Curami

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'E scusami se c'ho la testa manomessa, usami, rinchiudimi nella prigione delle braccia, curami'

-Nostalgia II, Gemello.

《Mi hanno distrutta》abbasso la testa mentre pronuncio queste parole.
《In Arabia Saudita c'è la monarchia, io ero una principessa. Ero discendente di una famiglia molto ricca e imparentata con il sovrano, i miei genitori non sapevano fossi una principessa, ma un giorno bussarono alla porta di casa nostra due uomini da Palazzo e dissero ai miei veri genitori chi ero veramente: una principessa araba. A loro non sembrava vero, io fino a quel momento ero stata solo un errore, loro volevano un figlio maschio, ma ero venuta fuori io... non mancavano un giorno a ripetermi che ero solo uno sbaglio》parlo tenendomi distaccata dal resto, come se non me ne importasse nulla, con freddezza. Mattia sta attento ad ogni mia parola e mi esorta a continuare.
《Avevo solo quattro anni quando mi hanno rinchiusa a Palazzo per darmi un'educazione da principessa. Io non volevo, avevo la mia vita fuori da li. Per quanto ne potessi capire, sapevo per certo che non avrei mai più messo piede fuori da Palazzo. E così fu: le mie giornate iniziarono ad avere sempre la stessa routine, sempre la stessa monotonia, persone che andavano e venivano dalla mia stanza, vestiti più grandi di me, discorsi che non capivo, lezioni noiose, orari da rispettare. Intanto i miei genitori avevano cambiato stile di vita, loro figlia era una principessa, e così d'un tratto non ero più un errore, ma un miracolo.
Io non rispettavo le regole, odiavo questa gabbia dorata che mi avevano costruito intorno, odiavo tutto dentro quel Palazzo, non c'era sola cosa che mi andasse a genio.
Questa storia andò avanti per un anno, finché arrivarono i problemi: un giorno ero tranquilla nella mia stanza, quando delle voci mi fecero rizzare le antenne; parlavano di me, dicevano che ai miei 11 anni io mi sarei sposata, con un uomo più grande di me per mandare avanti questa dinastia. Io lo sapevo come andava a finire: sarei diventata proprietà di mio marito, avrei dovuto soddisfare ogni suo ordine o desiderio e la mia vita sarebbe stata più schifosa di come già era. Non ci vidi più e scappai. Scappai da Palazzo, via lontano, ma ero molto piccola e ingenua, così non ci misero molto a riacchiapparmi. Fu la mia rovina.
Diventò uno scandalo, "la principessa Jamila scappa da Palazzo", era ovunque e il sovrano non ci mise molto a prendere una decisione: dovevo essere diseredata.
Non ero più una principessa, con il fatto che non ero discendente diretta, non sarebbe stato poi così tanto grave cacciarmi. Io ero felice, pensavo che sarei tornata alla mia vita normale, ma mi sbagliavo di grosso.
Mandarono in rovina i miei genitori, gli tolsero ogni privilegio e li sbatterono fuori da Palazzo. Nuovamente tornai ad essere il loro errore e in più vergogna della famiglia.
A me andò peggio: mi rinchiusero e da li iniziarono i due anni peggiori della mia vita》mi pizzicano gli occhi per le imminenti lacrime, credo che se dirò un'altra parola scoppierò a piangere.
《Non c'è bisogno che continui, se vuoi fermarti va bene》dice Mattia mettendo le mani sulle mie guance. I nostri occhi si incontrano.《No Mattia, ora devo continuare... però ti avverto che non ti piacerà》
Raccolgo tutto il coraggio e inizio a parlare. 《I primi giorni furono abbastanza decenti, ma più il tempo passava, più diventava difficile riuscire a resistere li dentro. Per i primi due mesi me la cavai, alle guardie non interessava niente e alle volte poteva capitare che se gli stavi particolarmente simpatico ti lasciavano parte dei loro pasti, o ti permettevano una doccia extra. Io gli stavo simpatica, ero la più piccola li dentro e tutti sapevano che ero stata la "principessa Jamila". Il terzo mese le cose cambiarono: qualcuno fece la spia e le guardie vennero cambiate. I pasti di ridussero ad un pezzo di pane secco e una tazza d'acqua per una volta al giorno, docce una volta ogni tre settimane... ma questo era niente. Voci di corridoio informarono che le guardie avevano certi vizietti che soddisfavano con le prigioniere. Un giorno entrò uno di loro nella mia cella e mi prese con la forza per portarmi non so dove. Io già immaginavo tutto e infatti le mie deduzioni erano vere. Li conobbi Yasmin. Rinchiusero me, Yasmin e un'altra decina di ragazze in una stanza grande e abusarono di noi a turno. Andò avanti così fino al giorno della mia fuga. Ero sotto shock, non parlavo più, volevo morire. Però io e Yasmin ci davano forza a vicenda e ci giuravamo che saremmo scappate.
Avevo sette anni quando finalmente riuscimmo a scappare. Ci nascondemmo in una nave che trasportava merci e sbarcammo in Italia. Non mi cercarono mai più, in fondo per loro avermi persa era soltanto una bene.
Qui ci aiutarono e ci fecero parlare con uno psicologo: io semplicemente non parlavo.
Ci misero in orfanotrofio e come per miracolo poco tempo dopo i nostri splendidi genitori ci hanno accolto nelle loro vite. Dopo più di un anno ho ricominciato a parlare, non vivo più quelle esperienze tutti i giorni, ma i ricordi profondi come ferite mi rimarranno per sempre》sono in lacrime e neanche me ne sono resa conto. In un baleno mi ritrovo stretta tra le braccia di Mattia, la testa sul suo petto, le mie lacrime che gli bagnano la maglietta.
《Chi? Chi ti ha fatto questo?》ringhia carico di rabbia.
Scuoto la testa. 《Non so i loro nomi e non mi interessa... vorrei solo poter riuscire a dimenticare tutto questo per sempre》sussurro piano.
《Capisci adesso perché io sono così Mattia? Io sogno i volti di quegli uomini tutte le notti, vivo nella paura che possa succedere nuovamente》continuo.
Mattia mi accarezza i capelli. 《Ti giuro su tutto quello che ho di più caro che nessuno si azzarderà a toccarti... io vorrei sapere come si fa, delle bambine di cinque anni!》afferma sconcertato.
Trattengo il fiato e chiudo gli occhi quando Mattia posa la sua fronte sulla mia, sento il calore del suo respiro sulla faccia. Mi lascio andare completamente immersa in questo momento.
Curami》sussurro talmente piano che dubito mi abbia sentita.
Lui mi infila le mani tra i capelli e porta la mia testa sul suo petto.
《Lo farò》bisbiglia nel mio orecchio.
I mie singhiozzi smettono a poco a poco e mi calmo, mentre la sua mano è ancora tra i miei capelli.
Provo una sensazione strana a stare così insieme a Mattia, una specie di calore che mi brucia nel petto: lui mi piace. Sento che ho fatto bene a raccontargli tutto, mi sento libera adesso, non ci sono più segreti. Stranamente, nonostante aver ripercorso i momenti più brutti della mia vita, sto bene. Mattia mi fa sentire bene, mi sento davvero protetta e al sicuro... nessun ragazzo mi aveva mai fatto questo effetto.
《Grazie》dico dopo quella che mi sembra essere un'infinità.
Mattia piega la testa fino a far incontrare i nostri occhi.
《Non mi devi ringraziare》risponde come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Mi scappa un sorriso che non credo sarei mai riuscita a fare in questo momento.
Mattia si sdraia sul letto e tira me per un braccio in modo da finire proprio attaccata a lui.
《Buonanotte Mil》dice piano dopo avermi lasciato un bacio sulla guancia.
《Buonanotte Mattia》rispondo.
Così con la mia schiena che aderisce al suo petto mi addormento.

HOLA
Eccovi il famigerato capitolo dove viene svelato il passato di Jamila.
Sono strafelice che la storia vi stia piacendo e niente.
Mettete ☆ e commentate.
Mi dileguo, un kiss Alice ♡

Curami //Mattia Briga [momentaneamente sospesa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora