"Ti abbiamo ospitata è vero, ma ci sono delle regole molto severe qui. La prima è che non si usa il telefono almeno che non si è in camera propria." mi rimprovera Nick.
Dovevo andarmene da qui.
"Si certo scusa, vado in camera" dico riprendendo il telefono dalle sue mani.
mi incammino verso il corridoio di prima.
Una volta arrivata non ricordavo più quale era la camera, così entro una ad una.
Erano tutte completamente uguali, cambiavano solo le lenzuola.
Com'era possibile? Che razza di posto è?
Il corridoio sembrava non finire mai, tutte quelle porte, era tutto così esagerato.
"Ti sei persa?" chiede una voce da dietro. Non c'era nessuno prima, ne ero più che sicura.
"Camera tua è la penultima a destra" continua.
Mi giro e non c'era nessuno, proprio nessuno.
Corro verso camera mia e mi chiudo a chiave assicurandomi di non lasciare le tende aperte.
Avevo il cuore in palpitazione, la paura mi percorreva la schiena, le mie mani tremavano.
Decido di stendermi un po sul letto ed inizio a fissare il tetto sperando passasse tutto questo.
Dopo un po' prendo il telefono e inizio a studiare un piano. Una volta uscita da qui dove avrei potuto cercare? Dove mi trovavo ora?
Apro l'app di geolocalizzazione che stranamente era fuori uso.
Non potevo fare affidamento su un telefono quindi dovevo solo vagare per la villa alla ricerca di informazioni.
Decido di cambiarmi e vestirmi più comoda e mi incammino verso il lato del corridoio che non avevo ancora visto.
Chiudo nuovamente la porta a chiave una volta fuori e continuo a camminare. Le porte erano finite da un pezzo ma il corridoio era ancora lungo.
Mi ritrovo davanti una finestra che affacciava sul grande giardino di stamattina.
C'erano dei ragazzi che si stavano divertendo, la musica era ad alto volume e avevano tutti dei bicchieri in mano.
Chiudo la finestra e continuo all'esplorazione.
Proprio di fianco la finestra vi erano delle enormi scale a chiocciola e decido di scenderle.
Dopo non molti scalini intravedo due ragazzi pomiciare, qualche poncio sparso ed una porta.
Mi avvicino a quest'ultima molto silenziosamente ed esco infrettolita.
Ad aspettarmi non era l'uscita ma bensì di nuovo quel corridoio. Com'era possibile?
Corro dall'altro lato e mi ritrovo nella sala da pranzo.
"Ci sei venuta alla fine, anche se con vestiti sbagliati" ridacchia Philip insieme ad altre persone ed io mi allontano.
Invece di uscire nel giardino vado verso un arco che sembrava portare verso un altra porta di ingresso.
Entro in quest'arco e la stanza era piuttosto vuota, non vi erano quadri, tavolini, appendiabiti, solo un enorme tappeto che portava verso la porta.
Neanche il tempo di afferrare quella congelata maniglia che suona il campanello.
"Pizzeria!" urla qualcuno dall'alto lato.
"Che fai non apri?" urla una ragazza dietro di me.
Apro la porta e mi ritrovo Bellamy.
"Hey che ci fai tu qui?" mi chiede sorridendo.
"Prendo le pizze no?" dico ricambiando il sorriso.
Prendo le pizze ed invece di ritornare dentro faccio la strada che ha fatto Bellamy.
Esco dalla porta e a mio svantaggio mi ritrovo in un altro giardino pieno di alberi ed amache.
Il sentiero con le pietrine bianche era a zig zag e non aiutava.
Lo seguo per circa venti minuti fino a quando non sento dei passi dietro di me.
Mi giro di scatto e stranamente trovo solo alberi su alberi. Mi giro di nuovo in avanti e mi ritrovo Nick davanti.
"Mi sembra di averti gia detto che ci sono delle regole, tra queste c'è il divieto di gironzolare per casa." dice prendendomi il braccio con forza e camminando verso la casa.
"Mi fai male!" urlo quasi inutilmente visto che mi ignorava.
Provo a staccarmi ma non ci riesco.
Perché c'erano tutte quelle regole? Stavano nascondendo qualcosa?
"Nick cazzo! Ti ho detto che mi stai facendo male".
Tiro il braccio con forza e finalmente lascia la presa.
Il polso era completamente rosso e pulsava dal dolore.
"Oh merda scusa, non pensavo di stringerti così forte" dice riprendendo il polso ma stavolta con calma e gentilezza.
I suoi occhi mi guardano così intensamente mentre la sua mano calda mi massaggia il punto infiammato.
"Hey senti, mi dispiace davvero tanto. Ma se i miei ci scoprono qui..."
Le sue guance rosse si impallidiscono e capisco che era il momento di tornare in camera.
Iniziamo a correre verso la porta intensamente, il vento nei capelli, la sua mano nella mia, la luna che ci fissava.
Sembrava quasi una cosa romantica, almeno fino a quando non inciampo su una radice.
Lui si gira verso di me impaurito.
"Cazzo!" urla mentre si guarda intorno.
Subito le sue mani tiepide mi prendono in braccio ed inizia a correre.
Rientriamo subito in casa e mi accompagna fino alla mia camera.

In a normal day...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora