Il canto dell'usignolo.

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Esco fuori dall'edificio, e estraggo dalla piccola custodia un sigaro, che accendo, mi guardo attorno e infilo le mani in tasca. Il cielo é diventato plumbeo e l'aria é fresca e carica di umidità, la zona é vuota, segno che la gente sta lavorando, e l'unico suono che c'è sono le cicale sugli alberi del viale che si percorre per arrivare alla centrale della Polizei. Intanto la mia mente vaga alle informazioni trovate. "Quindi, ricapitolando, lo stalking é cominciato ben prima di quando la vittima é stata catturata, e in teoria la prima volta che lui l'ha vista é stata il 23 marzo, vicino all'università di Bonn, probabilmente devo chiedere al direttore dell'università di poter vedere le telecamere per poter controllare cos'è successo dopo." Io sospiro e vado a spegnere il sigaro in un posacenere che si trova dove stanno i cestini, dopodiché torno dentro i laboratori della scientifica, dove il dottor. Hoffmann sta mangiando un sandwich, io lo guardo e schiocco le dita, intimandogli di rimetterci a lavoro, lui, ancora con la bocca piena, mi indica i guanti e io sospiro, intuendo il fatto di dover fare tutto da solo, per cui mi avvicino ad un tavolino che si trova nell'anticamera del laboratorio, nell'angolo a fianco alla porta, prendo i guanti ed entro.

Torno nella stanza asettica e piena di diverse prove, tra cinghie insanguinate messe in delle bustine, bisturi, pezzi di vestiario e, ancora una volta, quel diario sul tavolo al centro della stanza. Mi avvicino e giro la seconda pagina del diario, notando che la data non é il 24 marzo, giorno del mio compleanno tra l'altro, ma salta direttamente al 28 marzo.

28 marzo

«Usignolo.
L'ho sentita cinguettare
e con le sue compagnucce volare.
Sulla strada per il mercato,
correndo senza fiato.
Com'è bella la mia Tortorella,
mentre il sole le colpisce la pelle,
e io la scruto al confine.»

Leggo la poesia attentamente e scuoto la testa, sospirando, poi mi volto a guardare una mappa appesa alla lavagna di sughero, mi avvicino ad essa e metto un dito sulla cartina che rappresenta Bonn, il mio occhio si sposta rapidamente, fino ad arrivare ad un punto specifico. "Markplatz... La piazza del mercato, che ci faceva tanto lontana dall'università? E poi... Sembrava stare in compagnia, lui ha scritto "compagnucce", per cui era in compagnia, probabilmente erano tutte ragazze." La mia mente vaga, alla ricerca di risposte, nello stesso istante cerchietto i primi movimenti della ragazza e del suo carnefice sulla mappa. Immediatamente esco dalla stanza, togliendomi i guanti, e passo per l'anticamera fino agli uffici, ignoro lo sguardo confuso di Hoffmann e entro negli uffici principali, chiamando uno dei miei sottoposti che stava seduto a battere alcune informazioni su un piccolo caso di cronaca.

-Hey, tu, ho bisogno di te.-
Lui si volta e alza un sopracciglio, il suo sguardo é quasi innocente, poi annuisce.
-Si, Kriminalkommissar Heinrich, di cosa hai bisogno?-
-Ho bisogno che cerchi le fermate del tram vicino all'università di Bonn e al Markplatz, per favore.-
Il ragazzo annuisce e si volta verso il computer, facendo delle rapide ricerche con sguardo accigliato e concentrato, intanto con la mano si aggiusta gli occhiali.
-Le ho trovate, signore, ce ne sono 4, Bonn-Hauptbahnhof, che é collocata a nord dell'università, serve le linee 61, 62 e 66, Bonn-Zentrum, che serve le linee 61 e 66, Kennedy-Überwegs, ad ovest dell'università e vicino al ponte Kennedy, anche questa serve le linee 61 e 66, ed infine c'è la fermata del tram della vera e propria Università di Bonn, essa anche serve le linee 61 e 66.-
Io mi acciglio e alzo gli occhi al cielo, sbuffando.
-Capisco, quali di queste fermano esattamente al Markplatz?-
-Bhe... In verità tutte.-
Io mi massaggio le tempie e annuisco.
-Scaricami gli orari dello scorso 28 marzo e fammeli avere entro domani.-
Il ragazzo annuisce e subito si mette all'opera, io mi allontano e guardo verso le ampie finestre, notando che ha fatto buio. Così decido di andare a chiamare Hoffmann e busso alla porta del laboratorio. Lui mi apre e mi sorride, inclinando la testa di lato. Ormai non indossa né i guanti né il camice, indossando una semplice camicia azzurra e dei pantaloni marroni scuro.
-Posso esserti d'aiuto?-
Io mi schiarisco la voce e incrocio le braccia al petto abbassando lo sguardo.
-Mi chiedevo se avessi da fare sta sera... Theo, volevo invitarti a bere una birra con me dopo il lavoro.-
L'uomo davanti a me sorride e annuisce, tranquillo.
-Andiamo al solito Pub?-
Io annuisco, poi mi volto, cominciando a camminare ed uscire fuori dagli uffici per dirigermi alla fermata del tram.

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