provato a capirne di più ma… Era fatto così, recepire e non fare domande.”
“Che cosa c’era in quella mail?”
“Non lo so e non ho intenzione di scoprirlo. Se mi gira una sua e-mail, le inoltrò quella di Amberson.”
David gli diede la sua mail e pensò a cosa Amberson potesse avere in mano. L’ansia lo corrodeva dentro.
“Gliel’ho inviata, signor Moverman.”
“La ringrazio. “
“Non ringrazi me, scopra chi ha lo ucciso, signor Moverman.”
“Cosa farà adesso?”
“Sto cercando lavoro. Amberson non aveva parenti in vita. Per il pagamento della sua parcella si rivolga alla banca.”
“Presto conoscerà il nome del suo assassino. Glielo prometto.”
“Non faccia promesse se non è sicuro di poterle mantenere, signor Moverman.”
“Lo sa perché nessuno è in grado di mantenere le promesse?”
“No.”
“Perché le promesse non esistono. Esistono solo le buone intenzioni.”
Davanti al computer David sentiva l’ansia salire. E il cuore battere. Quando l’e-mail si palesò sullo schermo, le parole sembravano proiettili e un brivido lo scosse.

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